ASCOLI PICENO – Artigiani, commercianti e piccoli imprenditori del Piceno al lavoro fino al 3 agosto solo per pagare le tasse. Ma negli anni passati era andata anche peggio. Dal 4 agosto, dunque, si comincerà a guadagnare per sostenere il proprio reddito e quello dell’impresa. Il che vuol dire 216 giorni di lavoro per pagare i tributi e 149 giorni per il reddito d’impresa e per i consumi personali.

Questa la fotografia della pressione fiscale nella nostra provincia elaborati dall’Osservatorio permanente sul fisco della Cna nazionale. Il miglioramento, piccolo ma comunque significativo, sta nel fatto che nel 2014 sempre in base ai dati elaborato dalla Cna nazionale il lavoro per il fisco finiva il 14 di agosto. “E’ anche vero – precisa Francesco Balloni, direttore della Cna Picena – che nel 2011 artigiani e commercianti Piceni dovevano lavorare per le casse dello Stato e degli enti locali solo, sempre si fa per dire, fino al primo agosto. In quattro anni, poi, la pressione è lievitata e si è arrivati alla data del 14 agosto registrata due anni fa. Ora la stessa analisi ci fa sapere che siamo arrivati al 3 agosto. Un piccolo segnale di speranza, visto che a fronte dei 14 giorni erosi fra il 2011 e il 2015, nel 2016 le imprese ne hanno riconquistati 11”.

Il miglioramento della pressione fiscale fa anche sì nel 2016, sulle 135 realtà provinciali prese in considerazione dallo studio della Cna nazionale, il Piceno si collochi all’43° posto a fronte di un più “pesante” 84° posto del 2014. I dati elaborati dalla Cna fanno riferimento a un’impresa individuale “tipo” che si ipotizza utilizzi un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e che abbia un negozio destinato alla vendita di 175 metri quadrati. L’azienda “modello” dispone, inoltre, di macchinari, attrezzature, macchine d’ufficio e di un automezzo per il trasporto conto proprio.

Con questi parametri, ad Ascoli Piceno, questa impresa nel 2011 pagava 1.282 Euro di Imu più Tasi mentre ne 2017 ne dovrà pagare 3.380. Sempre nel 2011 pagava 1.724 Euro di Tari (nel 2017 1.646). Nel 2011, 7.568 Euro di Irap, nel 2017 2.933. Nel 2011, 9.253 Euro di Irpef più Iri, nel 2017, 8.602 Euro. Sommando a questo il calo significativo anche delle addizionali regionale e comunale, se la pressione fiscale nei suoi confronti nel 2011 era del 58,2 per cento del fatturato totale dell’impresa, nel 2017 sarà del 56 per cento. Dato ancora più significativo se si pensa che l’anno peggiore fu il 2014 con una pressione fiscale schizzata al 62,2 per cento.

Sommando e sottraendo tutto, nel 2017, l’impresa che abbiamo analizzato si ritroverà con un reddito netto disponibile di 21.996  Euro, mentre nel 2011 gli euro che per semplificare gli restavano in cassa, erano 20.902.

Questo vuol dire sempre in base ai dati elaborati dalla Cna nazionale per la Cna di Ascoli che nel 2014 la percentuale di incidenza di tutte le imposte e i tributi gravava per il 62, 2 per cento sul fatturato dell’impresa mentre nel 2016 questa percentuale scende al 59,7 per cento. E nel 2017 si attesta ancora più al ribasso, al 56 per cento.

“Registriamo il dato incoraggiante anche se lavorare fino al 3 agosto per il fisco non è proprio il massimo per chi fa impresa”. Conclude Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli.

E aggiunge: “Inoltre non possiamo non rilevare che, se consideriamo che molte delle nostre piccole imprese hanno volumi inferiori a quelli parametrizzati nell’indagine, quei ventimila e poco più Euro che restano nella disponibilità dell’imprenditore, e per fortuna sono un pochino di più di quanti gliene sono rimasti nel 2014 o nel 2016, rappresentano un reddito al limite del sostentamento e che rende proibitiva la possibilità di investire per l’innovazione e la crescita aziendale”.


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