ASCOLI PICENO – Coldiretti Ascoli-Fermo continua a lamentarsi della situazione a cui molti pastori sono esposti a causa degli attacchi dei lupi. Di seguito un comunicato stampa di Coldiretti.

Non solo gli attacchi dei selvatici. Gli allevatori devono fare i conti anche con la burocrazia e risarcimenti troppi esigui rispetto al reddito perduto che deriva dalla perdita di bestiame ucciso dai branchi di lupi o di cani selvatici. Nella notte tra domenica e ieri ad Ascoli, in località Campolungo, l’ennesimo episodio scoperto in mattinata dagli allevatori: a terra, sgozzati nell’ovile, 2 pecore e 16 agnelli. Forestali e veterinari Asur hanno riscontrato tracce di lupi all’interno della struttura.

Lo rende noto Coldiretti Ascoli Fermo che evidenzia una situazione che unisce la beffa al danno. Già perché il sistema di risarcimento prevede somme davvero basse. Su ogni capo ucciso si considera il valore medio di mercato a seconda della specie. Il costo per smaltire le carcasse è a carico dell’allevatore. Vengono considerate solo le pecore sbranate riscontrate dal veterinario incaricato dall’Asur. Il che significa, ad esempio, che nella carneficina di 100 pecore avvenuta lo scorso gennaio, l’allevatore colpito potrà chiedere il risarcimento solo per le sei sbranate.

Le altre, morte nella calca venutasi a creare all’interno dell’ovile con i capi che cercavano di scappare dalla zanne, sono escluse dal conteggio. Con quello che rimane del risarcimento l’allevatore deve ricomprarsi il capo (e non è detto che basti) ma non gli viene considerata la perdita di reddito. Una situazione insostenibile anche perché i rimborsi sono indietro di anni e bloccati anche per cavilli minimi.

“Oltre all’istituzione di una zona cuscinetto oltre le aree montane perché gli animali selvatici si spingono sempre di più vicini ai centri abitati – attaccano Armando Marconi e Alessandro Visotti, presidente e direttore di Coldiretti Ascoli Fermo – la Regione deve ripensare l’entità del rimborso. Non è possibile che gli allevatori che subiscono gli attacchi debbano anche far fronte a tutto il resto. Si perde in redditività, in sicurezza e, di riflesso, è tutta l’entroterra a rimetterci perché queste aziende contribuiscono al presidio e al mantenimento della bellezza del paesaggio”.


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