ASCOLI PICENO – Il 2015 è stato, per la città di Ascoli, l’anno di eventi in onore del passaggio di San Francesco avvenuto ottocento anni fa.
Riferimenti storici testimoniano come la breve sosta del Santo abbia toccato il cuore e la mente di un gruppo di persone che decisero di condividere le sue idee e creare anche in questi luoghi una testimonianza francescana. Oggi si può ammirare la maestosa Chiesa di San Francesco posta nel cuore cittadino.
In questo contesto si inserisce lo spettacolo teatrale di musical “Forza venite gente!” realizzato dalla compagnia teatrale “Fly Comunications” di Christian Mosca in collaborazione con il Comune di Ascoli Piceno, andato in scena il 19 dicembre al Teatro Ventidio Basso con il tutto esaurito.

Christian Mosca, regista e direttore artistico, ha espresso, ancora una volta, la sua capacità creativa nel proporre un successo datato 1981 rivisitandolo in chiave contemporanea e, soprattutto, avendo avuto l’arguzia di inserire elementi che danno enfasi a questa ricorrenza tanto cara agli ascolani. Alcune scenografie video con immagini di Piazza del Popolo, dove arrivò San Francesco, la Chiesa omonima e alcuni componenti della rievocazione storica della Quintana appartenenti al Sestiere di Porta Romana, hanno qualificato un musical basato solo sulla vita del Santo, in uno spettacolo teatrale in cui la sua vita non era qualcosa di circoscritto e distante dal popolo, ma una realtà concreta che si andava diffondendo. La scelta di contestualizzare questa opera ha portato lo spettatore a percepire meglio l’azione straordinaria del Santo perché ritrova i luoghi che gli appartengono e istintivamente, una realtà mormorata diviene certa.
La regia teatrale ha messo in evidenza gli aspetti fondanti del musical in un calibrato equilibrio tra gli elementi dell’opera originale e questa versione: il coefficiente di memoria cittadina è stato inserito nelle scene che più si prestavano ad un riferimento storico: ad esempio, i tamburi Quintanari sono entrati nella prima parte della scena di “venite cavalieri” in cui si fa riferimento alle crociate, mentre le proiezioni video degli scorci cittadini, a tutto campo sul fondale, costituivano la scenografia dei monologhi di Pietro Bernardone, padre sconvolto dalle scelte radicali del figlio Francesco.
Una scelta ponderata anche per l’assegnazione dei ruoli con un attento abbinamento tra aspetto fisico, ruolo e capacità interpretativa.
L’esperienza di questo giovane regista ascolano, che nasce artisticamente tra le commedie dilettanti della Parrocchia SS. Crocifisso dell’Icona (AP), si basa sullo studio e approfondimento delle tecniche di recitazione e di regia con l’ausilio di incontri didattici con professionisti come il famoso Maestro Saverio Marconi, attore di cinema, teatro, insegnante di teatro, regista cinematografico e teatrale (La Compagnia della Rancia), punto di riferimento del musical in Italia.
Questo suo modo di operare è il pilastro portante della sua compagnia, la Fly Comunications, una scuola in cui i giovani hanno la possibilità di crescere e sviluppare le loro attitudini di attori e cantanti per costruire il loro futuro nel mondo della recitazione. I ragazzi, protagonisti di questo musical, si sono esibiti sul palco con grande padronanza sia nel ruolo di attore che in quello di cantante e ballerino. Questa scuola prepara gli allievi per affrontare eventuali scelte nel campo professionale, non limitandosi a dare una impostazione circoscritta a spettacoli di ambito locale.

Efficace la scelta della scenografia video con l’unico elemento materiale, una passerella in legno posta in linea con il fondale, che si sono ben integrati dando contemporaneità all’allestimento rispettando la prospettiva ottica. La visione di elementi della natura per le scene più strettamente spirituali e quelle del centro storico di Ascoli, hanno contribuito ad aumentare l’empatia nello spettatore.
La sceneggiatura e i testi, sia recitati che cantati, sono stati ripresi dalla versione originale.
Nel musical, questo particolare genere teatrale che deriva dall’opera, tutti gli elementi fondanti, la musica, la danza, il canto, la recitazione, gli attori e i costumi, coesistono sulla scena per raccontarne una storia. Le coreografie curate da Chiara Gricinella della scuola di danza Lab Ventidue, hanno seguito lo spirito di ogni canzone creando una sequenza di passi in sintonia con l’allegria o la serietà della musica e del testo riuscendo a far danzare i giovani attori, ballerini e cantanti con una commistione di tecniche diverse, tra danza classica, contemporanea e danza di Varietà ben amalgamate tra loro da creare un ensamble di balletti originali.
Uno spettacolo con un efficace impatto visivo dato anche dalla partecipazione del gruppo della Quintana in abiti storici e dall’attenzione avuta per alcuni costumi di scena rispondenti alla moda dell’epoca come l’abito del padre di San Francesco, gli abiti talari dei francescani e delle suore, l’abito di Chiara prima della conversione e con una creatività più contemporanea come l’abito della cenciosa.

Professionisti per l’impegno e l’alta qualità canora e di interpretazione, questi giovani ragazzi hanno condotto uno spettacolo rendendo emotivamente partecipe il pubblico. L’incisività con cui Cristiano Fioravanti (Pietro Bernardone) ha espresso il tormento interiore di un padre che auspica per il figlio ciò che lui crede sia il meglio, ha sottolineato il non facile ruolo di un genitore che naturalmente è portato a proteggere i propri figli per tutta la vita.
La figura delicata di Santa Chiara, Elena Rossi, è emersa dalla mimica interpretativa, mentre la forza del carattere è uscita da una chiara modulazione vocale, alternando sapientemente i toni per dare più o meno enfasi ai diversi passaggi di pensieri.
Il fulcro del musical è stato affidato a Alberto Attorri, San Francesco. Tecnica e passione si sono combinate per raccontare il cambiamento di vita e di pensiero di questo giovane benestante, volto non più a beni materiali, ma alla condivisione, alla semplicità, all’amore verso il prossimo. Curato nei dettagli, dall’aspetto fisico alla pacata immedesimazione, Alberto Attorri ha saputo trasmettere quella serenità d’animo che contraddistingueva il carattere del Santo.
La figura della cenciosa (Virginia Bamonti), un intermezzo di monologhi di saggezza popolare scaturita dalla “pazza del paese”, è stata interpretata con gesti e tono della voce in forma caricaturale, in cui a tratti è prevalso l’aspetto buffo che, se da un lato ha dato vivacità a dialoghi particolarmente intensi, dall’altro non ha fatto emergere appieno il ruolo di questo personaggio che fungeva da raccordo tra le convinzioni di Pietro Bernardone e le motivazioni di una vita diversa del figlio Francesco, una rappresentante della mentalità popolana, semplice e vera, formata dalle difficoltà della vita e dalle tradizioni culturali.
A completare il cast, i ragazzi protagonisti delle scene corali che, con la preparazione accurata non dissimile dai ruoli principali, hanno contribuito a mantenere alta la qualità dell’opera.

Il lavoro di analisi e scelta compiuta dal regista ha creato omogeneità nei gruppi esaltandone le doti di ciascuno, creando uno spettacolo coeso sia a livello visivo che di qualità interpretativa.

 

 


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