ACQUASANTA – La finanza ha messo a tappeto la politica. Niente di nuovo in questa coda d’estate 2013, se non la voglia di capire il perché uno strumento che fino a 20 anni fa avrebbe dovuto favorire lo sviluppo dei paesi, oggi, dopo la crisi del 2007, sta soverchiando le istituzioni, la politica, ma soprattutto la gente.

L’associazione “2015 Ascoli Capoluogo” ha organizzato, venerdì 16 agosto ad Acquasanta Terme, una chiacchierata con l’economista ed editore Elido Fazi e il vice presidente della Regione Marche Antonio Canzian. I due ospiti, hanno risposto alle domande di Benedetto Pizioli e del pubblico presente, sui temi: Europa, alta finanza, democrazia. L’attore Valerio Cappelli ha letto degli stralci dall’ultima fatica di Fazi, scritta insieme a Gianni Pittella, “Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa” (Fazi Editore, pp. 19814,50).

“Il concetto di Europa – ha affermato Canzian, primo ad intervenire – attira nodi critici, rinviati per troppo tempo, su tutti la capacità politica europea di farsi carico dei problemi degli stati membri. Oggi siamo di fronte al capitalismo finanziario, che per lungo tempo ci è stato presentato come lo strumento in grado di garantire ricchezza e progresso uniforme per tutti i popoli. Non è stato, non è e non sarà così”.

L’esponente Pd individua un elemento di gravità nella “difficoltà di capire chi decide quali debbano essere le politiche da adottare nei vari stati membri”. La mancanza di trasparenza a livello politico è un problema che l’attuale Unione Europea si trascina dalla firma dei Trattati di Roma (1957), denominato “deficit democratico”, e che oggi ritorna a farsi sentire in maniera sempre più insistente, portando a virulente prese di posizione populiste come quella del M5S.

Tornare alla lira non è la soluzione – assicura Canzian – sono le differenze finanziarie e occupazionali a determinare il rischio: i cittadini percepiscono solo il prezzo da pagare, il prezzo di un progetto eminentemente politico come quello degli Stati Uniti d’Europa.  Allo stesso tempo bisogna uscire dal concetto di Stati Uniti d’Europa essenzialmente finanziari, perché altrimenti i cittadini ne vedranno solo i lati negativi non cogliendo i vantaggi”.

Elido Fazi sostiene a tal proposito: “L’Euro ci costringe ad andare nella direzione degli Stati Uniti d’Europa, cioè alla costituzione di un’entità sovranazionale che, comportando sottrazioni di sovranità nazionale sempre maggiore per gli stati, sia in grado di realizzare qualcosa di concretamente utile per i cittadini europei”. Fazi continua anticipando le intenzioni del Cancelliere tedesco Merkel: “ L’obiettivo è quello di presentare nei prossimi anni un trattato ancora più stringente di quelli firmati finora e poi candidarsi come presidente degli Stati Uniti d’Europa”.

L’economista si esprime anche sulle politiche occupazionali: “Con il varo del Fiscal Compact è riemersa forte la critica keynesiana e dal 2007 si è  ricominciato a parlare delle politiche di occupazione. Bene, questo obiettivo va reinserito nel 2° punto del Trattato di Maastricht”.

Che sia la Bce, organo finanziario e non politico, a decidere le sorti dei paesi dell’eurozona, è ormai un fatto noto e che ciò sia preoccupante per la tenuta degli ordinamenti democratici europei lo è altrettanto. La politica non è più in grado di dare risposte concrete alla risoluzione di quello che sarà, anche nei prossimi anni, un problema cruciale: controllare il potere finanziario per mezzo di regole certe. “Devo riconoscere – dice sul tema Canzian – che il mio partito non è stato ancora in grado di fare proposte concrete in termini di economia reale”.

Sul rapporto fra Europa e Regioni, il vice presidente della Regione Marche avverte: “Alla vigilia del nuovo settennato di programmazione europea per i territori regionali, le Regioni devono essere parti attive, anche sapendo che nei prossimi anni le uniche vere risorse finanziarie saranno quasi esclusivamente europee. Le politiche regionali perciò devono dimostrarsi convinte e convincenti. Attualmente la nostra Regione sta approntando progetti infrastrutturali”.

 


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