ASCOLI PICENO – Un gesto da condannare, appartenente ad una parte di tifoseria che risponde con la violenza, non con il sostegno. E’ pressoché questo il commento che, dalla mattina di ieri, momento in cui la notizia ha fatto il giro del web, ha seguito la foto delle undici croci tombali sul terreno di gioco del centro sportivo ‘Città di Ascoli’, sede quotidiana degli allenamenti dell’Ascoli Calcio. Un’azione compiuta nella notte tra domenica e lunedì da alcuni tifosi, e non dalla tifoseria organizzata, che infatti, nel comunicato uscito qualche ora dopo, non fa alcun riferimento al fattaccio.
Una bravata, dunque. Macabra, estrema, con minaccie di ritorsione, ma pur sempre una bravata. Rimasta nella giornata di ieri all’oscuro della squadra, visto che questa da qualche settimana si allena allo stadio ‘Del Duca’, proprio allo scopo di evitare contatti ‘ravvicinati‘ con l’ambiente del tifo ascolano, da troppo tempo deluso e arrabbiato per i pessimi risultati sul campo. L’Ascoli Calcio non ha emesso nessuna nota ufficiale, ma da Corso Vittorio Emanuele sembra trapelare una posizione che tende ad alleggerire l’accaduto. Ufficiosamente, infatti, la volontà è di sdrammatizzare e di non dare troppo risalto alla notizia, anzi. L’obiettivo è non distogliere la squadra, e avvicinare i tifosi ad essa, i tifosi che più contano. Proprio ieri, infatti, sul sito bianconero è stata ufficializzata la ripetizione della tariffa ‘Insieme’ anche per la gara di sabato con la Ternana: come contro il Verona, quindi, chi porterà con sé un altro sostenitore, pagherà come lui tre euro per un biglietto di curva.
Intanto, la notizia delle croci e del minaccioso striscione (‘E’ finita la pazienza, o salvezza o violenza’) ha fatto il giro d’Italia: dal sito della Gazzetta a quello de ‘La Repubblica‘, da Corriere.it a Sportmediaset, passando per Tiscali.it, dove il nostro sito la spunta in primo piano. Non certo una bella immagine per la nostra città, che troppo spesso balza in risalto per gesti di cronaca non rappresentativi della seppur fiera e combattiva gente ascolana. Tuttavia, il gesto accaduto al ‘Città di Ascoli’ non è stato il primo del genere macabro accaduto nel mondo del calcio. Si passa dalle sedici croci (tante quante i giocatori in rosa) messe sul campo dell’Avellino nel 1992 con sotto la data della fine …del campionato, alle dodici del 2008 nello stadio di Massa Carrara all’indomani della sconfitta nel derby con la Lucchese. Mentre un altro derby, quello tra Modena e Bologna (1-4) dello scorso anno portò i tifosi canarini a piantare una croce sul campo degli emiliani. Ma anche all’estero non si scherza, anzi, si è fatto peggio: nel campionato di terza divisione serba, i tifosi del Macva Sabac qualche settimana fa, stanchi delle mancate promozioni, hanno scavato una fossa in mezzo al campo d’allenamento (vedi fotogallery) e messo una croce col messaggio: ‘O la promozione o sotto terra‘.
E neanche nell’ambiente ascolano la notizia è una novità: se nel 2002 i tifosi bianconeri in trasferta a Nocera videro i supporters di casa minacciare i propri giocatori con delle autentiche tombe, è di qualche anno fa il ritrovamento al ‘Città di Ascoli’ di lumini per i defunti nel giorno del 2 novembre. In quel caso, però, non era un segno di minaccia, ma si voleva sottolineare lo scarso agonismo della squadra. Di pessimo gusto, invece, i recenti crisantemi fatti trovare sotto casa del presidente Benigni nel giorno del suo compleanno.
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Il clima teso che si respira è frutto di una cultura becera che invece di costruire le basi per far si che i nostri giovani si appassionino allo Sport, li trascina in un vortice di imbarbarimento e violenza senza precedenti. Essere tifoso dell’Ascoli non significa, distruggere tutto negli autogrill quando si va in trasferta, caricare la polizia che svolge un importante servizio di tutela delle persone, bestemmiare ed insultare gli avversari come se fossero un nemico da abbattere. Purtroppo il calcio ad Ascoli Piceno insegna “anche” questo.
“Lo spettatore è un vero sportivo quando:
* applaude il vincitore, ma incoraggia il perdente;
* pone da parte ogni pregiudizio sociale o nazionale;
* rispetta la decisione della giuria e dell’arbitro anche se non la condivide;
* sa trarre utili lezioni dalla vittoria e dalla sconfitta;
* si comporta in maniera dignitosa durante una gara, anche se sta giocando la tua squadra;
* agisce sempre ed in ogni occasione, tanto dentro quanto fuori dello stadio, con dignità e sentimento sportivo.”
Sarebbe il caso che i nostri amministratori si interessino delle giovani generazioni, perchè se non si creano “spazi” o “contenitori” positivi, dove lo sport si puo’ vivere e respirare in maniera posita e non distruttiva, non avremo un futuro piacevole…..se le croci…sono il frutto di quello che si è seminato!!!!!!!!!!!!! A buon intenditor poche parole.
Giusto quello che scrivi “gianni1969”. Premetto però che il calcio non solo ad Ascoli (dove tra l’altro non si sono verificati fatti gravi da anni), insegna violenza e imbarbarimento. Leggiamo tutti i fine settimana notizie su fatti di pura violenza legata in un certo qual modo al mondo del calcio, che avvengono in ogni città ed in ogni categoria (Roma con i suoi derby ha un trattamento particolare dai grandi capi e mai li vedremo a porte chiuse), specialmente nelle minori dove vuoi la mancanza di biglietti nominativi, di stadi sicuri e di forze dell’ordine adeguate, persone di ogni ordine e ceto sociale danno sfogo ai propri istinti repressi. Certo che i requisiti che tu dai allo spettatore sportivo, anche se condivisibili, sono alquanto utopistici. In ultimo tornando alle “croci”, restando sempre e in assoluto un gesto da condannare, spero e ne sono sicuro, resterà solo fine a se stesso.