ASCOLI PICENO – Nella mattinata del 30 agosto i Carabinieri del Ros, collaborati dai Comandi Provinciali di Ascoli Piceno e Teramo, hanno eseguito un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Ascoli Piceno, su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di Franco Giorgi (73enne di Ascoli Piceno) e dei cittadini nordafricani Botros Gamal Saad Rezkalla, Alarbi El Tumi Ibrahim Khalifa e Alarbi Mohamed Khalifi indagati per traffico internazionale di armi in concorso.

Dei quattro catturandi solo Botros si trova in Italia ed è stato tratto in arresto. (CLICCA QUI)

L’operazione è stata rinominata “Sniper”.

L’attività investigativa, avviata dal Ros nel marzo 2015 a seguito di un anomalo sequestro di persona avvenuto in Libia e denunciato dallo stesso Giorgi ai Carabinieri di Ascoli, ha documentato il tentativo da parte di quest’ultimo di esportare nel Paese nordafricano, con l’intermediazione del predetto Botros, un ingente quantitativo di armi, del valore dichiarato di circa 15 milioni di euro, da destinare ai fratelli libici Alarbi El Tumi, emissari per conto della cosidetta Brigata di Zintan, il tutto in violazione dell’embargo in materia di armi, cui è stata assoggettata la Libia.

L’indagine, che si è sviluppata nell’arco di circa un anno mediante intercettazione telefoniche e ambientali, pedinamenti, esami testimoniali e riscontri documentali, ha permesso di accertare il ruolo di Franco Giorgi quale broker nel settore del traffico illegale di materiale d’armamento, reperito da aziende di settore operative nell’est Europa, specificatamente in Slovenia, Serbia, Macedonia e Bulgaria.

Quest’ultimo era solito operare per conto delle citate aziende con un mandato di rappresentanza retribuito in percentuale al valore dei contratti approvvigionati. Il modus operandi adottato per i suoi affari prevedeva un articolato sistema per la stesura di contratti, basato sulla ricezione della commessa, l’inoltro dell’ordinativo alle relative aziende produttrici di materiale d’armamento, l’emissione da parte di queste di fatture simulate riportanti articoli e materiali diversi dal reale oggetto della compravendita.

L’acquisto delle armi non si è realizzato in quanto Botros, dopo essersi impossessato dell’anticipo di 190 mila euro versato dai due acquirenti, si è reso temporaneamente irreperibile facendo fallire gli accordi e determinando il presunto sequestro di Giorgi, nel frattempo recatosi in Libia.

Giorgi, per quanto è stato possibile accertare, rilasciato dai “sequestratori”, risulterebbe “trattenuto” dalle autorità facenti riferimento al Governo libico di unità nazionale, in quanto accusato di traffico d’armi, in attesa che si verifichino le condizioni per una sua eventuale consegna all’Autorità Giudiziaria italiana.

Nel corso dell’indagine si è registrata la convergenza investigativa con una parallela attività d’indagine condotta nel Regno Unito dal Metropolitan Police Counter Terrorism Command, nei confronti di un cittadino libico residente in Gran Bretagna risultato in contatto con i due fratelli Alarbi.

Le risultanze investigative dell’indagine italiana, acquisite in rogatoria internazionale dall’Autorità Giudiziaria inglese, hanno fornito importati elementi di riscontro al procedimento penale anglosassone, promosso dal Crown Prosecution Service per reati previsti dalle leggi  in materia di terrorismo ed immigrazione clandestina, consentendo, nel giugno del 2015, l’arresto e la sua successiva condanna in Inghilterra a 6 anni di reclusione.

Gli esiti dell’indagine del Ros sono stati oggetto di studio e analisi da parte del Panel of Experts on Lybia delle Nazioni Unite che ha formalmente richiesto all’autorità giudiziaria ascolana di poter far confluire le informazioni nel rapporto redatto a favore del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ai fini dell’adozione di possibili provvedimenti sanzionatori.


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