ASCOLI PICENO – Cresce la polemica, speriamo non la montagna di rifiuti.

La querelle che ha diviso prima il sindaco di Ascoli Guido Castelli con il Presidente della Provincia di Paolo D’Erasmo (qui le parole iniziale di Castelli, qui la risposta di D’Erasmo), ora si allarga e trova la sponda di 18 sindaci del Piceno i quali firmano un comunicato dal titolo delicato, dal contenuto un po’ meno soffice.

Il titolo: “Il sindaco di Ascoli sia esempio da imitare e non esempio da evitare“. Di seguito il comunicato che pubblichiamo quasi integralmente.

“Il Sindaco di Ascoli Piceno, quando si parla di rifiuti, con la testa completamente presa dal disastroso bilancio di parte corrente del proprio Comune, non più garantito dalla gestione inappropriata della discarica di Relluce, perde lucidità in maniera clamorosa e insegue fantasmi e scheletri che, se controllasse bene, troverebbe solo nei suoi armadi. Si comprende chiaramente, e per questo il suo isterismo esternato va giustificato, che la discarica Relluce per lui, non è la soluzione da poter valutare al fine di una politica dei rifiuti davvero eco-compatibile, ma rappresenta, esclusivamente, un inusuale istituto di credito permanente, realizzato ad arte per spennacchiare i cittadini della nostra provincia, ascolani compresi. Insieme al suo competitor politico interno, Piero Celani, allora Presidente della Provincia, sottrasse a tutti i Sindaci delegati, la possibilità di pianificare le politiche ambientale in generale e quelle sui rifiuti in particolare, non costituendo l’ATA, unico organo legittimato a determinare le politiche sul territorio del settore rifiuti: troppo alto il rischio che gli altri Sindaci percorressero, come oggi finalmente stanno facendo, le vie della legalità amministrativa, a fronte dell’inutilizzo della “banca Relluce”. Così come appare chiaro il perché di una così bassa percentuale di raccolta differenziata nel Comune di Ascoli Piceno (la più bassa delle Marche, una delle più basse d’Italia): più differenziata equivale a meno conferimento in discarica, tradotto, più beneficio ambientale per i cittadini meno beneficio economico per coprire le falle della parte corrente del bilancio del Capoluogo.

Insomma, in una sui generis modalità amministrativa come quella dell’Amministrazione Castelli, il destino della tenuta finanziaria, che fai i conti con una manifesta incapacità di governo, si lega obbligatoriamente a quello di una impostazione sconsiderata sulle politiche di sostenibilità ambientale. Castelli, in queste ultime ore, dice che procederà alle vie legali per far luce sulla vicenda dei rifiuti nella nostra provincia. A questo scopo ci sentiamo in dovere di ringraziare il Sindaco di Ascoli Piceno: è assolutamente giunta l’ora di avere quella trasparenza indispensabile che, a causa sua, sulla questione rifiuti, il Comune di Ascoli Piceno ha sempre “abbancato” sopra il sormonto di degenerate falsità praticate ed omesse.

Facciamo, quindi, in rispetto dei cittadini, un po’ di chiarezza.

Dalla questa settimana, i comuni saranno costretti a portare i rifiuti fuori provincia, per un speriamo breve periodo di tempo, con un sicuro aumento dei costi. Ma come si è arrivati a questo? Nell’assemblea Ata di luglio è stata condivisa l’idea di portare per almeno altri due anni i rifiuti a GETA a fronte di un piano stralcio, in attesa della redazione del piano d’ambito (affidata, in seguito a bando pubblico, ad una società che sta già lavorando in tal senso). Geta, seppure una discarica di proprietà privata, ci avrebbe consentito di contenere i costi fino alla redazione del piano d’ambito. Alcune problematiche hanno fatto si che ad oggi non sia ancora pervenuto un parere dall’Arpam a riguardo e, pertanto, il Presidente D’Erasmo non ha emesso nessuna ordinanza straordinaria su Geta senza l’ok fermo dell’ente citato perché la salute e l’ambiente rappresentano la priorità della pianificazione amministrativa dei nostri comuni.

Ad ogni assemblea Ata, dalla sua tardiva costituzione formalizzata soltanto con l’insediamento dell’Amministrazione Provinciale D’Erasmo, i Sindaci e il Presidente dell’ATA hanno ribadito la necessità di portare la raccolta differenziata a percentuali alte; di investire in questa direzione in modo da ridurre progressivamente la quota di rifiuto indifferenziato da abbancare in discarica. La quasi totalità dei comuni della Provincia viaggiano con percentuali di raccolta differenziata superiori al 65%, con picchi di 70/80%, grazie anche ad un notevole impegno da parte dei cittadini e delle Amministrazioni, a differenza del comune di Ascoli Piceno, fanalino di coda della provincia e della Regione con un dato di poco superiore al 40%.

Del resto ad Ascoli abbancare i rifiuti nella discarica di Relluce ha fatto sempre comodo: grazie a tale abbonamento il comune Capoluogo ha rimpinguato i suoi bilanci proprio con gli introiti derivati dallo “scavare buche e riempirle di immondizia”, non ponendo alcuna attenzione all’ambiente, dati i numerosi sversamenti di acque luride che hanno inquinato le acque superficiali e profonde nel territorio circostante e portando a mare tutto quello che non sono stati capaci di contenere e, inoltre, provocando movimenti franosi in un versante già in equilibrio precario per natura. Oggi la zona di Relluce è una bomba ad orologeria, lo dice l’Arpam e lo dicono tutti gli enti che hanno bocciato senza mezzi termini il progetto della vasca 6. Non solo vi è stata la mala gestione in vita della discarica, ma anche il post mortem è stato abbandonato a se stesso.

La prima diffida ad Ascoli Servizi Comunali risale al 2013, nella quale si chiedeva il capping definitivo delle vasche. Altre diffide si sono succedute e molte altre proroghe sono state richieste e concesse alla società Ascoli Servizi Comunali, ma alla fine non è stato provveduto alla copertura definitiva delle vasche 4 e 5, nonostante la società abbia già intascato i soldi dalle bollette dei cittadini. Viene, quindi, da chiedersi: cosa ci avranno fatto con quegli oneri richiesti alle collettività del territorio? Oggi, scadute tutte le proroghe, la Provincia di Ascoli Piceno ha dovuto richiedere la riscossione delle polizze fideiussorie sulle vasche in modo da provvedere d’imperio alla copertura delle vasche ed al consolidamento delle stesse, dato che la condizione di equilibrio è ai minimi termini. Insomma, ci troviamo di fronte ad una situazione ecologica catastrofica.

Ascoli è l’unico comune che non paga l’Ata, con un debito di circa 2,5 milioni di euro. Da un anno a questa parte più del 40% dei rifiuti di questa provincia non viene pagato alle società che si occupano di gestire ed abbancare i rifiuti. Invece di pagare gli avvocati per scrivere ricorsi ad oltranza contro l’Ata e contro la provincia di Ascoli Piceno, il comune di Ascoli potrebbe pagare il servizio avuto così come stanno facendo tutti gli altri comuni. E’ a dir poco vergognoso che i comuni più piccoli tengano in piedi un sistema così complesso senza che il Capoluogo faccia la sua parte.

I Sindaci della provincia da qualche tempo hanno iniziato a ragionare sul futuro dei rifiuti con una idea di rispetto dell’ambiente sostenibile. L’ipotesi sulla quale concepire determinazione è quella di potenziare la differenziata, il riciclo e il riuso, e fare della discarica di Fermo una discarica di bacino che possa contenere anche i nostri rifiuti indifferenziati, ridotti drasticamente di quantità. La nostra idea è quella di evitare di creare nuove buche per seppellire i rifiuti.

Questo progetto però risulterà sempre zoppo, fino a quando anche il Comune di Ascoli Piceno non inizierà a ragionare per un futuro sostenibile del sistema rifiuti invece di continuare pervicacemente a remare contro per i meri interessi economici e finanziari del proprio Comune a discapito della salute e dell’ambiente dei cittadini di un intero territorio. Il Sindaco Castelli ha lavorato, da sempre, nell’unica direzione atta a garantire la riapertura della “bomba ecologica” che essi stessi hanno creato – basti pensare al nuovo progetto presentato il 9 settembre per una nuova vasca a Relluce, – piuttosto che preoccuparsi di risanare come un’Amministrazione avrebbe il dovere di fare.

Firmato

Sindaco di Acquaviva Picena – Pierpaolo Rosetti

Sindaco di Appignano del Tronto – Sara Moreschini

Sindaco di Castel di Lama – Francesco Ruggeri

Sindaco di Castorano – Daniel Claudio Ficcadenti

Sindaco di Colli del Tronto – Andrea Cardilli

Sindaco di Comunanza – Alvaro Cesaroni

Sindaco di Cupramarittina – Domenico Annibali

Sindaco di Force – Augusto Curti

Sindaco di Grottammare – Enrico Piergallini

Sindaco di Offida – Valerio Lucciarini

Sindaco di Monsampolo del Tronto – Pierluigi Caioni

Sindaco di Montedinove – Antonio Del Duca

Sindaco di Montegallo – Sergio Fabiani

Sindaco di Monteprandone – Stefano Stracci

Sindaco di Spinetoli – Alessandro Luciani

Sindaco di Ripatransone – Remo Bruni

Sindaco di Roccafluvione – Francesco Leoni

Sindaco di Rotella – Giovanni Borraccini


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