MONTEGIORGIO – Dopo l’arresto avvenuto il 18 luglio 2018 del quarantanovenne, ritenuto responsabile dell’omicidio aggravato della ottantenne Maria Biancucci, avvenuto a Montegiorgio  l’11 marzo 2018, a culmine di una rapina in abitazione, cui si è sopraggiunti anche grazie alla prova scientifica del Dna (attività di analisi del Ris di Roma), i Carabinieri di Ascoli Piceno, in collaborazione con i militari della Compagnia di Montegiorgio, coordinati dalla Procura della Repubblica di Fermo, hanno proseguito le indagini per l’individuazione di tutti i possibili complici del fermato.

Sulla scorta delle dichiarazioni confessorie ed accusatorie rilasciate dall’uomo a seguito del suo fermo, veniva individuata la figura del secondo complice, il 35enne nipote del 49enne, residente ad Offida.

Gli inquirenti si attivavano alla ricerca di elementi di riscontro alla chiamata in correità.

Dall’analisi accurata dei filmati registrati dalle numerose telecamere installate sulle arterie stradali nei pressi del luogo del crimine, si accertava il transito dell’autovettura del 49enne, nelle prime ore del mattino successivo al delitto, sul tratto di strada conducente all’ufficio postale di Porto Sant’Elpidio dove gli autori dell’omicidio utilizzavano la tessera postamat sottratta alla vittima. Invero, i filmati del circuito di videosorveglianza dell’Atm postale riprendevano il 35enne nell’atto di effettuare un prelievo dallo sportello.

Sulla scorta di tali, ed altri, elementi di riscontro gravemente indizianti il Gip del Tribunale di Fermo, su richiesta della Procura della Repubblica emetteva nei confronti del 35enne un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in rapina e omicidio aggravati, eseguita dai militari del Nucleo Investigativo di Ascoli Piceno il 17 dicembre 2018. Nel corso della perquisizione locale eseguita nei confronti del 35enne i Carabinieri rinvenivano ulteriori e preziosi elementi di riscontro, come gli indumenti ed uno zaino utilizzati da lui sia durante il delitto, sia in occasione del citato prelievo al postamat.

Gli approfondimenti investigativi eseguiti dopo l’arresto del 35enne e le dichiarazioni confessorie ed accusatorie nei confronti dei correi dal medesimo rilasciate agli inquirenti, consentivano a loro volta  di appurare che l’intrusione dei due complici nell’abitazione della vittima era avvenuta impiegando una copia della chiave del portone di ingresso principale, di cui il 49enne si era appropriato utilizzando un espediente per duplicarla, e che l’effrazione della finestra dell’abitazione era stato soltanto uno stratagemma per depistare le indagini.

Il 35enne consentiva anche di identificare il terzo ed ultimo correo, una 48enne ex compagna del 49enne avente il ruolo di autista e di palo, che aveva accompagnato i due uomini a bordo di una Y10 in prossimità dell’abitazione della vittima, attendendoli nei paraggi e monitorando l’eventuale sopraggiungere del figlio della vittima, per poi tornare a recuperarli al termine del colpo, previo segnale telefonico.

Nel corso delle investigazioni, gli inquirenti trovavano riscontro a quanto riferito a carico della 49enne raccogliendo a suo carico gravi indizi di colpevolezza che consentivano al Gip del Tribunale di Fermo, sempre su richiesta Procura della Repubblica di Fermo, di emettere nei suoi confronti ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita il 16 gennaio 2019 dai militari del Nucleo Investigativo di Ascoli Piceno.

Con gli arresti del 35enne e del 49enne la Procura di Fermo e i Carabinieri di Ascoli Piceno hanno messo il sigillo definitivo ad un’indagine delicatissima e complessa, relativa ad un grave fatto di sangue commesso in danno di una persona anziana e indifesa, che ha destato grande allarme sociale nel territorio.


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