ASCOLI PICENO – Una bacheca ricca di medaglie, quella di Daniela Masseroni, Campionessa di ginnastica ritmica che, insieme alle sue compagne di squadra, ha portato l’Italia ai primi posti della classifica mondiale: argento alle Olimpiadi di Atene 2004; argento alla gara pre-olimpica di Pechino 2008; quattro ori, due argenti e due bronzi ai Mondiali; un oro, cinque argenti e cinque bronzi agli Europei. “Dopo il ritiro dall’attività agonistica mi sono messa in gioco entrando a fare parte di una compagnia chiamata Rhythmix, con cui ho girato molti teatri – dice l’ex Farfalla azzurra – Tutto ciò che ho imparato grazie allo sport e a questa esperienza l’ho applicato poi al di fuori della pedana e del palco scenico, per esempio in Bosch, in cui sono stata assunta per il progetto ‘Allenarsi per il futuro’, volto all’orientamento professionale dei giovani. Partecipo agli eventi  in tutta Italia per pomuovere l’iniziativa e contribuisco alla loro organizzazione”.

La ginnastica ritmica rimane nel cuore di Daniela Masseroni, anche se non fa più parte di questo mondo: “Sono un po’ fuori dal giro, perché sono totalmente assorbita dal progetto, ma da quello che vedo la ginnastica ritmica si è evoluta tantissimo negli ultimi anni. Tutte le Nazioni ormai sono ad un livello molto alto. Credo comunque che l’Italia possa rimanere ai vertici anche in futuro”.

Daniela, racconta i tuoi esordi con la ginnastica ritmica.

“Io ho iniziato a sei anni vedendo mia sorella maggiore. Seguivo mia madre quando andava a prenderla agli allenamenti e copiavo i suoi gesti. L’allenatrice da subito ha visto che ero predisposta naturalmente e già a 8 anni facevo le gare al livello agonistico. La mia prima società è stata l’Orobica Ginnastica di Bergamo: sono rimasta lì fino a quindici anni, poi mi sono trasferita a Desio, al centro tecnico federale, dove si allena la Nazionale italiana. Dal 2008 al 2012 ho fatto parte del gruppo sportivo dell’Aeronautica Militare”.

Che emozione è stata salire sul podio alle Olimpiadi di Atene 2004?

“In realtà nel preciso momento della premiazione non ci siamo rese conto dell’importanza di quell’argento. Abbiamo realizzato quanto era successo una volta tornate a casa, con l’attenzione dei media e i vari riconoscimenti consegnatici per esempio dal Presidente della Repubblica e dal Presidente del CONI. Questo ci ha dato maggiore consapevolezza della nostra forza e delle nostre capacità, tanto che l’anno successivo abbiamo vinto il primo titolo mondiale a Baku, in Azerbaijan”.

Come hai vissuto il quarto posto alle Olimpiadi di Pechino 2008?

“E’ stata una grande delusione, una ingiustizia che va contro tutti gli insegnamenti dello sport. Ma da questa vicenda abbiamo tratto la nostra forza, la forza della squadra, un’unione tra di noi che ci ha fatto andare oltre la medaglia di legno molto amara, permettendoci di ripartire ancora più desiderose di dimostrare che l’Italia in realtà si meritava qualcosa in più. Nel 2009 e nel 2010, infatti, le Farfalle sono diventate Campionesse del Mondo. Poi io mi sono ritirata, ma nel 2011 l’Italia ha trionfato ancora”.

Cosa pensi della ginnastica ritmica mondiale oggi?

“Sono un po’ fuori dal giro, perché sono totalmente assorbita dal progetto, ma da quello che vedo la ginnastica ritmica si è evoluta tantissimo negli ultimi anni. Tutte le Nazioni ormai sono ad un livello molto alto. Un po’ mi dispiace di aver abbandonato totalmente questo mondo, perché rimane un legame forte, ma credo che l’Italia possa rimanere ai vertici anche in futuro”.

Qual è il messaggio che è importante trasmettere ai ragazzi?

“Io dico sempre di imparare dagli altri, trovare dei compagni di squadra ai quali dare e chiedere fiducia. Oltre a questo, di essere appassionati di quello che si fa, perché la passione è quella che ci permette di andare avanti nei momenti difficili, quando vorremmo gettare la spugna”.

I tuoi obiettivi per il futuro.

“Sono assunta in Bosch per seguire il progetto Allenarsi per il futuro e il mio scopo è quello di conquistarmi giorno dopo giorno la fiducia che il Dott. Roberto Zecchino mi ha dato, dimostrando che lo sport mi ha insegnato a crescere come persona e che davvero è stata una scuola di vita, anche per potermi rimettere in gioco al di fuori delle pedane e delle competizioni”.


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