ASCOLI PICENO – “Semplice, garbato, stimolante”. Simona Forlini definisce così Reazione a Catena, programma rivelazione dell’estate che porta la sua firma. Una passione innata per i game-show e una predisposizione per la fascia preserale. Accantonato per un momento Avanti un altro, a cui comunque tornerà a dedicarsi a settembre, il presente dell’autrice ascolana è tutto proiettato su Raiuno.

Approdato in Italia nel 2007, Reazione a catena è stato condotto per tre edizioni da Pupo, per poi passare nelle mani di Pino Insegno. Dalle 53 puntate iniziali si è passati alle attuali 109, prova di un gradimento crescente da parte del pubblico che premia la trasmissione con picchi quotidiani del 27% di share. Il taglio in extremis di tredici appuntamenti eviterà a Simona di ritrovarsi tra due fuochi: Reazione a catena ripasserà infatti il testimone a L’Eredità prima del ritorno sugli schermi del “minimondo” di Bonolis.

“Pian piano un avvicendamento potrebbe anche verificarsi, sarebbe un’idea”, ammette lei. “L’Eredità è un prodotto forte, che però comincia a pagare l’usura del tempo. Con delicatezza, la scelta di un’alternanza, ad esempio sotto Natale, consentirebbe di far tirare il fiato”.

Il preserale di Viale Mazzini è il frutto della fusione di due format stranieri, Chain Reaction e Combination Lock. “Di alcuni giochi è stato preso il modulo di fondo, riadattandolo. L’intesa vincente è stato un blocco importato, mentre il principio della catena è stato sviluppato nel contesto musicale. La sezione dell’Ultima parola originariamente non era come è adesso; invece il gioco Quando, dove, come, perché è completamente italiano”.

Il momento più apprezzato è quello dell’intesa vincente.
“La forza di quel gioco è che riesci a spiegarlo in un istante e a rifarlo con facilità a casa. Il regolamento è istantaneo, ecco perché funziona. E’ immediato, fa presa sui bambini. Ci giocano a scuola, all’asilo, a casa, alle feste…”.

Parli di bambini. Target giovanile, quindi.
“Esatto. E’ un altro punto a favore della trasmissione. Non solo numeri positivi quantitativamente, ma anche nella composizione, insolita per Raiuno. L’Eredità gode di un pubblico di over 65, il nostro è zeppo di giovani. Inoltre, andiamo bene al nord e facciamo breccia tra le alte fasce d’istruzione. Il target è commerciale, di conseguenza gli spazi pubblicitari si vendono con successo”.

Bonolis e Insegno. Quali sono le differenze sostanziali tra i due conduttori, oltre che tra le due offerte?
“La bravura di Pino è quella di compiere un passo indietro rispetto al gioco. Entra in punta di piedi e con umiltà nel contesto, regola fondamentale per tanti quiz di successo. Non vanno bene le figure troppo ingombranti. Al contrario, Avanti un altro è scritto addosso a Paolo, splende così com’è grazie a lui. D’altro canto troviamo da una parte un game puro e dall’altra una sorta di variety-game, la cui forza risiede nell’imprevedibilità e nell’improvvisazione del padrone di casa. In Avanti un altro il format si scompone ogni giorno e il telespettatore si chiede puntualmente cosa succederà”.

Pensi che il successo del programma dipenda dalla mancata controprogrammazione di Canale 5?
“No, Reazione a Catena è forte a prescindere. Lo dimostra il fatto che molti telespettatori che ci seguono, normalmente fanno altro e non guardano la tv. Scelgono la nostra offerta non a causa dell’assenza di un’alternativa, bensì per volontà. E’ un gioco che allena la mente, un po’ come le parole crociate. E’ incentrato sul patrimonio comune degli italiani: la lingua”.


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