DAL CONSIGLIO COMUNALE APERTO SULLA SANITA’ AD ASCOLI.

PIUNTI SINDACO DI SAN BENEDETTO: “Si è cercato di creare campanilismo tra Ascoli e San Benedetto invece, grazie anche ai nostri rappresentanti in Regione, dobbiamo fare in modo che il Sud delle Marche venga ben difeso. Non ci dobbiamo più incartare sull’Ospedale Unico che per 16 anni ha coperto come una foglia di fico tutte le manchevolezze della nostra Sanità. Noi dobbiamo dare risposte ai cittadini dei servizi necessari: nessuno ha mai bussato alla mia porta chiedendomi l’ospedale unico o dove si facesse. Perché diventeremo una eccellenza regionale e ci permetterà di attingere anche dal vicino Abruzzo. Sta alla responsabilità politica prendere le migliori decisioni.

PEPPE GIORGINI CONSIGLIERE REGIONALE M5S: L’idea di Ceriscioli, di avere quattro ospedali, è per un motivo ben specifico, Pesaro esclusa. L’idea è di dare più strutture possibili alla Sanità privata. Me ne sono accorto con l’ospedale di Sassocorvaro, dato ai privati per 108 mila euro annui più Iva. La scelta dell’ospedale unico con un algoritmo è fallimentare: infatti a Pesaro l’algoritmo indicava una zona, poi Ceriscioli l’ha spostato a Muraglia. A Macerata l’algoritmo ha scelto un posto inquinato, quindi si è fatta altra decisione. Nel nostro territorio la zona scelta dall’algoritmo è una zona esondabile E2 e non rispecchia i territori.

Il punto iniziale è questo: l’ospedale di Ascoli non si può toccare. Ma come è possibile spendere 200 milioni di euro per fare dell’ospedale di Ascoli una larva, come è oggi quello di San Benedetto, e toglierlo dall’area del cratere del terremoto? A San Benedetto invece abbiamo una enormità di accessi e tre milioni di presenze turistiche che significa che ogni giorno ci possono essere 3 milioni di richieste (letterale, ndr). Visto che non si possono fare nelle zone indicate dal sindaco Stracci per questioni ambientali e per la vicinanza alle vie di comunicazione. Abbiamo individuato quindi Fosso dei Galli, in collina e vista mare, con 250 posti letto quindi circa 100 milioni di euro. Quindi un ospedale di San Benedetto di Primo Livello e di Ascoli di base, ma questo lo decideranno i tecnici.

Ascoli e San Benedetto ormai hanno lo stesso Dna, muore uno poi muore l’altro. Io lo dico sempre a Ceriscioli, non abbiamo più l’anello al naso e dipendiamo da anconetani e pesaresi. La festa è finita. Abbiamo bisogno di un rinascimento forte, non possiamo più sopportare i diktat dei pesaresi e degli anconetani.

ELISA FLORIDI: Intervengo come libera cittadina ma anche come operatore sanitario. Guardate i nostri bilanci: non accade mai che i nostri materiali vengono eliminati per limite di scadenza. Non abbiamo un servizio informatico completo. C’è la necessità di capire che anche l’utilizzo degli operatori amministrativi e sanitari va rivisto. Ho deciso di intervenire dopo che un ragazzo si è ferito facendo kitesurf alla Sentina, dove mio figlio pratica lo stesso sport. Ho avuto molta paura. Giorgini ha detto delle cose giuste ma non ritengo che l’ospedale di primo livello dia risposte alle cause di morte del nostro territorio, come le emergenze cerebro-vascolari, che devono essere poi affrontate in Ancona. Vanno lette le storie di queste emergenze. Io ho la sensazione che Ancona abbia deciso cosa fare e abbia mandato i suoi banditori a presentarci il conto. Lei Giorgini ha detto una cosa giusta, che noi ripianiamo i conti di Marche Nord, e forse anche per questo non abbiamo un sistema informatico adatto.

PIERO CELANI CONSIGLIERE REGIONALE FORZA ITALIA: In Italia le aziende sanitarie amministrano 6/700 mila persone, nelle Marche siamo al doppio. Manca totalmente la programmazione, siamo fermi al 2000. Manca un sistema informatico che ci consenta di fare un riscontro su quel che accade e quindi pensare al futuro. Noi non programmiamo nulla. Non è vero che vi sono stati tagli alla Sanità marchigiana: ci sono stati ogni anno decine di milioni in più, bilanci sotto mano. Quel che dico lo dico a ragion veduta. Il problema è la mancata riorganizzazione. Non sappiamo cosa vuole il cittadino, né sappiamo perché mancano i medici e perché i migliori se ne vanno. Il privato è una grande risorsa laddove il pubblico non arriva: prima dobbiamo sapere cosa può fare il pubblico. Mi devo anche togliere una sassolino. Si parla anche di sponsor privati, ma sulla Sanità prima di parlare di investimenti del tipo dell’Ospedale Unico io voglio risolvere questi problemi e quindi ci dicessero cosa vogliono fare e a quel punto ridiscutiamo dei due ospedali e come farlo.

MONICA ACCIARRI CONSIGLIERE COMUNALE: La sala piena testimonia come sia sentito il problema di non avere l’ospedale in una città capoluogo di provincia. Ringrazio i consiglieri regionali Celani e Giorgini che hanno avuto un rispetto istituzionale verso i cittadini che purtroppo non ha avuto il Presidente e Assessore alla Sanità, che, se pur avesse avuto tutti gli impegni del mondo, doveva mandare qualche esponente della maggioranza. Insomma: che tipo di Sanità vuole questa regione? Per aree vaste, per ospedali, per ospedali baricentrici. Non possiamo fare tutte cose slegate. Quel che si fa a nord deve essere fatto a sud. Se si rifà il nuovo ospedale di Pesaro perché obsoleto, allora perché non farlo anche a San Benedetto? Se a Fano si fa ospedale nuovo, allora perché qui ne facciamo soltanto uno? Tutti devono sapere che gli stessi sacrifici devono valere per il nord e il sud della Regione. Il primo campanello d’allarme è il Piano Sanitario scaduto nel 2014 di cui non si vede ancora la luce sul suo aggiornamento. Ci sono ospedali che nascono a spot: a Pesaro, poi a Macerata, invece non si capisce perché nel sud si tolgono due ospedali in due città importanti per farlo a Spinetoli mentre non si rifà quello che cade a pezzi, San Benedetto, perché Ascoli ce lo ha già.

Io non sono convinta come il consigliere Celani che questa regione navighi nell’oro dal punto di vista finanziario sulla Sanità. Noi abbiamo una premialità di 220 milioni grazie a virtuosismi fatti nel passato. Ci sono state assunzioni ma non nei settori dove ne avevamo bisogno. Sono state assunte 1000 persone che costano 50 mila euro l’anno senza avere dati sulle liste di attesa che ne hanno beneficiato. Perché non ci organizziamo come azienda ospedaliera? In questo caso terremmo con noi i soldi della mobilità attiva abruzzese, altrimenti continuano ad andare ad Ancona, oppure potremmo avere i nostri deficit ripianati. Se invece per le Marche questa non è una scelta strategica allora chiudiamo l’azienda di Pesaro che ci crea una mobilità passiva notevole. Dieci pesi e dieci misure. Dobbiamo valutare anche i rapporti tra il Pubblico e il Privato.

MASHA PARISCIANI OPERATRICE SANITARIA SAN BENEDETTO E ATTIVISTA M5S: In questi anni ho sperato che ogni volta che ci fosse un cambio di guardia ci fosse stato qualcuno che venisse a vedere quello che succede nei reparti. Mai accaduto. Un esempio personale: lavoro nel dipartimento di emergenza, vengo dal turno di notte e stanotte da sola ho accolto sette pazienti gravi provenienti dal Pronto Soccorso. Questo significa che le risorse non vengono gestite bene. Una settimana fa ho parlato col Primario di Ortopedia di Ascoli che sta lavorando con la metà dei medici in organico. Ci sono due soli infermieri per 23 pazienti. Se non siete in grado di gestire l’esistente è inutile parlare di ospedale unico. Non ci sono proprio le risorse fisiche per curare i pazienti che a volte vengono anche 5 o sei volte in ospedale con aggravio di costi.

BARBARA NICOLAI, SEGRETARIO GENERALE CGIL ASCOLI PICENO: Parlo a nome anche dei colleghi di Cisl e Uil. Presentammo a tutti i sindaci anche prima della conferenza del 2 agosto un documento sulla Salute nel Piceno. Prima di parlare dell’ospedale unico dobbiamo affrontare l’analisi dei bisogni e delle esigenze del territorio, per capire punti di forza e di debolezza del nostro sistema e se servono razionalizzazioni o potenziamenti. Ad esempio c’è il problema delle liste d’attesa e di come sul territorio sono ripartite le tecnologie esistenti. Dobbiamo parlare anche delle Case della Salute e degli Ospedali di Comunità con la prevenzione dei medici di medicina generale. Il privato non deve essere demonizzato ma ha funzione sussidiaria e deve essere controllato. La scelta o meno dell’ospedale unico: non può essere una soluzione baricentrica scelta da un semplice algoritmo né l’ottica di razionalizzazione delle risorse. Se c’è un progetto territoriale bisogna sapere i tempi e le risorse. Inoltre dobbiamo conoscere le specializzazioni che vogliamo inserirci in base alle necessità: un ospedale di eccellenza non è tale per definizione ma per la qualità dei servizi. Riprendo quel che diceva la Acciarri: nella stessa regione non possiamo avere metodologie diverse. Oppure la situazione si va ad adattare zona per zona. Come sindacati siamo disponibili a confrontarci se la questione esula da quella semplice dell’ospedale unico ma ci si interessa dei problemi della Salute dei cittadini.

MASSIMO TAMBURRI CONSIGLIERE COMUNALE ASCOLI M5S: Noi siamo contrari all’ospedale unico e soprattutto alle modalità in cui si sta portando avanti questa vaga idea. Lo dissi a Ceriscioli nel consiglio comunale aperto sulla Sanità del 2015. Fin da subito abbiamo capito che c’era una carenza di dati sui quali basare delle riflessioni, al di là delle slide con le poche parole di accompagnamento. La mancanza di esponenti politici regionali mi sembra grave, do atto a Castiglia l’unico esponente del Pd anche locale presente a questa assemblea. Il fatto che il nuovo ospedale sia in una zona a rischio idrogeologico qualche peso ce l’avrebbe. Sulla Sanità c’è una cosa triste e grave: quello che abbiamo visto parlando con tanti operatori che però hanno paura ad esporsi perché sentono che c’è un rischio per la loro carriera. Evidentemente viene premiato chi sta zitto. A livello nazionale spero che finalmente ci stiamo mettendo mano. Invito i cittadini a farsi coraggio perché l’aria sta cambiando e ci sarà modo di dire le cose che si pensano. 

A noi sembra una operazione pessima, per il modo oltre che per i contenuti misteriosi, e speriamo che in vista delle elezioni regionali cambi la struttura politica per iniziare a lavorare in maniera opportuna.

PARLA CASTELLI. A tirare le somme dell’incontro ci pensa poi in chiusura il sindaco di Ascoli Guido Castelli. “La proposta dell’ospedale unico è irricevibile” dice il primo cittadino che batte ancora una volta sulla necessità di una rete ospedaliera, di un piano sanitario regionale e dell’azienda ospedaliera (“se la facciamo bisogna tirare dentro anche il teramano”). A questo punto definisce l’argomento, discusso a più riprese in questi mesi, come “arma di distrazione di massa”. “Secondo me l’ospedale unico non si farà” arriva a dire l’avvocato che sulla rumorosa assenza di Ceriscioli punge: “E’ come se gli dessero fastidio la partecipazione e il confronto”.

 


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