ROMA – A poco più di sette mesi dalla prima scossa si conta una vera strage di oltre diecimila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto delle scosse e del maltempo che hanno fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo, con decessi, malattie e diffusi casi di aborto.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione dell’arrivo a Cascia del maxigregge di quasi mille pecore donate dai pastori sardi dell’organizzazione ai loro colleghi delle aree terremotate per rinnovare l’antica tradizione agropastorale della “paradura” con la quale vengono offerte in dono una o più pecore a chi cade in disgrazia per risollevarne le sorti.

La consegna del gregge, che conta anche numerosi agnellini, è avvenuta in un clima di festa con uno scambio di prodotti tipici della tradizione sarda e umbra, rallegrato da musiche folcloristiche e che ha coinvolto, per iniziativa della Coldiretti, centinaia di agricoltori e allevatori, oltre ai rappresentanti delle Istituzioni.

“L’area del cratere – sottolinea la Coldiretti – è a prevalente indirizzo agricolo con una significativa presenza di allevamenti che è importante sostenere concretamente affinchè la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.

Sono 25mila le aziende agricole e le stalle nei 131 comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo con 292mila ettari di terreni agricoli coltivati soprattutto a seminativi e prati e pascoli da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5%), secondo le elaborazioni Coldiretti sull’ultimo censimento Istat. Significativa la presenza di allevamenti con quasi 65 mila bovini, 40mila pecore e oltre 11mila maiali che sviluppano un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.

“Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l’attività produttiva nelle campagne con lo stress da scosse e freddo che ha tagliato del 30% la produzione di latte mentre lo spopolamento – sottolinea la Coldiretti – ha ridotto le opportunità di mercato. Il dono del maxigregge è stato realizzato grazie ad una operazione logistica organizzativa senza precedenti coordinata dalla Coldiretti con l’arrivo di pecore da tutta la Sardegna, dalla Barbagia alla Gallura, dall`Ogliastra al Campidano, dalla Nurra al Sarrabus. Il punto di raccolta anche per il foraggio – continua la Coldiretti – è stato il centro ricerche Agris di Bonassai, nel Sassarese da dove, a bordo di autoarticolati, le pecore sono partite per raggiungere il porto bianco di Olbia per l’imbarco lo scorso 31 marzo verso Civitavecchia per arrivare poi, attraverso il percorso stradale, a Cascia”.

Un gesto di solidarietà che acquisisce ancora maggiore valore se si considera che tantissimi pastori si sono privati di parte del proprio gregge nonostante la drammatica situazione di crisi che sta vivendo l’allevamento in Sardegna dove si trova il 40% delle pecore italiane. “Dalla mungitura quotidiana di una pecora si ottiene in media un litro di latte che nell’Isola viene pagato ad un prezzo dimezzato rispetto a due anni – denuncia la Coldiretti – di appena 60 centesimi rispetto ad 1 euro di fine campagna 2015. Una elemosina che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti nell’Isola. E’ stato deciso – precisa la Coldiretti – di assegnare le pecore a 40 pastori umbri con una consegna casuale “a stumbu” fatta da un bambino bendato, secondo l’antica tradizione. In aiuto delle campagne terremotate – sottolinea la Coldiretti – c’è stata una enorme mobilitazione degli agricoltori italiani. Sotto il coordinamento di una apposita task force sono state avviate dalla Coldiretti numerose iniziative assieme all’Associazione Italiana Allevatori e ai Consorzi Agrari che hanno consentito anche la consegna di mangiatoie, mangimi, fieno, carrelli per la mungitura, refrigeratori e generatori di corrente oltre a roulotte, camper e moduli abitativi.”.
Ma hanno avuto rilevanza anche le operazioni “adotta una mucca”, che ha già dato ospitalità ad almeno 2 mila pecore e mucche sfollate a causa dei crolli delle stalle, e “dona un ballone” di fieno per garantire l’alimentazione del bestiame. E non è mancata la solidarietà della gente comune con una vera corsa all’acquisto dei prodotti terremotati che ha coinvolto quasi 1 italiano su 4 (24%) compreso il Santo Padre che ha incaricato espressamente l’Elemosineria Apostolica di comprare prodotti alimentari tipici delle aree colpite da distribuiti a diverse mense caritative della città di Roma per la preparazione dei pasti donati. “Una opportunità resa possibile – sottolinea la Coldiretti – anche grazie ai mercati degli agricoltori di Campagna Amica che continuano ad ospitare, dalla Capitale a tutta la Penisola, gli agricoltori terremotati rimasti senza possibilità di vendita. Sono stati acquistati quasi diecimila cesti di Natale con i prodotti delle aree colpite dal sisma, anche grazie all’enorme successo della vendita on line dal sito www.campagnamica.it, mentre oltre 50mila italiani hanno assaggiato la “caciotta della solidarietà”, ottenuta con il latte raccolto dalle stalle terremotate di Norcia, Amatrice e Leonessa, e il “cacio amico” fatto con il latte degli allevamenti marchigiani. Per aiutare le aree rurali – conclude la Coldiretti – è ancora attivo uno specifico conto corrente denominato “COLDIRETTI PRO-TERREMOTATI” (IBAN: IT 74 N 05704 03200 000000127000) dove indirizzare la raccolta di fondi”.

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