ASCOLI PICENO – Nota stampa di Confindustria Ascoli Piceno.

In un momento di possibile ripartenza del nostro sistema economico, assumere comportamenti rigorosi ed ispirati a ragionevolezza rispetto alla sostenibilità dell’impresa è opportuno, irrinunciabile ed eticamente doveroso.

Il Piceno è stato testimone diretto di quanto possa essere dannoso un tipo di contrattazione poco lungimirante, che ha prodotto perdita di competitività dei nostri stabilimenti e conseguentemente l’abbandono da parte di tante grandi aziende che hanno preferito rilocalizzarsi in aree più attrattive in termini di competitività del territorio, non semplicemente per i costi più bassi.

Bruno Costantini, presidente della sezione metalmeccanici di Confindustria Ascoli Piceno, precisa che “la tenuta di un sistema produttivo locale deve distribuire ricchezza solo se è stata prodotta e solo dopo che è stata prodotta; questo significa realizzare una dinamica “sana”, senza i meccanismi che ci hanno contraddistinto in passato e che ci hanno fatto perdere posizioni e non crescere”.

Prosegue ricordando che “siamo consapevoli e convinti che i vecchi modelli di relazioni industriali vadano, con responsabilità, riformati, semplificati addirittura, recuperando il rapporto diretto tra efficienza, produttività e redditività delle aziende e retribuzione dei lavoratori”.

Considerazioni che confermano come “simili comportamenti non significano eliminare garanzie e tutele, al contrario sono il presupposto fondamentale affinché se ne creino di concrete e durature”.

Massimo Andreani, vice presidente di Confindustria e delegato alle relazioni industriali, ricorda” rendiamoci conto che serve un rinnovamento contrattuale”, quello che ha proposto ad esempio Federmeccanica all’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale di settore.

Una proposta che parte dal riconoscimento dei cambiamenti intervenuti e che intende non subirli ma gestirli: distribuire ricchezza non avendola prodotta, ma sul presupposto di produrla in futuro, come fatto finora, penalizza sia le aziende, che non riescono ad investire e quindi a mantenersi sul mercato, sia i lavoratori che comunque scontano una riduzione del loro potere di acquisto da parte del fiscal drag,  ma spesso pagano la perdita di competitività delle aziende in cui sono occupati con la perdita del posto di lavoro.

Distribuire ricchezza non “a pioggia”, ma dove viene prodotta, cioè in azienda, e quando viene prodotta, cioè in funzione dei risultati aziendali conseguiti è la condizione necessaria e sufficiente per il mantenimento dell’iniziativa economica e dell’occupazione, ed è anche l’unica via possibile di partecipazione, perché partecipazione significa condivisione degli obiettivi e dei risultati.

E’ virtuoso e non negativo il mantenimento dell’azienda come “bene comune”, in cui si contengono i costi e si realizzino, laddove possibili, le dinamiche distributive di ricchezza, sotto forma di premi variabili, di servizi e prestazioni di welfare, di investimenti in formazione.

In conclusione Costantini pone l’accento sul fatto che” la proposta  di Federmeccanica rappresenta una visione concreta di come si possa lavorare, con responsabilità e condivisione, ad un nuovo patto Impresa-Lavoro finalizzato a far  crescere le nostre aziende e le persone che vi sono occupate”.


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