ASCOLI PICENO – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa dei consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista Gabriele Illuminati, Massimo Rossi e il consigliere provinciale di Sel Massimiliano Binari.

Sebbene la politica nostrana sia propensa ad inchinarsi di fronte ad un’azienda come la Pfizer che, in virtù dei lauti profitti del settore farmaceutico e delle fortune in borsa, riesce ancora ad assicurare preziose centinaia di posti di lavoro, noi siamo fermamente convinti che in un Paese civile non sia concesso a nessuno calpestare diritti e dignità delle persone e dei lavoratori.

Per questo come gruppi consiliari provinciali della sinistra abbiamo sin dall’origine sostenuto “il calvario” di un piccolo gruppo di lavoratori che dopo essere stati posti in mobilità nel luglio 2009 si opposero a quel provvedimento del “gigante farmaceutico” e fecero causa per il reintegro sul posto di lavoro. Il Giudice del lavoro dell’epoca diede loro ragione; non fosse mai successo!

Per questa grave colpa di aver osato opporsi al “gigante”, a quei lavoratori fu innanzitutto negato il rientro in azienda. Infatti la Pfizer per umiliarli preferì mandare loro lo stipendio a casa per oltre un anno, sino a quando, dopo le condanne provenienti da più parti (non ultimo del Consiglio Provinciale unanime, per nostra iniziativa) nel dicembre 2011 quei lavoratori fecero ritorno in azienda a testa alta.

Ma a pochi mesi dal rientro, con il pretesto di uno sbandierato “piano di ristrutturazione e investimenti”, la Pfizer metteva fuori nuovamente tre di loro insieme ad altri due che avevano osato chiedere alla magistratura il riconoscimento contrattuale delle mansioni effettivamente svolte. In cinque (su oltre seicento dipendenti) in cassa integrazione per 2 anni a zero ore. Come se una azienda con oltre 600 dipendenti, che continua a far ricorso a una miriade di contratti a termine, interinali, contratti week-end, stagisti e consulenti, e in cui profitti e produzione sono in aumento, non fosse in grado di riassorbirli nel proprio organico, al punto da doverli porre sulle spalle della collettività con un misero ammortizzatore sociale; cassa integrazione incredibilmente accordata dalla Regione Marche.

Un vicenda segnata quindi da un fine palesemente ritorsivo ed intimidatorio verso l’insieme dei dipendenti. Per far capire a tutti loro, a maggior ragione in tempi di crisi, chi comanda e dispone pienamente della vita dei lavoratori e può chiedere quindi qualsiasi cosa, senza possibilità per loro di tenere su la testa.

Per queste ragioni ci permettiamo di esprimere incredulità e sconcerto di fronte alla recentissima sentenza, di cui attendiamo con ansia le motivazioni, con la quale la magistratura del lavoro ascolana, dopo un travagliato ed estenuante avvicendamento, certamente dannoso per quei lavoratori, ha questa volta respinto il loro ricorso con il quale essi si opponevano, difesi dal professor Giovanni Alleva, all’ennesimo spietato evidentissimo sopruso dell’azienda, chiedendo nuovamente il reintegro al lavoro.

Comunque vada, noi siamo dalla loro parte, “dalla parte del torto” come avrebbe detto Bertold Brecht, mentre lasciamo a “nani e ballerine” della politica nostrana “i posti giusti” al fianco del più forte… Confidiamo nell’esito del ricorso in appello che questi lavoratori hanno già annunciato; anche se nessuna sentenza potrà mai risarcire la sofferenza e l’offesa alla loro dignità, subita e supportata da numerose testimonianze di colleghi, fornite anche alla magistratura in sede processuale.

A loro va la riconoscenza di tutti coloro che, come noi, credono nel diritto dovere di resistere alla barbarie ed alla distruzione della civiltà del lavoro attualmente in atto in mille forme con l’avallo delle maggiori forze politiche di entrambi i “centri”.

 


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