MONTEMONACO – “Lo stato di emergenza è terminato, è giusto che tutti i cittadini ripartano e così assieme a loro riparta Montemonaco. Non si può stare ancora a Casa Gioiosa tutti insieme fino ad una data non definita, ripeto lo stato di emergenza è finito”: Manuela Corbelli, vicesindaco di Montemonaco, spiega i motivi che hanno portato l’Amministrazione Comunale a chiudere la struttura che in questi mesi ha ospitato molte famiglie di Montemonaco le cui abitazioni sono inagibili a causa del terremoto.

Intanto anche la famiglia della signora Annarita Dominici (clicca qui) ha trovato ospitalità in un albergo di Comunanza, con una convenzione a carico dello Stato.

“Abbiamo fissato un punto di ripartenza, un ritorno alla normalità nelle proprie abitazioni” continua la vicesindaco.

Si può parlare di ritorno alla normalità quando le famiglie che erano a Montemonaco, ovvero nel loro paese, ora sono dislocate tra Comunanza, Ascoli e via dicendo. Non è forse più normale che restino vicino la loro residenza abituale?

“Tutti i campi presenti a Montemonaco hanno già chiuso, era giusto che chiudesse anche Casa Gioiosa. Lo stato di emergenza dura 60-90 giorni, non può essere infinito. E il sindaco stesso si è prodigato per trovare una sistemazione anche a quest’ultima famiglia”.

Ci spieghi la situazione di Casa Gioiosa. Di chi è e da chi viene gestita?

“Casa Gioiosa è di proprietà della Diocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto Marche. La gestione è affidata all’ente Oda Diocesana (Opera Diocesana di Assistenza, ndr)”.

Quindi chi ha deciso di chiuderla, la Diocesi?

“No, come ho detto prima, è una decisione dell’Amministrazione Comunale”.

In questi giorni abbiamo raccolto molte versioni, ci sono stati due comunicati della Curia. Il sindaco ad un incontro con i consiglieri comunali e poi coi residenti ha paventato come motivazione della chiusura i costi a carico del Comune, ribadendolo poi al Fatto Quotidiano (smentendolo invece a PicenoOggi: perché?, ndr).

“Noi soltanto venerdì, col comunicato della Curia, abbiamo avuto certezza di non dover pagare. La motivazione economica ovviamente resta. Anche se a carico della Protezione Civile, lei sa chi paga quei soldi?”

In che senso?

“Le spese della Protezione Civile sono sempre spese dello Stato quindi dei cittadini”.

Ma la spesa di un albergo a Comunanza non credo sia inferiore ai 10 euro giornalieri paventati per Casa Gioiosa. Inoltre non credo che il ritorno alla normalità di cui parla sia possibile se persone di Montemonaco, comunque accolte in una struttura cittadina, ora sono state trasferite ad Ascoli o Comunanza.

“Guardi, abbiamo il 70% di case inagibili, io stessa sono una vittima del terremoto ma in un mese e mezzo ho trovato una nuova abitazione. Bisogna ripartire. Per la famiglia Dominici ci siamo spesi direttamente, stamattina il sindaco li ha accompagnati alla frazione di Ferrà dove abbiamo trovato un appartamento libero e portato anche una stufa a pellet ma la signora non ha voluto quell’appartamento, e allora abbiamo ripiegato su Comunanza”.

Un’ultima cosa. Corrisponde al vero che lei in passato, prima dell’emergenza, ha gestito direttamente Casa Gioiosa?

“No, io non la gestivo, davo soltanto una mano”.

Non sappiamo quale fosse l’impegno richiesto, fatto sta che noi siamo arrivati al numero di telefono della vicesindaco proprio grazie alla pagina Facebook della Casa Gioiosa, dove, alla voce Informazioni, al primo posto figura il nome e il numero di telefono di Manuela Corbelli.

 

 

 

 


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