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ASCOLI PICENO – Raramente capita d’assistere a dichiarazioni tanto forti, specie non nell’ambito dell’abituale dialettica politica maggioranza/opposizione, come nel caso delle parole espresse dal sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari nei confronti della Fondazione Carisap e dei suoi vertici amministrativi, primo fra tutti, quindi, il presidente Vincenzo Marini Marini. Un attacco inaspettato, anche perché non vi erano elementi polemici o solo potenzialmente tali, almeno recenti, tra le due parti. Se il sindaco della seconda città per popolazione del territorio di riferimento della Fondazione Carisap, e ancora prima per dinamismo economico, arriva a dire della Fondazione che è “una palla al piede”, o addirittura che con Marini Marini non arriverà neanche a “prendere un caffè”, e il tutto così, di punto in bianco come si suol dire, occorre una minima riflessione.

Innanzitutto si aspetterà che la Fondazione Carisap risponda ufficialmente: l’invettiva gaspariana è arrivato nel pieno delle festività natalizie, ed ora è stata finalmente annunciata, per lunedì 20 gennaio, una conferenza stampa di Marini Marini; senza oggetto nella convocazione. Prima di attendere le eventuali risposte della Fondazione Carisap e di dedicarci ad alcune questioni interne al Pd piceno, ricordiamo en passant a Marini Marini che, purtroppo, una nostra richiesta di intervista, con domande inviate via e-mail, non ha mai trovato risposta.

Quanto alle parole del sindaco Gaspari, possiamo addentrarci in due letture. La prima, politica, neanche disconosciuta dallo stesso Gaspari, riguarda il legame tra il sindaco di San Benedetto e il deputato offidano Luciano Agostini, da tempo in forte contrasto con la Fondazione Carisap sia per quel che riguarda l’housing sociale di Palazzo Sgariglia, sia per il progetto di Restart sull’Area Carbon. Gaspari, dunque, ci mette il carico. La speranza è che affermazioni tanto forti siano motivate da un vero sentimento politico (giusto o sbagliato che sia) e non magari da medaglie da apporre al petto per guadagnarsi la prima linea in vista di future candidature (ogni riferimento alle elezioni regionali 2015 è puramente casuale).

Certo è che la Fondazione dovrà rispondere della critica concreta (l’unica almeno per ora esternata dal sindaco di San Benedetto, il quale, però, ha minacciato altre rivelazioni) di Gaspari, ovvero alla rinuncia del finanziamento di 100 mila euro al Consorzio Universitario Piceno: non fosse altro perché negli anni precedenti questo conferimento in denaro era pubblicamente annunciato ed elogiato dalla stessa Fondazione con tanto di conferenza stampa.

Sull’altro fronte, un po’ esterno alla questione della Fondazione Carisap ovvero del ruolo delle banche nell’elargire credito alle imprese, saremo sintetici anche se occorre tenere in mente alcuni aspetti. Gaspari critica gli istituti di credito perché elargiscono denaro ad un tasso di interesse troppo alto. Cosa che ha sue motivazioni, la principale delle quali è che l’economia è in costante regressione, e che quindi prestare denaro è sempre più rischioso.

Siamo nella classica “spirale deflazionistica“: c’è uno schock esterno (crisi Usa 2007-08), crollano i consumi, crolla la produzione, aumentano i disoccupati, le banche non prestano più denaro come quanto l’economia era a pieno regime (o quasi). A questo punto nella spirale il ruolo passa allo Stato: o agisce in maniera anti-ciclica, abbassando le tasse e aumentando gli investimenti pubblici, o, come in Europa e in Italia, applica le austerità: più tasse, meno spesa, pareggio di bilancio. L’effetto di queste politiche è di ridurre i consumi ulteriormente, quindi far cadere la produzione, aumentare i disoccupati, e via dicendo.

Dare la colpa alle banche per il costo alto del denaro prestato alle imprese ha facile presa tra gli imprenditori e le famiglie (perché, ovviamente, sono toccati direttamente dal fenomeno). Ma soltanto una politica espansiva dello Stato può invertire la spirale, che invece si avvolge sempre più stretta a sé stessa. Questi semplici e basilari principi dovrebbero essere tenuti a mente, specie da chi occupa posti rilevanti ruoli politici, e applicati. La battaglia di Gaspari (e perché no, Agostini) all’interno del loro stesso partito per abbattere a fatti (non a parole) le austerità europee potrebbe essere difficile ma esaltante. Come, e più, di quella intrapresa nei confronti della Fondazione Carisap.

Votare (Agostini) o restar silenziosi (Gaspari) sull’approvazione del pareggio di bilancio e del Fiscal Compact e poi prendersela con gli istituti di credito per gli alti tassi applicati a fronte di una economia che cola a picco, no, per favore, non prendiamoci in giro.


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