ANCONA – Un atto di “responsabilità collettiva”, di un’intera comunità e delle istituzioni per un cambiamento strategico orientato alla ricostruzione e allo sviluppo del territorio, puntando sulla sostenibilità sociale, ambientale e culturale.

È quanto prevede il “Patto per la ricostruzione e lo sviluppo della regione Marche”, formato oggi, 10 dicembre, a Palazzo Raffaello ad Ancona, dai rappresentanti istituzionali, sociali, economici e accademici coinvolti. L’obiettivo è contrastare il rischio di impoverimento socio-demografico ed economico delle aree colpite dal sisma, valorizzando le risorse disponibili e promuovendo investimenti.

L’intesa è stata preceduta da un minuto di silenzio per le vittime di Corinaldo. “La cosa più importante è che il Patto è stato sottoscritto da tutte le categorie economiche, dall’Università e dalla Conferenza episcopale marchigiana. Una sottoscrizione e una condivisione ampia da parte di tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno lavorato durante il terremoto e, più in generale, per la crescita della comunità marchigiana – ha affermato il presidente della Regione, Luca Ceriscioli – È un patto che coniuga sviluppo e ricostruzione perché sono due percorsi inscindibili: non si può ricostruire se non si creano le premesse di una crescita economica e di sviluppo. Prevede un pacchetto di progetti che mira a rilanciare quella parte il territorio regionale duramente colpita dal terremoto che, in termini di sviluppo, ha bisogno di leve necessarie per poter ripartire. La forma conclusiva è una forma sintetica, utile per rendere espliciti quelli che sono i contenuti e per arrivare a sottoscrivere due percorsi di accordo, a carattere nazionale e europeo. In particolare con il Governo, come stato già fatto a L’Aquila e nell’Emilia dove una parte dei fondi, destinati alla ricostruzione, è andata al tema dello sviluppo, come nuove infrastrutture, sgravi fiscali e zone franche, incentivi alle imprese che vogliono crescere e investire, a settori strategici come turismo e cultura per il rilancio del territorio. Tutte attività che si possono ricondurre a un accordo quadro con risorse statali aggiuntive che vanno a integrare quelle europee già destinate a queste finalità. Favorisce anche un passaggio comunitario per avere le necessarie autorizzazioni, perché per dare un contributo a un’impresa occorre un’approvazione europea, in quanto di parla di un rilancio del territorio e non di concorrenza sleale”.

Il Consiglio regionale, ha detto il presidente dell’Assemblea legislativa Antonio Mastrovincenzo, “ha avuto un ruolo fondamentale nella stesura del patto, iniziando a lavorare con le quattro Università marchigiane sul quadro strategico. Successivamente sono stati approvati una serie di atti propedeutici e, il 18 dicembre, porteremo il Patto all’attenzione dell’Aula, sperando che tutti i gruppi consiliari possano dare la loro adesione a questo documento che ritengo di fondamentale importanza per la nostra regione”.

Secondo le strategie delineate dal Patto, la ricostruzione non dovrà essere solo materiale, dei danni subiti, ma dovrà interessare il tessuto economico e sociale, orientando lo sviluppo dell’intero sistema regionale.

Sintetizza il lavoro avviato dall’Assemblea legislativa con la ricerca realizzata dai quattro atenei marchigiani (con la collaborazione dell’Università di Modena-Reggio Emilia): “I nuovi sentieri di sviluppo dell’Appennino marchigiano dopo il sisma” e la proposta “Verso il Patto per la ricostruzione e lo sviluppo” che la Giunta regionale ha affidato all’Istao (Istituto Adriano Olivetti). Le due strategie si sono sviluppate in maniera sinergica, “contaminandosi reciprocamente”.

I settori operativi individuati sono otto: servizi sociali e sanitari, competitività e innovazione, green economy, sicurezza del territorio, valorizzazione del patrimonio (ambientale, storico, culturale), mobilità, ricerca e nuove competenze, riduzione del divario digitale. Vengono stimati investimenti per due miliardi di euro e una ricaduta occupazionale di 9.500 unità lavorative. Le risorse coinvolte, orientate secondo le finalità del Patto, sono quelle nazionali ed europee destinate alla ricostruzione, quelle della nuova programmazione europea 2021-2027, quelle nazionali aggiuntive. L’area marchigiana interessata dal sisma del Centro Italia del 2016, cosiddetta “cratere”, si estende per circa 4 mila chilometri quadrati e rappresenta il 40% del territorio regionale. Include 87 comuni, per una popolazione di 313 mila abitanti, pari a circa il 22% della regionale.

Due comuni appartengono alla provincia di Ancona (35 mila abitanti), 46 a quella di Macerata (184 mila), 17 a Fermo (26 mila), 22 ad Ascoli Piceno (103 mila abitanti). L’area del cratere è meno densamente popolata (88 abitanti per kmq), con un’età media della popolazione superiore per la maggiore presenza di anziani. Coincide, in gran parte, con le aree interne dell’Appennino, già scarsamente attrattive per la carenza dei servizi essenziali e delle opportunità occupazionali.


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