ASCOLI PICENO – Appuntamento culturale nel capoluogo.

Il 20 e 21 febbraio, al Teatro Ventidio Basso per “Stagione di Prosa” 2018, arriva “Medea” di Euripide,traduzione Umberto Albini con Franco Branciaroli Antonio Zanoletti, Alfonso Veneroso, Tommaso Cardarelli, Livio Remuzzi, Elena Polic Greco, Elisabetta Scarano, Serena Mattace, Arianna di Stefano, Francesca Maria, Odette Piscitelli Alessandra Salamida, Raffaele Bisegna e Matteo Bisegna, regia Luca Ronconi, ripresa da Daniele Salvo, scene Francesco Calcagnini, riprese da Antonella Conte, costumi Jaques Reynaud ripresi da Gianluca Sbicca, luci Sergio Rossi, riprese da Cesare Agoni e produzione CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati, Piccolo Teatro di Milano.

Franco Branciaroli riallestisce la Medea diretta da Luca Ronconi, di cui fu protagonista straordinario ed acclamato nel 1996.

Un doveroso omaggio al grande Maestro scomparso nel 2015 da uno degli artisti che ha lavorato con lui più a lungo e in maggiore vicinanza (basti ricordare spettacoli impressi nella memoria collettiva come La vita è sogno, Prometeo incatenato, Lolita), e un’occasione imperdibile di rivedere una delle pietre miliari della storia registica ed interpretativa del secondo Novecento. E lo spettacolo, che vide Branciaroli nei panni femminili di Medea, è una pietra miliare della storia del teatro nazionale. Infatti, se le letture in chiave psicologica di Medea portano a considerare questo personaggio il prototipo dell’eroina combattuta tra il rancore per il proprio uomo e l’amore per i propri figli, e le analisi sociologiche tendono a trasformare la principessa della Colchide in una sorta di precorritrice del movimento femminista, in realtà Medea è il prototipo del minaccioso impersonato da uno straniero, che approda in una terra che si vanta di avere il primato della civiltà. La sua esclusione è dovuta a paura di questa minaccia.

“Medea – leggiamo nelle note di regia di Ronconi – è una ‘minaccia’, una ‘minaccia’ che incombe imminente anche sul pubblico. Per questo suo essere un misteriosa e mostruosa può essere interpretata da un uomo. La sua non è una tragedia della femminilità. Io non interpreto una donna, sono nei panni di un uomo che recita una parte femminile, è molto diverso. Medea è un mito: rappresenta la ferocia della forza distruttrice. Rimettiamoci nei panni del pubblico greco: vedendo la tragedia, saprà che arriverà ad Atene una forza che si accanisce sulle nuove generazioni, i suoi figli: ‘Medea dallo sguardo di toro’, come viene definita all’inizio. Lei è una smisurata, dotata di un potere sinistro. Che usa la femminilità come maschera, per commettere una serie mostruosa di delitti: non è un caso che la prima a cadere sia una donna, la regina, la nuova sposa di Giasone. Franco Branciaroli”.


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