ASCOLI PICENO – Cosa possono fare i politici italiani, da Enricuccio Letta che non risponde con sufficienza neppure ad un giornalista di provincia all’ultimo sindaco dell’Italia più sperduta, quando una ditta come Haemonetic decide di chiudere dall’oggi al domani, o se la riverita famiglia Merloni, un tempo esempio di “modello marchigiano”, oggi invece è esempio di finanziarizzazione e indifferenza rispetto a migliaia di licenziati marchigiani? (meglio investire nella stampa nazionale che controlla le menti, nei partiti per un posto in Parlamento, nell’energia grazie alle porte girevoli dei luoghi che contano, nelle fondazioni, e poi portare la produzione dove gli operai costano meno, vero famiglia Merloni?).
Non possono fare nulla. Il processo è iniziato negli anni ’90 e con l’avvento del Governo Monti le garanzie democratiche sono definitivamente scomparse: i bilanci nazionali devono essere priva approvati in Europa e poi in Italia; non c’è alcuna possibilità di dare speranza ad un disoccupato, o ad un imprenditore disperato.
Gli uomini politici così come li abbiamo conosciuti in questi 20 anni sono inutili: lo hanno votato loro, passo dopo passo. E sono tanto più inutili quanto meno consapevoli di esserlo.
Semplicemente, non c’è nulla da fare: si sta in strada, pronti a rispondere ad un caporale che si chiama mercato. Milton Friedman e il barone Von Hayek lo hanno desiderato, i nostri politici lo hanno attuato.
C’è solo un modo per invertire il disastro, che oramai è un fatto collettivo, che preserva in parte soltanto i dipendenti pubblici e qualche pensionato ed una esigua minoranza di popolazione benestante, solitamente anziana. La crisi con le sue austerità teutoniche e contro i paesi mediterranei ha messo radici ed ora la società italiana sta implodendo.
La risposta delle istituzioni è inadeguata, vecchia: ad Ascoli si pensa all’ennesimo consiglio comunale o provinciale aperto nel quale discutere della crisi, lo stesso si fa a Fermo per la questione Indesit. Parlare e confrontarsi è utile, ma occorre anche sapere che è del tutto inutile nelle situazioni in cui siamo se non si avrà il coraggio di immaginare un altro quadro, altre sfide.
Nonostante la propaganda di regime parli di “riforme strutturali” necessarie per uscire fuori dalla crisi, l’unica riforma possibile e urgente è quella di abbandonare immediatamente gli stupidi vincoli di bilancio europei e innescare uno choc fiscale positivo: giù l’Iva al 18% (meglio al 15%), un piano di investimenti in settori strategici (primo fra tutti l’energia) per 100 miliardi di euro, riduzione immediata dell’Irap e delle tasse sul lavoro.
Un piano da 15o miliardi di euro immediatamente spendibili nell’economia nazionale e in grado di riassorbire due milioni di disoccupati in due anni.
Dove prendere i soldi? Domanda da non fare ai parlamentari italiani che votando il pareggio di bilancio e il fiscal compact hanno dimostrato di non capire un’acca e di essere quindi controproducenti e persino pericolosi per la società italiana.
Come si fa? Niente, si va da Mario Draghi, presidente di fatto dell’Unione Europea, gli si dice che occorre finanziare questo piano di salvezza nazionale emettendo o moneta o titoli ad un tasso dello 0,5%, dato che non ha avuto timore ad emetterne per 1000 miliardi all’1%, ma solo a favore delle banche.
E le persone, i 185 disoccupati di Haemonetic, le migliaia dell’Indesit, i negozi che chiudono, non valgono meno che le banche salvate da Draghi.
Se Draghi dice di no, in qualità di Presidente dell’Unione Europea (può esserlo di fatto un banchiere non eletto?), l’Italia attua un’azione indipendente di autofinanziamento, decide di ricontrattare tutti i trattati, modifica il pareggio di bilancio in Costituzione, si dota delle strutture istituzionali che impediscono attacchi finanziari speculativi.
Ecco cosa dovrebbero fare i nostri sindaci, come Guido Castelli, o i nostri presidenti di Provincia e Regione, come Piero Celani, Fabrizio Cesetti, Gian Mario Spacca.
Se anche loro continuano a parlare di tagli alle spese militari, oppure di nuove tasse sul gioco d’azzardo, o peggio di Casta e costi della politica, saranno soltanto complici (consapevoli o meno) del disastro.
Guido Castelli, Piero Celani, Fabrizio Cesetti, Gian Mario Spacca: prendete l’impegno di andare a Roma e imporre al Governo questo atto necessario e non più rinviabile pena il pericolo di un disastro sociale, coinvolgete altri sindaci e istituzioni. Non siate ancora inerti, il tempo è finito e politicamente sarete travolti.
E’ l’unica cosa sensata da fare.
Risparmiateci, vi prego, l’ennesima parata di buone intenzioni.
Siate Politici e volate alto.
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Il gruppo Fb “Le Marche con Spacca” mi ha linkato via social network una serie di articoli che posto di seguito:
– http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1257402/Indesit–Spacca-chiede-a-Zanonato-urgente-convocazione-del-tavolo-nazionale.html
– http://www.marchenotizie.net/wordpress/le-situazioni-di-crisi-nelle-marche-lunedi-24-fissato-il-meeting-istituzionale-di-approfondimento-tra-il-presidente-spacca-e-il-ministro-zanonato.html
Mi preme brevemente ripetere che questi “tavoli”, sia pur atti dovuti da parte degli amministratori marchigiani, non possono risolvere assolutamente nulla a livello macroeconomico: se va bene, alleviano molto temporalmente il problema dei lavoratori, il tutto, però, a discapito di altri lavoratori, o della società nel suo complesso.
Spacca avrebbe dovuto protestare fortemente al momento della scrittura del pareggio di bilancio nella Costituzione e dell’approvazione indegna del Fiscal Compact, perché ha l’autorità politica per farlo.
Si può rimediare, e dunque questo deve fare adesso.
Altrimenti i suoi sforzi, per altro ammirevoli e apprezzabili, saranno velleitari e mediatici.
E politicamente perderà la sfida che ci attende.
Mi chiedo e le chiedo: cosa potrebbero imporre al governo un presidente di regione ed uno di provincia dopo aver speso 50 milioni di euro per istituire un ente del tutto inutile per la collettività? Saluti.
se si riferisce alla provincia di Fermo, occorre dire che né Celani né Spacca sono direttamente responsabili.
Le risposte che stanno arrivando dai politici sono deludenti. Però ripeto: o si impegnano a questi livelli o sono del tutto inutili, e a quel punto è meglio dedicare le proprie energie ad altro.
Mi riferivo al Cesetti, e alla Regione che al tempo, quest’ultima, senza se e senza ma diedero il via alla sciagura divisione costataci bel 50 milioni di euro, ripeto 50 milioni di euro! Spesa quantificata dalla Corte dei Conti delle Marche come riportato da alcuni giornali ma che poco risalto ha avuto passando come una piccola parcella già pagata ed archiviata, anzichè provocare sommosse popolari viste le tante industrie che stanno chiudendo e i tanti cittadini che stanno perdendo lavoro (anche nel fermano molte piccole aziende di calzature hanno chiuso, ma si parla solo dei Della Valle); la sanità in rosso, le infrastrutture bloccate, gli enti già esistenti con le casse vuote e via dicendo, l’elenco sarebbe lunghissimoi. Eppure 50 milioni di euro per questi politici erano e sono una necessità assoluta. Nessun commento da costui. Mi lascia perplesso che i mass media rappresentano la provincia di Fermo come ente a gonfie vele, a sentir loro tutto procede ottimamente, nessun problema. Qual è la verità?