ASCOLI  PICENO – Il lavoro della terra al centro del nuovo modello di crescita è l’appello  lanciato dalla Confederazione Italiana Agricoltori lanciato in occasione di “From Expo 2015 and beyond: agriculture to feed the planet”, il Forum Internazionale dell’Agricoltura che si è svolto a Milano nei giorni scorsi. Presente, inoltre, una delegazione della Cia provinciale Ascoli e Fermo convinta che solo “l’economia verde”, e cioè un modo di produrre che incorpora il concetto del limite e contemporaneamente esalta le specificità territoriali e le identità colturali nel rispetto della biodiversità, sia la risposta possibile alla questione alimentare e debba essere il profilo della nuova agricoltura.

E’ provato, infatti, che continuare a insistere sul modello quantitativo senza introdurre la centralità del valore agricolo non risolverà affatto la questione alimentare ma, anzi, innescherà nuovi conflitti e ancor maggiori diseguaglianze. La Cia-Confederazione italiana agricoltori, forte di oltre 900 mila soci, ha consegnato ai grandi della terra – oltre 50 ministri delle Risorse agricole – riuniti all’Expo di Milano nel primo Forum Internazionale dell’Agricoltura, dove il ministro italiano Maurizio Martina ha presentato la “Carta di Milano”.

Una “Carta” a cui la Cia ha voluto contribuire con un lavoro d’indagine, di ascolto del mondo agricolo, di valutazione delle opportunità e delle criticità raccolto nel documento “Il Territorio come destino” E partendo da questo documento, la Cia ora prova a “dettare” ai rappresentanti delle istituzioni riuniti a Milano un vero e proprio decalogo per disegnare il futuro agricolo, convinta com’è che il diritto al cibo non sia un generico appello a risolvere l’emergenza alimentare, ma debba essere diritto al cibo buono, di qualità e identitario contro una visione dell’agricoltura capace di produrre solo commodity in mano alle multinazionali.

La Cia ha dunque l’orgoglio di candidare il modello agricolo italiano a paradigma del nuovo orizzonte mondiale agricolo, dimostrando che un’agricoltura intensiva, ma rispettosa della biodiversità, un’agricoltura che si fa custode dell’ambiente e del patrimonio di civiltà che esso contiene e determina, un’agricoltura protagonista dell’intera filiera dal campo alla tavola non solo è ambientalmente sostenibile, ma può e deve essere economicamente sostenibile. Com’è scritto nel “Territorio come destino” e come dovrà essere sancito dalla “Carta di Milano”. L’auspicio della Cia è, perciò, che i grandi della terra si mettano in ascolto del cuore verde del mondo e facciano dell’agricoltura il centro di tutte le politiche mondiali.


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