ANCONA – Un dato importante che ci restituiscono le statistiche, infatti al 31 dicembre 2018 le imprese femminili marchigiane sono 39.124, in base ai dati dell’Osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere – Infocamere.

Rispetto alle circa 170 mila imprese registrate della regione, le imprese controllate in predominanza da donne costituiscono quindi il 23% del totale, con un’incidenza superiore alla media nazionale (21,9%) di oltre un punto percentuale, nell’ambito di una distribuzione regionale che vede i maggiori tassi di femminilizzazione imprenditoriale nelle regioni centro meridionali, con in testa il Molise (27,8%), mentre le regioni del Nord Italia fanno generalmente rilevare quote più contenute, fino a scendere al 17,8% del Trentino-Alto Adige.

Nelle Marche l’imprenditoria femminile presenta incidenze provinciali piuttosto uniformi, con il valore più elevato nella provincia di Ancona, che fa riscontrare una quota del 23,5%, scendendo di un decimo di punto da una provincia all’altra: Fermo (23,4%), Macerata (23,3%), Ascoli Piceno (22,2%). Si discosta da tale uniformità solamente la provincia di Pesaro e Urbino, in cui l’imprenditoria femminile rappresenta il 21,7% del tessuto imprenditoriale provinciale.

“Nelle Marche un’impresa su cinque è al femminile; conforta sapere che donne, anche giovani, credono ancora nell’imprenditorialità, in particolare nei settori del turismo e dei servizi nonché in quello agricolo. Tra le caratteristiche interessanti del mondo imprenditoriale femminile va annoverata una presenza più consistente al suo interno sia di imprenditoria giovanile, oltre 4.000 le imprese guidate da under 35, sia di imprenditoria straniera, rispetto a quelle che si possono osservare nell’ambito dell’intero tessuto imprenditoriale”  sottolinea Marta Mattioni, imprenditrice e componente della Giunta  della Camera di Commercio delle Marche   “Anche l’imprenditoria straniera  sembra trovare maggiore diffusione nell’ambito dell’imprenditoria femminile. In questo caso la quota si mantiene attorno al valore del 10%”

 

 L’imprenditoria femminile trova espressione in larga misura nella forma giuridica dell’impresa individuale, caratteristica che nelle Marche risulta accentuata rispetto alla media nazionale: se in Italia le imprese femminili individuali sono il 62,8% delle imprese femminili totali, nelle Marche la quota arriva al 65,2%. In ogni caso tali quote sono di circa 10 punti percentuali superiori a quelle che le imprese individuali assorbono rispetto all’intero tessuto imprenditoriale nei rispettivi territori.

“Spicca un dato”- continua Mattioni  -per le imprese femminili la forma d’impresa individuale è molto più diffusa che nel totale di tutte le imprese, il che mostrerebbe la difficoltà a strutturarsi in una forma giuridica più evoluta e quindi difficoltà nel crescere.  Su questo bisogna lavorare per non lasciare indietro una realtà come quella dell’imprenditoria femmine, vivace e che potrebbe esprimere molto di più. In Italia il numero di imprenditrici è tra i più alti di tutta Europa e questo crea un contesto misto e stimolante. Le donne finalmente hanno capito che devono puntare su se stesse, credere nelle loro passioni e credere che le stesse passioni possano diventare il loro lavoro, addirittura arrivando a creare posti di lavori anche per altri. Questa è la chiave dell’imprenditoria femminile fatta di caparbietà, di sfide ideologiche e non solo, di difficoltà burocratiche e concrete. Le donne guardano il mondo con occhi diversi, ne migliori o peggiori, ma che riescono a dare risposte alternative a prassi consolidate creando novità nelle soluzioni e nelle attività proposte. L’imprenditoria femminile regge a questo lungo periodo di contrazione italiana e resiste in ogni settore dalla ristorazione al turismo ai servizi all’impresa.”


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