ASCOLI PICENO – Da Innovazione tradizionale ad Open Innovation: è in atto un’evoluzione del concetto classico di “innovazione”, portato ad erigere barriere verso l’esterno da parte delle aziende e a ricorrere poco e male ai contributi esterni verso una nuova idea di innovazione, che invece fa riferimento alla condivisione per svilupparsi sui mercati.
Il Polo Scientifico, Tecnologico e Culturale Hub21, a tal proposito, è già online con eNNOVAMI.it, il portale in cui le idee incontrano le imprese, in cui i talenti incontrano risorse per poter sviluppare i propri progetti e viceversa.
“Un’interpretazione arcaica e fuori mercato di innovazione – sostiene il CEO di Hub21 Luca Scali – fa sì che, in Italia, il 33% delle aziende non sia soddisfatta delle sue risorse interne e, nonostante questo, il 70% delle aziende non collabori con le startup in modalità open innovation, rinunciando spesso ad uno strumento più rapido di accesso alle idee ed a strategie rivoluzionarie”.
Nella piazza virtuale di eNNOVAMI.it possono iscriversi (e ce ne sono già) aziende che con l’obiettivo di investire in innovazione pubblicano delle richieste di collaborazione. Naturalmente, l’iscrizione è aperta alla persona, alle persone o alla startup che ha un’idea, cerca o sceglie un’azienda che voglia contribuire a realizzarla ed invia il progetto.
Di Open Innovation se ne parla dal 2003, quando è stata introdotta una sua prima definizione: opposta alla “closed innovation”. Oggi fare innovazione in modo aperto, implica che l’azienda per massimizzare l’efficacia delle proprie azioni di sviluppo, decida di importare innovazione da cluster esterni. Seppure il 49% delle grandi aziende italiane riconosce che lavorare con gli imprenditori e le startup sia importante o persino essenziale per la crescita e l’innovazione, aziende e startupper faticano a trovare oggi modelli di collaborazione efficaci.
In Italia l’Open Innovation vale una crescita del Pil dell’1,9% pari a circa 35 miliardi di Euro, ma basti pensare, addirittura, che appena il 30% delle imprese italiane ha delle startup come fornitori. Solo il 17% delle grandi aziende che si dichiarano favorevoli all’open innovation ritiene che soggetti esterni possano contribuire alla crescita dell’azienda. Dalla lettura di analisi e report dedicati, abbiamo schematicamente individuato una serie di cause che giustificano questa diffidenza:
  • i team di lavoro delle aziende strutturate possono ritenersi inadeguati, ovvero “ancora non pronti” e impreparati a lavorare con le Startup;
  • spesso le Startup non rispondono ai parametri imposti dalla procedure aziendali interne per essere qualificati come regolari fornitori;
  • la “funzione marketing”, o la “funzione R&D” non sono ancora strutturate e/o pronte ad includere nel portafoglio nuovi prodotti o servizi, e in generale Innovazione provenienti dalle Startup;
  • spesso nelle imprese manca la cultura aziendale adatta a lavorare con attori destrutturati come le Startup.
Sarebbe più opportuno parlare, quindi, non tanto di Innovazione Aperta quanto invece di Apertura all’Innovazione.
Esistono inoltre indubbi vantaggi (anche fiscali) per far sì che una azienda voglia allearsi con una Startup: o creare semplicemente una collaborazione o acquisirne una parte o il controllo. Dal 2017, per quest’ultimo caso, la misura delle agevolazioni aumenterà al 30% (dell’importo investito) con aliquota unica per gli investimenti delle persone fisiche, delle persone giuridiche e in start-up innovative a vocazione sociale o del settore energetico. Detrazione (i) IRPEF – detrazione annua massima di € 1.000.000; (ii) IRES – detrazione annua massima di € 1.800.000.
Hub21 si prefigge dunque di diventare un punto di riferimento per imprese, professionisti e startup che vogliono lavorare in network con un modello di business più flessibile e in grado di ridurre i costi e i tempi che, nei processi classici di sviluppo sono particolarmente lunghi, tra ideazione e commercializzazione, tra l’idea e la sua realizzazione pratica.

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