ASCOLI PICENO – “La chiusura degli ospedali di Ascoli e San Benedetto decretata dalla giunta regionale è una decisione che va scongiurata e contro cui metterò in atto azioni politiche in Parlamento”, è quanto dichiara l’On. Giorgia Latini della Lega.
“Il Pd regionale ha preso una decisione che, a tutti gli effetti, sembra un chiaro attacco all’area del Piceno – continua l’esponente leghista – la chiusura dei due ospedali contribuirebbe ad impoverire un territorio già messo a dura prova dalla crisi e che ha bisogno di nuovi investimenti e non di dismissioni scellerate”.
A sostegno della deputata ascolana anche il Commissario Regionale della Lega senatore Paolo Arrigoni: “Con l’avallo e la complicità dei propri sindaci il PD è andato ancora una volta contro gli interessi dei cittadini. Difenderemo in ogni modo il diritto alla salute degli abitanti del Piceno perché mantenere gli ospedali di Ascoli e San Benedetto e tutelare le eccellenze professionali che ci lavorano vale molto di più dei calcoli di bottega della giunta Ceriscioli.”
Prima iniziativa già da stamattina alle 10.30. Lo comunica il commissario provinciale della Lega Antonio Maria Antonini: “Raccoglieremo firme a sostegno della nostra iniziativa davanti all’ingresso dei due ospedali. Cominciamo così a fare la nostra parte per far sentire forte e chiara la voce delle migliaia di cittadini in difficoltà a cui la scellerata scelta dell’ospedale unico di vallata toglierà anche il diritto alla salute”.
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Quando ne hanno chiuso uno (il Madonna del Soccorso), invece, tutti zitti. Se la Latini non lo sa, gli spiego io che l’ospedale (l’ex) di San Benedetto del Tronto è diventato da diversi anni un mega ambulatorio e succursale dell’ascolano Mazzoni. Motivo per cui gran parte degli abitanti della costa sono felici di arrivare ad un vero ospedale… 20 chilometri prima. Signora Latini provi ad indire un referendum e vedrà che batosta prenderebbe. Parola di chi denuncia da 20 anni (inascoltato) la scomparsa dell’ospedale della sua città. Adesso che hanno toccato Ascoli scoppia la guerra. Ma per favore.