ASCOLI PICENO – Dettagliata ricostruzione del deputato del Partito Democratico Luciano Agostini in merito alla vicenda della ex centrale del latte di Ascoli, Cooperlat, con una interrogazione parlamentare al Ministero per lo Sviluppo Economico e un’altra al Ministero dell’Economia. Tra le altre cose Agostini chiede una eventuale sanzione pecuniaria alla Cooperlat stessa. Di seguito il testo integrale dell’interrogazione al Ministero dell’Economia.

Il sottoscritto On. Luciano Agostini, Deputato della Repubblica, interroga la S.V. per conoscere, premesso che:
la Cooperlat Soc. Coop.Agricola, costituita nel 1982 nelle Marche quale “polo del latte” per la raccolta, la lavorazione e la conservazione del latte alimentare e dei suoi derivati, la commercializzazione all’ingrosso e al minuto dei prodotti alimentari in genere, del latte, del burro, della panna, del formaggio, nonché altri prodotti e sottoprodotti lattiero caseari di sua produzione è composta da 13 cooperative di base, associa circa 1.000 produttori agricoli che conferiscono la materia prima latte, è tra le prime aziende del settore lattiero-caseario in Italia e tra le più importanti all’estero; opera in concreto con linee principali prodotti caratterizzati da marchi Tre Valli e Hoplà leader nel settore delle creme vegetali;

– è una cooperativa a mutualità prevalente con un tasso di apporto dei soci pari al 52,90% registrato nel 2011, che ha vissuto per circa trent’anni in armonia con una crescita graduale e costante fino a raggiungere nel 2010 un valore del fatturato di oltre 203 milioni di euro, fintanto che in occasione del rinnovo delle cariche sociali del 26 aprile 2012 si è determinata una profonda frattura nella compagine sociale che ha visto collocare fuori dalla “governance” con una procedura di voto discutibile e ardita, la parte più qualificata delle cooperative di base, ossia la Coalac Soc. Coop. Agricola, la Frentana Soc. Coop.Agricola a r.l. e la Petrano Soc. Coop. Agricola a r.l., che sono le uniche aziende produttrici marchigiane e abruzzesi di latte fresco di Alta Qualità con conferimento totale alla Coperlat, mentre sono rappresentate aziende cooperative minori con conferimento parziale del latte;

– su sollecitazione delle tre cooperative estromesse, in data 22/11/2012 si è conclusa una ispezione ministeriale promossa dalle strutture di vigilanza dipendenti di codesto ministero sugli enti cooperativi, la quale, in merito al rinnovo delle cariche sociali avvenuto in data 26/04/2012 della cooperativa Cooperlat delle Marche, al punto 55 del verbale della loro ispezione, tra altre valutazioni, ha concluso con le seguenti considerazioni: “Gli attuali amministratori e i tre rappresentanti legali delle cooperative soci dissenzienti, devono compiere un percorso di avvicinamento atto a responsabilizzare tutti coloro che partecipano alla vita dell’impresa, riportando così la situazione societaria nell’alveo di una maggiore coesione sociale. In quest’ottica, dovrà risultare fondamentale l’opera di mediazione di Confcoperative che potrebbe contribuire a superare le contrapposizioni in corso, tenuto conto che comunque in un sodalizio di 13 soci (e non di 400 soci) vi è senza dubbio la possibilità di ricompattare la base sociale, anche attraverso l’ingresso dei soci esclusi dall’organo di gestione. In conclusione gli scriventi revisori, sebbene sotto un profilo di illegittimità per quanto concerne il rinnovo delle cariche sociali, abbiano già formulato il proprio parere al punto 47 del presente verbale (“Sotto il profilo meramente formale, si riscontra il buon funzionamento degli organi societari…”- ndr), ritengono sotto un profilo di merito di dover ribadire quanto segue: in data 26 aprile 2012 si è verificata una frattura profonda della base sociale può essere superata soltanto con politiche gestionali di buon senso e ragionevolezza. in quest’ottica l’ampliamento dell’organo di gestione appare come una scelta opportuna, anche nei confronti di osservatori terzi (banche, enti collegati, istituzioni) al fine di proseguire l’importante azione di valorizzazione dei prodotti Cooperlat nei vari mercati nazionali ed esteri, con una forte unità di intenti e di comune accordo con tutti soci, nessuno escluso.”;

– gli ispettori, pur non ritenendo possibile dichiarare invalida l’Assemblea del 26 aprile 2012 in ragione della decadenza della relativa azione, hanno tuttavia stigmatizzato l’esclusione delle tre cooperative ricorrenti (Coalac di Ascoli Piceno; Frentana di Lanciano e Petrano di Fano) dalla “governance” societaria, stante la violazione dei principi di democraticità, parità di trattamento e trasparenza delle procedure di voto insite nel sistema cooperativistico, anche perché la imposizione, ancorché a maggioranza dei soci presenti, di una “lista bloccata” si presta alle seguenti osservazioni:

a. “è noto che per ritenere valida ed ammissibile tale modalità di votazione deve essere concessa ai soci dal presidente dell’assemblea la facoltà di cancellare dalla scheda di voto i nominativi proposti per sostituirli con altri di proprio gradimento ciò invece non è avvenuto sostenendo che “l’assemblea è sovrana” concetto che se male interpretato porta molto spesso al compimento di errori ed irregolarità, non avendo la stessa poteri indiscutibili ed inoppugnabile, stante che la legge prevede la possibilità che i suoi deliberati possono essere impugnati (nullità o annullabilità) quando non siano rispettosi dello statuto, della legge e specie nelle cooperative di principi generali che rendono la cooperativa diversa da una società di capitali e quindi non gestibile secondo modalità non in linea con i principi di democraticità che sono sicuramente imposti da quelli cooperativistici”;

b. “risulta di gravità inaudita anche il fatto di delegati che chiamati a votare una lista bloccata senza che il presidente aprisse la discussione sulla sua composizione e sui soggetti facenti parte della lista, e senza che venisse rappresentata dai soci, liberi di esprimere il loro voto anche nei confronti di soggetti diversi da quelli indicati in tale lista, e senza predeterminare né illustrare all’assemblea che anche chi non fosse indicato in questa lista bloccata poteva essere eletto nel C.d.A.”;

c. “Sono stati violati i diritti della minoranza dissenziente che non condivideva l’arbitrario metodo di voto della lista bloccata, ed è stata operata una grave discriminazione negando la possibilità gli ex vicepresidenti del C.d.A. di presentare le loro candidature ad una propria lista di candidati alle cariche di amministratori diversa da quella presentata dalla maggioranza”.

– gli stessi ispettori, nel verbale di che trattasi, al punto 56 hanno suggerito altresì una “moral suasion” delle istituzioni (locali e nazionali) soprattutto attraverso la mediazione di Confcoperative (nazionale e regionale) che abbia come esito finale”… un ampliamento dell’organo di gestione da 9 a 11 soci, e comunque di adottare qualsiasi soluzione idonea a proseguire l’azione di valorizzazione dei prodotti Cooperlat con una forte unità di intenti di comune accordo con tutti i soci, nessuno escluso”.

– a tutt’oggi la situazione è rimasta inspiegabilmente e deprecabilmente allo stesso punto, con l’aggravarsi delle tensioni interne alla compagine sociale, che hanno portato il Consiglio di Amministrazione, in data 19/12/2013, a deliberare la chiusura dello stabilimento di Ascoli Piceno ex Coalac di Ascoli Piceno, dove si lavorano ogni anno ben 20 milioni di litri di “latte fresco di Alta Qualità e panna fresca”, con il depauperamento di circa 100 aziende zootecniche e la messa a rischio di circa 80 posti di lavoro, colpendo così una economia dell’entroterra già duramente stremata dalla crisi sociale conseguente alla crisi economica che ha colpito il nostro Paese;

– contravvenendo alle oneste e ponderate sollecitazioni degli ispettori e mantenendo la “governance” sostanzialmente inappropriata, è stato proposto dal Consiglio di Amministrazione ed approvato dall’Assemblea dei soci, un nuovo regolamento interno relativo al conferimento del latte che per i suoi contenuti ha penalizzato i soci a conferimento totale , vale a dire le cooperative marchigiane ed abruzzesi maggiormente impegnate ed esposte in caso di perdite dovute alla gestione, rispetto ai soci a conferimento parziale che hanno assunto la “governance” del Gruppo Cooperlat, violando i principi di democrazia cooperativistica e non tenendo conto di quanto rilevato nei passi dei verbali citati dagli ispettori ministeriali;
– se non ritiene di convocare le parti (presidente del Consiglio di Amministrazione e i rappresentanti delle tre cooperative ricorrenti) al fine di prevenire ulteriori danni economici alla stessa Cooperlat, al suo sistema associativo e all’economia picena e teramana, affinché si proceda all’allargamento da 9 all’11 membri dello stesso Consiglio di Amministrazione;

– se nella funzione di controllo non intende irrorare sanzioni alla Cooperlat, prefigurandone anche il commissariamento, stante le persistenti violazioni dei principi di mutualità, democraticità e trasparenza, che sono elementi essenziali della cooperazione.


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