CASTORANO – Nella primavera del 2014 vi parlammo della storia della mensa della scuola materna ed elementare di Castorano (CLICCA QUI). Utilizzammo le voci di alcuni genitori e della cuoca che lavorava nella struttura per scrivere di quello che accadde in quel periodo nella cittadina picena, quando si alzò un polverone attorno ai pasti che venivano serviti quotidianamente ai bambini.

La questione adesso è finita in tribunale visto che il 22 ottobre si è tenuta l’udienza preliminare. Il prossimo 24 maggio, in sede dibattimentale, il presidente della cooperativa, la Iside, che forniva i pasti, si dovrà difendere dall’accusa di aver violato il capitolato di appalto stipulato col Comune di Castorano. La tesi d’accusa sostiene infatti che ai bambini siano stati serviti alimenti diversi da quelli previsti nel contratto fra la stessa cooperativa e l’ente. In particolare si tratterebbe di prosciutto senza marchio Dop, olio non biologico e mozzarelle e carne bovina provenienti dalla Polonia anziché di origine locale.

Ma accanto al percorso giudiziario appena apertosi c’è la storia di una persona che può considerarsi al centro dell’intera vicenda della mensa di Castorano. E che sembra un po’ dimenticata dai più recenti sviluppi. Stiamo parlando della cuoca Anna Maria Profili, per sette anni dipendente proprio della Iside e che dopo lo scoppio del caso “mensa” perse il suo lavoro.

La cuoca, che sarà sentita come testimone nel filone principale e che probabilmente si costituirà parte civile come ha già fatto il Comune di Castorano, è nel frattempo già comparsa in udienza, lo scorso 17 ottobre, per il parallelo procedimento per diffamazione da lei stessa aperto contro i suoi ex datori di lavoro. Intorno alla questione, infatti, ci sono due versioni. Quella della Iside che sostiene che la cuoca non abbia adempiuto alle sue mansioni non controllando le forniture, comunque sporadiche per la tesi difensiva, e quella della stessa Profili che sostiene che non era a conoscenza del capitolato. Anna Maria, che oggi vive in Sardegna, ha sempre difeso il suo operato e il fatto di aver denunciato, due volte e la prima delle quali assieme a quattro genitori di Castorano, quello che secondo lei stava accadendo nella “sua” mensa.

Ma al di là degli strascichi giudiziari, la donna si porta dietro una serie di scorie che sembrano averla segnata particolarmente. “Dopo quello che è successo a cavallo fra il 2013 e il 2014 io sono stata costretta a mettere in vendita la mia casa di Castorano e a trasferirmi, insieme al mio compagno, in Sardegna”. Adesso Anna Maria lavora, in estate, in una gastronomia di Olbia, ma prima di prendere la decisone di accettare un lavoro a quasi 600 chilometri da casa, la cuoca ha provato a cercarne uno anche da noi. “Io mi sono iscritta a diverse agenzie interinali, ho lasciato curriculum e fatto colloqui ma in nessun caso sono stata richiamata”. Il timore è che la sovraesposizione mediatica (“sono finita sui giornali e la mia faccia in tv diverse volte in quei mesi” ci dice oggi) e, forse, la percezione in chi l’avrebbe potuta assumere “di una persona che poteva creare problemi”, abbiano inciso sulle sue ultime vicende personali.

Accanto a questo pure la sensazione di essere stata “scaricata” da qualcuno dei genitori che, anche nel 2014 quando intervistammo la Profili la prima volta, le erano accanto, fianco a fianco per difendere la salute dei loro figli. Dopo l’istituzione di una commissione mensa nella primavera 2014 e dopo diversi colloqui con il Comune nello stesso periodo, a Castorano infatti si sono tenute le elezioni per rinnovare consiglio comunale e carica di sindaco. “Da quel momento molti genitori che si erano candidati come consiglieri iniziarono a chiedermi perché non avessi denunciato prima i fatti. Non era mai successo prima. Il problema – ci spiega Anna Maria –  è che il mio lavoro non consisteva nel controllare l’aderenza delle forniture con un appalto che neppure conoscevo prima del natale 2013”.

Nonostante tutto, però, la cuoca, tornando indietro rifarebbe tutto. “Se non avessi fatto nulla forse avrei ancora il mio lavoro” è la versione di Anna Maria. “Ma non me la sono sentita. Per una questione etica”.

 


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