ASCOLI PICENO – Pubblico in delirio per “Il Barbiere di Siviglia” andato in scena il 20 marzo al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno.
La regia curata da Francesco Calcagnini ha prodotto un’opera teatrale fresca, leggera, dal design contemporaneo, accessibile ai giovani e molto apprezzato anche dalle file degli appassionati più agè che hanno applaudito convulsamente non appena la scena lo permetteva.

Gli ingredienti per un’ottima presentazione c’erano tutti: il melodramma buffo su libretto di Cesare Sterbini musicato da Giochino Rossini, gli elementi scenici e i giochi di luci e video così come i costumi curati dai ragazzi dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino, i colpi di scena, un cast di professionisti noti oltreoceano, l’allestimento del Rossini Opera Festival, il coro del Teatro della Fortuna di Fano e l’ Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta dal Maestro Matteo Beltrami.
Con questi elementi di qualità è stato servito al pubblico ascolano, conoscitore di lunga tradizione dell’opera Rossiniana, uno spettacolo dal sapore autentico, con note d’avanguardia e dall’impiattamento contemporaneo più snello e piacevole da ascoltare.

L’allestimento ha previsto l’estrapolazione della trama eliminando virtuosismi scenografici di vecchio stampo prediligendo pochi elementi efficaci a descrivere il contesto dell’opera: effetti di luci sul palcoscenico ad ingannare lo spettatore sulla presenza fisica degli attori, un sapiente utilizzo della digital art con l’uso della grafica tridimensionale per trasformare il fondale in elemento scenico virtuale e condire di stupore e fascino surreale questa opera così acclamata. E’ stato esaltato il gusto di ogni singola interpretazione, il recitar cantando degli attori, con i loro abiti moderni, è parso disinvolto e molto più addentro al ruolo rispetto ad una performance in costume. La scelta di far agire gli attori tra il pubblico ha reso l’atmosfera più leggera e più immediato il coinvolgimento emotivo, platea e palcoscenico rappresentavano entrambi i luoghi della narrazione, scardinando il cliquè dell’azione sul proscenio.

La sala è stato lo spazio aperto del racconto, qui l’innamorato conte d’Almaviva (il tenore Giulio Pelligra) canta il suo amore per Rosina (contralto – Josè Maria Lo Monaco); è luogo d’incontro tra il conte e il barbiere di Siviglia, Figaro (il baritono Rodion Pogossov); è punto d’arrivo per l’ubriaco ufficiale a cavallo, sempre il conte sotto mentite spoglie; è la parte esterna della casa di Don Bartolo (basso – Bruno Praticò), anch’esso innamorato e tutore di Rosina, dove arriva anche Don Basilio (basso – l’ascolano Alessandro Spina) sacerdote e confidente di Don Bartolo.

Sulla ribalta si rivela la dimensione onirica cercata dal regista: ironia e ilarità del melodramma si accostano a pochi oggetti di scena dal design classico, elementi aerei quali una testa e una canna di cannone sincronizzati con i rispettivi passaggi musicali, proiezioni digitali e grafismi video e una continua presenza fisica di figuranti usciti dalla fantasia infantile che, con movimenti schematizzati favoriscono la comicità e completano questo quadro dal sapore metafisico di De Chirico.

Questo ensemble di impronta giovanile ha portato ad una fruizione migliore di questa opera lirica, più vicina alla realtà contemporanea, scendendo dal piedistallo della severa tradizione. Si è potuto cogliere tutta la bellezza della storia e apprezzare l’impostazione del cantante lirico senza essere colti dalla noia grazie alla dinamicità con la quale è stato pensato l’intero allestimento.


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