ASCOLI PICENO – Chi rifonderà il Piceno delle difficoltà subite con la divisione delle Province di Ascoli e Fermo? Il presidente del Consiglio provinciale di Ascoli Piceno, Armando Falcioni, si interroga sulle condizioni attuali dell’Ente alla luce del recente pronunciamento della Corte dei Conti che ne riconosce la nuova istituzione e dunque non più soggetta al patto di stabilitàfino all’esercizio 2012″

“In merito alla pronuncia della Corte dei Conti delle Marche, sezione di controllo, del 29 maggio sul rendiconto delle gestione anno 2010 della Provincia di Ascoli Piceno, non vorrei soffermarmi sul dato tecnico più rilevante, ovvero il riconoscimento della Provincia di Ascoli post divisione quale nuova provincia a tutti gli effetti e quindi non soggetta al patto di stabilità fino all’esercizio 2012. Un atto logico; era evidente che la Provincia di Ascoli,al di là del fatto che esistesse già come nome e partita Iva, era di fatto una nuova entità avendo subito una mutilazione traumatica che ne aveva stravolto dimensione, popolazione ed aggiungerei anche il ruolo nell’ambito geo- politico ed economico . Però per avere un riconoscimento logico abbiamo dovuto attendere quattro anni.

Nel frattempo, a differenza della Provincia di Fermo, non abbiamo potuto fare investimenti, abbiamo dovuto calmierare la spesa, fornire minori servizi agli utenti per rispettare un patto che poi, dopo quattro anni, abbiamo scoperto, a differenza dei pronunciamenti ministeriali, a cui non dovevamo far riferimento. Chi pagherà i danni al territorio, ci chiediamo? Comunque è giusto che tali riflessioni spettino all’esecutivo ed all’ufficio preposto che tanto si sono prodigati per questo, seppur arrivato ora, riconoscimento alla provincia ed ai positivi  riflessi sul piano di risanamento.

Quello che invece,dal punto di vista politico, è dirompente è quanto riportato a pag. 34 e 35 dove si legge, riferendosi agli accordi sul personale  che :” oltre ai profili di dubbia legittimità relativi agli istituti applicati negli accordi……………omissis” scrive che :”…………..le spese per il personale sostenute dalla Provincia di Ascoli Piceno è risultata in maniera rilevante più elevata di quella stabilita negli accordi…..omissis” poi specifica pari a Euro 3.344.583da cui decurtare la somma (risibile) dei 3 milioni in quattro anni (cioè circa 800 mila euro l’anno) di euro per i 48 (!!!) dipendenti in più lasciati alla provincia di Ascoli. Ecco spiegata la principale causa dello squilibrio nonostante tante spese tagliate da questo consiglio sui bilanci precedenti.

Ciò dimostra come laprovincia di Ascoli Picenoabbia pagato pegno  e certifica certe difficoltà di bilancio, causate anche dai tagli dei governi precedenti e la storia delle cause mai negoziate, Rozzi in primis.

Ma quello che appare sconcertante è quanto riportato a pag 112, quando si legge che l’incremento di spesa a seguito dell’istituzione delle due province, rispetto alla spesa della provincia unita ante 2009, è pari ad Euro 49.172.000, di cui oltre 14.000.000 di spese correnti ed 1.355.000 di spese del personale. Per fortuna che la divisione doveva essere indolore per la finanza pubblica, cioè non doveva comportare aggravio di spese.

Insomma dopo una sequela infinita di diatribe politiche, partitiche e territoriali, anni di dibattiti, polemiche, finalmente la Corte dei Conti regionale ha ufficializzato e certificato il fallimento della divisione della provincia. Senza contare poi  i costi materiali per la istituzione della nuova provincia, questi sono numeri che non danno possibilità di equivoco e che probabilmente creeranno non pochi imbarazzi a chi, pochi, hanno voluto ed ottenuto questa divisione e danno ragione a coloro che, pochi all’inizio e quasi tutti ora, si sono sdegnati per questa anacronistica e pesantissima divisione che grava sulla testa di tutti i contribuenti, ascolani e fermani.

Senza fare del vano senno di poi, ora c’è da comprendere l’avversione, pur non sempre condivisibile, nei confronti dell’ente provincia di fronte a questi numeri e la diffidenza di come vengono spesi i soldi pubblici nonchè la distanza tra il comune uomo della strada e la politica in generale.

Ora, però, occorrerà chiedersi chi riparerà i danni, chi rifonderà il Piceno delle difficoltà subite e soprattutto se gli accordi sanciti sono, su certi pronunciamenti della Corte dei Conti, validi oppure occorrerà rimetterci mano visto che i timori,  sollevati a suo tempo anche in consiglio provinciale, si sono rilevati, ahìnoi, fondati considerato chela stessa Corte  ha definito “ lacunosi” gli accordi divisori che non hanno, a suo tempo, tenuto conto della differente assoggettabilità al patto tra Ascoli e Fermo ed ha certificato “la mancata applicazione del’art 3 della legge 147/2004 “(Legge sulla Istituzione dellaProvincia di Fermo) sul personale.


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