ASCOLI PICENO – Ad un mese e mezzo dalle elezioni amministrative per il comune di Ascoli abbiamo sentito il candidato sindaco del comitato “Ascolto e Partecipazione”, il cardiologo classe 1951 Emidio Nardini, che ci ha parlato della sua visione della politica e di quello che secondo lui servirebbe per rilanciare il capoluogo piceno.

Cosa vi ha spinto, a lei ed al comitato che rappresenta, a presentarvi alle prossime elezioni amministrative?
E’ stata una decisione presa dal basso, il comitato non aveva inizialmente un’idea di presentare una lista per le elezioni ma voleva rappresentare i problemi degli ascolani in un’ottica più ampia che viene da una storia di antirazzismo e antifascismo, nostre pietre miliari, ma orientata a studiare e proporre rimedi ai problemi della città. Rispetto all’impasse che a due mesi dalle elezioni non ci fossero candidature nel campo della sinistra, c’è stata un’offerta al centrosinistra della candidatura del mio nome. Mi è stato chiesto questo ed io ho risposto per quella spinta che veniva dal basso, si è sentita un’esigenza di cambiare e rompere con certi schematismi che hanno posto i partiti negli anni e che hanno portato Ascoli ad essere una città più o meno agonizzante.

Con il Partito Democratico cosa non ha funzionato?
Con il Pd, rispetto a questa proposta, non c’è stata una discussione e un cercare insieme, c’è stata subito la proposizione di un altro nome, a cui non abbiamo niente da opporre a livello personale ma ad una proposta si risponde con un atteggiamento diverso, si discute e si elabora insieme; poi magari si decide pure che non vada bene ma non ci si oppone immediatamente con un altro nome, non è questo il modo di fare. Le cose poi sono andate avanti e non c’è stata la possibilità di convergere anche perché messa così, con due nomi diversi, la convergenza diventa difficile. Non c’è un’avversione verso qualcuno, c’è una voglia di rompere uno schematismo che mi pare abbastanza simile, sia a destra che a sinistra, per cui i nomi vengono dall’alto.

Passando ai temi del programma: quali secondo voi le priorità per Ascoli e quali i problemi da affrontare immediatamente?
Parto dalla mia esperienza di medico: prima va fatta una diagnosi, la soluzione viene dopo. La diagnosi è quella di una città che è quasi agonizzante, una città che si spopola e perde 600 giovani l’anno, che non ha lavoro, che è imbrutita e in cui il degrado non è solamente quello che appare dal punto di vista strutturale della città con il problema post terremoto, ma è un degrado a livello culturale; è una città che ha perso l’anima e non si riconosce nei cittadini, c’è uno scollamento tra città e cittadini. E’ da ricostruire questo principalmente, poi vengono tutte le possibili spinte per rivitalizzare la città ma bisogna capire che siamo in una condizione di comunità, dobbiamo ripartire insieme, con sempre questa idea di spinta dal basso basata sulla partecipazione, e mi rifaccio al nome della nostra associazione, perché non c’è un’investitura a priori, ci deve essere la partecipazione di tutti, in cui tutti siamo insieme: tutti siamo uno e uno siamo tutti.

Come valuta la gestione post sisma? Può essere un’opportunità per la città?
Il sisma ha evidenziato certi problemi che però già c’erano, questa situazione di degrado e di spopolamento c’è da vent’anni; il problema adesso è che chi è stato portatore di questa malattia si pone come medico, e questo va cambiato. Non voglio pormi come medico della città però insieme ai cittadini e con questa associazione dobbiamo fare in modo che cambi la gestione. Il sisma ha certamente creato dei problemi in più rispetto alla struttura abitativa ma forse è una foglia di fico che vogliamo mettere sul fatto che Ascoli si sta spopolando da vent’anni a questa parte, e non è un caso che da vent’anni c’è una gestione della destra.

Avete in mente una possibile cura allo spopolamento ed al declino della città?
Bisogna rivitalizzare il centro storico anche con un collegamento importante con le periferie e con le frazioni, rivitalizzare anche gli annessi che ci sono e dare spazio e possibilità agli artigiani, ai piccoli imprenditori ed ai negozi storici che hanno fatto la storia di Ascoli ma sono in sofferenza; e non per un fatto atavico di affezione a qualcosa, ma perché è questa la realtà che dobbiamo far sviluppare, è questa la rinascita. Non possiamo pensare che ci sia qualcuno che ci dia delle soluzioni magiche e che in realtà poi porti un aumento del proprio interesse a spese degli altri. Questa visione, che è neoliberista e neocapitalista per cui se uno si arricchisce poi a pioggia verrà qualcosa per gli altri, è chiaramente fallita, anche qui ad Ascoli e lo vediamo in ogni momento. Io punterei sulle forze che ci sono e che devono investire ed investirsi in questa rinascita di Ascoli.

In che modo?

Puntando anche su un certo tipo di turismo, un turismo di qualità, culturale ed enogastronomico; pensiamo anche ad una rinascita dell’agricoltura intorno ad Ascoli, Ascoli che negli anni ’60 con la valle del Tronto era l’orto del centro Italia, i prezzi ortofrutticoli si facevano qui. Questo è sparito, per una visione becera, ovvero industrializzare una parte della Vallata senza un corrispettivo di capacità e di spessore di lavoro per la gente; infatti poi ci siamo ritrovati con i capannoni abbandonati: servirebbe una riconversione in questo senso, senza ovviamente pensare di distruggere la parte buona dell’industria che c’è. Dobbiamo ripuntare su una agricoltura di qualità, biologica e sostenibile a chilometro zero, è fondamentale rilanciare l’enogastronomia locale, così come l’artigianato di qualità.

Cosa ne pensa dell’Ospedale di Vallata?
Sono problemi grossissimi con un riscontro sulla vita umana, parliamo di malattie e morte delle persone, bisogna pensare bene a quello che facciamo, le varie ricette che sono state date, Ospedale Unico o due ospedali di cui uno di base, come ha ultimamente proposto il Pd regionale, ed anche la destra ha parlato della possibilità di un Ospedale Unico che però doveva essere spostato, tutte queste cose vanno pensate bene, sia gli investimenti grandissimi che ci stanno rispetto alla soluzione attuale che è una situazione di sofferenza giornaliera. L’elemento che ci deve sempre guidare è se quello che facciamo è il meglio per i cittadini ed i pazienti, anche in un momento di crisi economica che porta a taglia alla sanità, bisogna calibrare le scelte rispetto alle nostre possibilità; l’idea di fare un grande ospedale va associata ad altre cose, ad esempio, è possibile portare ad Ascoli l’università di medicina? E’ possibile fare un’azienda ospedaliera Marche Sud o tutto questo rimane una scatola vuota?

Prima parlava del bisogno di fare comunità, guardando alle elezioni però il centrosinistra andrà con due candidati, così come il centrodestra; ne viene fuori un’immagine di un’Ascoli frammentata, è veramente così divisa Ascoli?
Certamente, la frammentazione c’è stata sempre, bisogna vedere qual è l’origine di questa divisione. Non guarderei alla destra che è il nostro avversario storico, per quello che riguarda il discorso con il Partito Democratico l’abbiamo detto prima, rispetto ad una proposizione chiara c’è stata una chiusura ed il perché lo devono cercare loro, noi seguiamo questa situazione di rottura rispetto a certi livelli di gestione politica che ha fatto gli interessi solo di una parte. Non si è sentita bene la partecipazione dal basso, anche quando c’erano le condizioni favorevoli, come potrebbe essere adesso, c’è stato uno scollamento con la base; sono i partiti a decidere questa cosa.

Quali sono le caratteristiche della vostra lista civica?

Noi siamo composti principalmente da volontari, c’è qualcuno fuoriuscito dal Pd, qualcun’altro dall’Azione Cattolica ed in generale dalle più diverse esperienze, noi vogliamo portare questa partecipazione dal basso, vogliamo scardinare questa situazione in cui sono sempre gli altri a decidere per noi. A noi che la destra faccia così, con tre persone come Berlusconi, Salvini e la signora Meloni che decidono che ad Ascoli ci sia uno piuttosto che un altro, così come a Pesaro ci sarà un altro, è una logica che non ci interessa. E’ un modo di fare politica che dice chiaramente come a caduta dall’alto avvengano certe cose, a prescindere dalle necessità e ai bisogni della cittadinanza. Anche i partiti di sinistra, pur in maniera meno verticistica, fanno la stessa cosa; a questo noi vogliamo dare una risposta che venga dal basso: che sia la gente a scegliere, facciamo del comune di Ascoli un bene comune.


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