ANCONA – Nel 2016, 417 donne si sono rivolte ai cinque Centri antiviolenza marchigiani.

Si stima che siano solo il 10% delle vittime: quelle che hanno avuto il coraggio di segnalare la propria situazione per chieder un aiuto. Il profilo della vittima di violenza è quello di una donna di età compresa tra i 36 e i 45 anni (31,5%), coniugata (46,5%), italiana (78%), con figli (67%), con diploma di scuola media superiore (54%) e, a seguire, laureata (27%), con un’occupazione stabile (38,4% – in cerca di prima occupazione il 18,5%). Un profilo che conferma quello del biennio precedente, con un’età media lievemente innalzata rispetto al 2015 (incremento della classe 1951-1960, decremento della 1971-1990).

Lo stato civile, quando dichiarato dalla donna maltrattata, è coniugata per il 46,5% e nubile per il 23,7%. Quelle separate sono 62 (59 nel 2015), mentre divorziate risultano 28 (15 nel 2015). Dati importanti che ribadiscono la rilevanza della violenza in famiglia. La maggior parte sono donne che vivono in un contesto familiare (coniugate o conviventi), vittime spesso del marito o del partner: su 173 donne coniugate, 136 segnalano il marito come maltrattante. Gli autori della violenza sono uomini di età compresa tra i 46 e i 55 anni (31,9%), di nazionalità italiana (83,5%), con diploma di scuola media superiore (54%) e occupazione stabile (49,5%).

Il profilo tratteggiato è quello di uomini “assolutamente normali”, avulsi da “caratteristiche devianti” che corrisponde a quello delle vittime, contraddicendo lo stereotipo della differenza socioculturale come causa di dissidi. Il 37,8% sono coniugi, autori principalmente di violenza psicologica (73% dei casi) e fisica (54% a testimonianza della copresenza di diversi tipi di maltrattamenti).

Il 55,7% dei figli minorenni e il 20,3% di quelli maggiorenni hanno assistito o subito la violenza familiare, introiettando modelli relazionali basati sulla sopraffazione e la mancanza di rispetto. Il 39,6% delle donne che hanno indicato “azioni successive alla violenza” ha segnalato il ricorso al Pronto soccorso.


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