ASCOLI PICENO – Riportiamo e pubblichiamo un comunicato, giunto in redazione, da parte del Comitato Scuole Sicure Italia.

“Il Comitato Scuole Sicure Italia, che negli ultimi tempi ha ampliato i suoi confini ed ha raggiunto la Campania e la  Liguria, ha incontrato Save The Children. Il tavolo al quale ci siamo  seduti, è stato un momento di coesione e di sguardo verso il futuro. Sí, intorno a quel tavolo, abbiamo pensato a un’Italia che prende coscienza e diventa fautrice, promotrice e tutela dei bambini, dei giovani, dei  nostri ragazzi che saranno il nostro domani. L’emergenza, non può essere più lo strumento con il quale affrontare i problemi atavici del nostro Bel Paese, non possiamo più permetterci di parlare di prevenzione nei  momenti di emergenza. La prevenzione va pensata con una visione delle scuole 3.0. I nostri figli non possono più essere ospitati in strutture sismicamente vulnerabili, le loro vite non possono più essere appese al filo dello 0,1, 0,3 o 0,5, ossia, agli indici di vulnerabilità. I bambini meritano di abitare strutture in cui la loro vita non sarà in nessun modo turbata, strutture in cui giocheranno, studieranno, apprenderanno e creeranno una coscienza critica. Tutto questo si può ottenere con piccoli, semplici fatti: intanto colmando le lacune dei tanti riferimenti normativi. Si può far entrare tra gli edifici  strategici la scuola. Si può prevedere una sanzione per le amministrazioni che non effettuano le verifiche di vulnerabilità, si decide che il posto in cui i giovani passano gran parte del loro tempo non possa che esser sicuro al 100%. Abbiamo ricordato i giorni intercorsi dal 24 agosto 2016 ad oggi. Numerosi giorni di scuole chiuse per verifiche di agibilità e compilazione di schede AEDES. Questi mesi senza andare a scuola, non sono stati una vacanza, tutt’altro, questi  giorni di assenza, hanno causato un ritardo nella formazione dell’intera generazione scolastica del Centro Italia. I nostri figli, oltre ad essere in scuole non sicure, vivono stati di tensione emotiva, sono provati psicologicamente, e non hanno ricevuto la stessa preparazione dei loro coetanei nel resto d’Italia. Eppure a loro si chiederà di sostenere le prove invalsi, a loro si chiederà di sostenere gli esami di stato e i maturandi di queste terre dilaniate, dovranno fare gli stessi test di ingresso universitari di chi ha potuto prepararsi tranquillamente. Abbiamo parlato ancora di sicurezza e siamo entrati nel ginepraio delle prove di evacuazione, delle vie di fuga, insomma nel  groviglio di tutti quei presìdi che dovrebbero essere usati in tutta Italia e provati e riprovati con personale specializzato nella gestione delle emergenze. Qui torna il concetto di scuole sicure. Esse lo sono, anche quando permettono di abbandonare l’edificio senza nessuna  difficoltà. Quindi il discorso ha toccato il numero di studenti per ogni classe: la sicurezza all’evacuazione la si ottiene con l’abolizione 
delle classi pollaio. Altra problematica riguarda le scuole di quei piccoli centri nell’Appennino, che hanno perso ogni tipo di resilienza,  che hanno subito continui tremori, emergenza neve e solitudine. In quei posti i pochi bambini che sono rimasti, tre o quattro a paesino, non possono esser portati in scuole distanti anche 50 o 60 km. Quei bambini non si meritano ulteriori sacrifici alzandosi alle 6 del mattino per raggiungere una scuola. “Le scuole sicure”, è un punto di arrivo che si attua a piccoli passi, raggiungendo mete. Sicuramente, i genitori, tutti, vogliono ottenere questo tipo di scuola per i propri figli. Ma l’Italia della burocrazia e dell’immobilismo ha fatto perdere la speranza ai più. Noi, invece, con l’incontrarci prima tra noi così numerosi e poi con Save The Children che da sempre si occupa dell’infanzia e dell’adolescenza, abbiamo capito che questo pezzo di  futuro dobbiamo pretenderlo e possiamo ottenerlo. Nasce da questo incontro una fattiva collaborazione tra due realtà che collimano negli intenti e nelle finalità. Abbiamo acceso una speranza, c’è luce nel futuro.


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