ASCOLI PICENO – Sentita partecipazione al convegno per il “NO al referendum” organizzato dal presidente dall’associazione AscolTiAmo, l’assessore comunale Giovanni Silvestri.

Nel corso del dibattito, moderato dal giornalista, caposervizio del Resto del Carlino di Ascoli, Roberto Fiaccarini, si sono alternate le motivazioni del sindaco Guido Castelli e l’ex Senatore Guido Calvi che, riconosciuto il significante del testo della riforma, hanno illustrato il significato attraverso le loro esperienze, di ampio raggio per quanto riguarda il Dottor Calvi e più mirate alla difesa della gestione territoriale per il primo cittadino ascolano.

L’avvocato Guido Calvi, pescarese di nascita, ha maturato la sua carriera politica e lavorativa nelle file di centro-sinistra con un percorso che parte dall’Ulivo del Governo Prodi, in veste di Senatore della Repubblica Italiana, si estrinseca con i DS (Democratici di Sinistra) di Massimo D’Alema, Walter Veltroni e Piero Fassino (fino al 2007 anno di trasformazione da DS all’attuale Partito Democratico) ricoprendo ruoli prestigiosi all’interno del sistema giuridico italiano:  membro del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa, Presidente del Consiglio di Garanzia e  vicepresidente della prima commissione permanente “Affari Costituzionali” entrando nello specifico della valutazione di progetti di legge di revisione alla Costituzione e altre leggi costituzionali fino a raggiungere una completa esperienza lavorativa e politica con l’incarico, nel 2010, di membro non togato della Commissione Superiore della Magistratura in casa PD.

Un tecnico, dunque, una coscienza di sinistra democratica che si schiera con forza a favore del NO sulla cartella elettorale.

Abbiamo chiesto al Dottor Calvi di illustrarci brevemente le ragioni del suo risoluto diniego verso questa riforma:

“Questo referendum – spiega Guido Calvi – si forma su una proposta di riforma costituzionale che è il peggio di ciò che si poteva proporre frutto di avventatezza e di non-cultura. Questa proposta crea una serie di problemi che ci porteranno al caos. Non è soltanto l’eliminazione di una Camera, come è stato più volte detto, che si poteva benissimo fare: il monocameralismo è in tanti altri Paesi, però tutti i monocameralismi sono retti da altri poteri che garantiscono il fatto che una sola Camera non sia l’espressione di un solo Partito di maggioranza che governa in maniera autoritaria il Paese. Questa riforma, invece, – prosegue nella sua motivazione – se abbinata alla riforma elettorale, porterà ad avere una sola Camera, un solo Partito ed effetti deleteri sugli organismi di controllo”.

L’ex Senatore si sofferma su questo passaggio perché, come specificherà nel proseguo dell’intervista, risulta particolarmente importante per uno Stato che si definisce una Democrazia. Attualmente è legge la riforma elettorale che prevede un premio di maggioranza pari al 54%, ciò significa che al Governo non ci sarà più una situazione di maggioranza relativa come quella attuale in cui più forze politiche si allineano per uno scopo comune, ma la maggioranza garantita dal 54% porterà ad una unica forza politica governante e quindi decisionista sulle varie proposte e attività di governo.

Ecco, allora, la ragionevole preoccupazione che determina la forza di un NO categorico: cosa può accadere se la riforma costituzionale passa e, come sintetizza il Democratico Calvi, viene “abbinata alla riforma elettorale, porterà ad avere una sola Camera, un solo Partito ed effetti deleteri sugli organismi di controllo: i giudici della Corte Costituzionale saranno eletti dalla maggioranza, i componenti laici del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) saranno eletti sempre dalla stessa maggioranza e quindi gli organi indipendenti e di controllo saranno frutto di una volontà unica e questa non è più Democrazia”.

“Io mi auguro che questa riforma non passerà perché gli Italiani non sono così avventati – conclude Calvi – altrimenti questa riforma ci fa uscire dalla storia del Costituzionalismo e dalla Democrazia del mondo liberal-occidentale.
Quindi mi auguro che gli Italiani, saggiamente votino NO”.

Un NO che non preclude a nuove proposte riformiste: “Noi abbiamo proposto di dimezzare il numero dei parlamentari sia del Senato che della Camera e dimezzare anche le indennità. Si ottiene un risparmio economico, si renderà più celere anche il processo legislativo e quindi c’è lo spazio per altre riforme. Questa invece, è la peggiore che ci si poteva immaginare”.

L’eco al NO di Guido Calvi si propaga dal sindaco Castelli che motiva la sua decisione sulla sua competenza in ambito territoriale analizzando uno dei possibili cambiamenti che questa riforma contiene: l’accentramento decisionale a Roma sulle esigenze di gestione dei Comuni.

“ Che la distribuzione delle competenze andasse rivista, è certo, – afferma Castelli – perché la riforma del Titolo V del 2001 aveva prodotto contenziosi e difficoltà però la frettolosità di questa riforma non risolve il problema.
Sui Comuni stabiliscono che il ciclo della spesa di ciascun Comune dipenderà da una scelta che sarà presa ed elaborata a Roma. Quindi l’idea è sempre quella di vedere i Comuni solo come dei centri di costo.  I Padri Costituenti avevano individuato nelle autonomie locali una ricchezza e non un centro di costo, con questa riforma si ritorna al concetto che ciò che è distante dalla possibilità di un controllo centralista è considerato comunque qualcosa da far confluire in una logica di comando centrale”.

Il primo cittadino sottolinea la mancanza della modernizzazione del sistema che invece promuove la riforma: “Io l’ho detto a Renzi, per modernizzare il Paese, le autonomie sono necessarie perché non è facendo un tweet o impostando un software da Roma generi una modernizzazione del Paese, perché una modernizzazione del Paese presuppone che ad Ascoli ci sia una persona capace che faccia da “presa a terra” per idee nuove.

Il mio NO – conclude il primo cittadino – si basa sul fatto che votando NO si può fare una nuova riforma che contenga le ragioni del SI, ma votando SI non si potrà tenere presenti le buone ragioni del NO”.


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