Pubblichiamo una nota dell’associazione “InAscoli”

L’associazione inAscoli – nata come naturale prosecuzione dell’impegno della omonima Lista Civica- ha presentato le proprie osservazioni al PRG, scegliendo otto punti cruciali sui quali chiede risposte motivate al Comune e sollecita un confronto con i cittadini: 1) il concetto di fondo del PRG è che per far arrivare oltre 7000 nuovi residenti possa bastare costruire nuove case; oltre alla rinuncia di fatto alla ristrutturazione dell’esistente (già invenduto o non utilizzato), ci si chiede come reagiranno i prezzi del mercato immobiliare a questo massiccio aumento di offerta.

La qualità dell’edilizia a che prezzo sarà garantita? 2) La deindustrializzazione che sta tuttora proseguendo non è stata valutata nelle conseguenze sull’andamento demografico: se non c’è lavoro come si sostiene la previsione di oltre 7000 nuovi residenti? 3) piano di emergenza: si chiede di approvarlo con urgenza prima dell’approvazione del PRG, considerato che ad oggi la città ne è sprovvista. 4) per Monterocco, si chiede di revocare la destinazione residenziale per oltre 350 nuovi abitanti in quanto gravemente inopportuna: l’area è stretta tra il Cimitero in espansione e la circonvallazione; 5) per l’Area ex Carbon si chiede di valutare la possibile destinazione a campus universitario anziché a edilizia residenziale privata. Le analisi della Facoltà di Economia indicano che le potenzialità di Ascoli come città universitaria sono ancora da sviluppare. 6) Il rilancio pianificato dell’Area San Marco è disatteso e mortificato dal PRG, che vuole consentire nuovi rilevanti volumi anziché potenziare servizi collettivi e ospitalità diffusa. 7) Marino del Tronto: si chiedono spazi destinati al sociale anziché nuove case; l’ex stabilimento Paoletti deve rappresentare il modello di sviluppo per riconvertire i vari stabilimenti dismessi. 8) Una singolare norma consente alle sedi dei Sestieri cittadini di operare qualunque sopraelevazione o tamponatura senza che ciò possa considerarsi nuova volumetria; se ne chiede la cancellazione per la disparità di trattamento con tutti gli altri manufatti.


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