VERONA –  “Opportunità da scoprire per le varietà di vite da vino resistenti”, questo il  titolo del convegno e della tavola rotonda organizzato a Veronafiere dall’Informatore Agrario, in collaborazione con Vinitaly, Crea ed Ersa. Nuovi progressi dalle biotecnologie per aiutare i vitivinicoltori a coltivare uve con minor uso di fitofarmaci e ottenere vini sostenibili a vantaggio della salute dei consumatori. Nel convegno durante il  Vinitaly,  si è parlato delle potenzialità, i limiti e le prospettive delle viti resistenti. 

Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario spiega: ”L’aumento della temperatura di circa 2°C nelle principali zone viticole e la comparsa di nuove malattie come la virosi del Pinot grigio oggi impongono di pensare a nuove soluzioni a basso impatto ambientale come l’impiego di varietà resistenti naturalmente”.

Il professor Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura dell’Università di Milano, afferma “finora le varietà di vigneti resistenti hanno  incontrato la resistenza dei viticoltori dell’Europa meridionale, perché si tratta di viti che sopportano il freddo, elemento visto come una possibilità per sfondare nei paesi nordici. Credo che, quando nel 2017 la Francia registrerà nuovi vitigni resistenti, allora forse i produttori prenderanno in maggiore considerazione l’opportunità offerta dalla ricerca».

Si pone l’obiettivo di creare piante più resistenti a fitopatologie, alla siccità, alle malattie, ma anche per avere una maggiore sostenibilità ambientale, Matteo Velenosi, figlio dei produttori della nota azienda ascolana Velenosi Vini, impegnato attivamente  nel progetto, dopo la presentazione alla 50esima edizione del Salone internazionale del vino.

Ventuno i milioni di euro affidati dal Mipaaf al Crea (principale Ente di ricerca italiano dedicato all’agroalimentare,  vigilato dal Mipaaf ), per la ricerca e le biotecnologie volte a rendere la viticoltura a minor impatto ambientale, ci  parli del vostro progetto? “L’Ente Crea è  a servizio della Regione e delle aziende, un Ente che lavora con le aziende e ascolta quello che vuole il mercato. Quello che stiamo facendo è ricerca, facciamo Passiti, abbiamo cercato di appassire alcuni vini, (Greco di Tufo, Malvasia Mediterranea). Abbiamo prodotto un buon risultato per le aziende che hanno più know-how e un ritorno economico. Lavoriamo al sud e anche in Puglia si possono creare spumanti e passiti. Il Vinitaly è un modo per farsi conoscere, il sito del Crea è a disposizione delle aziende. Il nostro obiettivo è collaborare con le aziende per poter portare innovazione industriale”.

Bio e  sostenibilità sono due temi di forte attualità, quali progetti ?” Facciamo un appassimento solo naturale, sfruttando il ciclo diurno, con un circolo di aria naturale, seguendo un aspetto biologico. Nelle Marche, ci sono progetti legati all’aspetto salutistico del vino e li stiamo studiando, (bio + polifenoli) un aspetto che può riguardare il passito.”

Una laurea magistrale in enologia, viticultura e mercati vitivinicoli, impegnato nella ricerca con  l’Universita’ degli Studi di Bari ed il Consiglioper la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA)di Turi, come è nata la tua passione, un gene di famiglia? “Diciamo che essendo tra i vigneti sin da piccolo la passione è nata in famiglia, poi ho continuato per la mia strada, iscrivendomi all’Istituto Agrario ‘Ulpiani’ di Ascoli, in un ambiente frizzante e dinamico e poi ho proseguito i miei studi nel settore appassionandomi alla ricerca.”

 

 

 


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