ASCOLI PICENO – Si avvicinano le elezioni amministrative che eleggeranno il nuovo sindaco di Ascoli Piceno ed abbiamo incontrato il candidato della coalizione di centrosinistra, il giornalista professionista classe 1958 Pietro Frenquellucci, già direttore de “Il Messaggero”.

Cosa l’ha spinta ad accettare la candidatura della coalizione di centrosinistra in una città in cui storicamente la sinistra scalda pochi cuori?
Due cose fondamentali: la prima è la convinzione che c’è un momento nella vita in cui se si creano le condizioni per un impegno, questo impegno non può essere disatteso. In secondo luogo perché da questa città ho avuto molto e credo che con l’esperienza maturata, con la vita che ho svolto ed i rapporti che ho avuto, penso di poter dare qualcosa in questo momento. Se la città lo accoglierà ne sarò felicissimo, se deciderà per altri continuerò ad amarla e viverci come ho fatto fino ad oggi.

Alcuni oppositori affermano che lei non fa parte dell’area di centrosinistra perché negli anni ’90 fece da assistente alla senatrice di Forza Italia Francesca Scopelliti: cosa risponde a questa accusa?
Bisogna contestualizzare storicamente questo passaggio: negli anni ’90 Forza Italia è stato un grande contenitore politico dove dopo Tangentopoli si sono riversate esperienze maturate nella storia politica del paese di varia natura, dai socialisti ai socialdemocratici ai  repubblicani; la senatrice di cui parla chi sottolinea questa fase della mia vita era eletta da indipendente nelle liste di Forza Italia, di provenienza radicale, che si era iscritta per testimoniare il bisogno di una giustizia giusta nel nostro paese, legata ad una vicenda personale del suo compagno che era Enzo Tortora, finito nel tritacarne di una vicenda giudiziaria di cui era completamente estraneo. Tanto è vero che dopo essere stato arrestato e tenuto a lungo in carcere, verrà completamente scagionato e poco dopo essere stato scarcerato morirà di un tumore che molti pensano sia legato al dolore ed alla sofferenza della vicenda vissuta.

Era iscritto a Forza Italia?
No, non lo sono mai stato. E’ stata un’esperienza che è durata qualche mese e comunque oggi Francesca Scopelliti è iscritta al Partito Democratico.

Ovviamente sarà critico con la giunta Castelli e di quello che ha fatto, c’è però qualcosa che salverebbe tra le cose fatte?
C’è sicuramente qualcosa che la giunta Castelli ha fatto ed ha fatto anche bene, mi riferisco ad esempio al recupero della piazza dove c’è la chiesa di San Pietro Martire, è stata una vicenda sofferta in cui il sindaco ed i suoi assessori hanno resistito ottenendo un risultato importante. Io sono convinto in generale che non ci sia niente che debba essere buttato in toto come qualcosa che debba essere approvato appieno, le cose vanno analizzate e va visto ciò che di buono è stato fatto e ciò che invece non ha funzionato.

Su quello che secondo lei non ha funzionato c’è qualcosa che proprio non le piace?
Senza entrare nel dettaglio delle singole vicende, credo sia soprattutto una questione di metodo. Credo ci sia stato uno scollamento tra l’amministrazione comunale e la città, o comunque una grossa parte della città; questo credo sia stato il punto più delicato e insufficiente dell’amministrazione Castelli

Quali sono però secondo voi le priorità per Ascoli Piceno?
Le priorità le abbiamo indicate chiaramente: rivitalizzazione del centro storico e la sistemazione della città in modo da renderla il più vivibile possibile, cominciando dalle piccole cose che si possono fare. Noi pensiamo sia molto importante riattivare quella esperienza positiva che era il vigile amico nei quartieri in modo da creare un clima di tranquillità e di garanzia per tutte le persone che vivono nella nostra città. Daremo grande attenzione anche alle piccole cose nei quartieri e nelle frazioni perché siamo convinti che la città sia un tutt’uno e che viva bene se vive bene complessivamente.

Per far ripartire la città a livello economico avete in mente qualcosa?
Innanzitutto sono convinto che bisogna mettere insieme tutte le risorse possibili, sia intellettuali che economiche, è un po’ la trasposizione della filosofia dei primi interventi in una visione di prospettiva, nel senso che non si può partire per spot dicendo oggi faccio quello e domani quell’altro, c’è bisogno di un quadro generale che affronti il problema economico, il problema sociale, il problema delle infrastrutture, tutta una serie di cose che portate avanti insieme consentono il rilancio della città. Un passaggio fondamentale è quello della digitalizzazione, una città che non ha una struttura importante sotto questo punto di vista è una città che parte con l’handicap.

Ha parlato dell’importanza di avere una visione, che tipo di città sogna?
Sogno una città che sia accogliente, che non dimentichi nessuno dei suoi cittadini, in cui non sia necessario essere forti per avere un ruolo ma in cui sia sufficiente essere cittadini per avere un ruolo. Sogno una città che riconosca i diritti, a tutti i livelli, in cui le persone non siano più sudditi ma cittadini titolari di diritti riconosciuti.

Come giudica la gestione post sisma portata avanti prima dal governo a guida Pd ed ora da quello Lega-Movimento 5 Stelle?
In questa fase si sarebbero dovuti vedere gli effetti concreti e l’avvio della ricostruzione, sia del pubblico che del privato. Da quello che recepisco sentendo in giro amministratori e cittadini mi sembra che il passaggio alla nuova gestione del nuovo commissario abbia creato un vuoto molto forte; sento che c’è il bisogno di comunicare con il commissario e con le strutture del terremoto, percepisco però una mancanza di risposte concrete delle strutture.

Lei rappresenta anche il Pd, che governa da anni a livello regionale: come giudica la politica della giunta Ceriscioli accusata più volte di essere troppo nordcentrica e di trascurare il sud delle Marche?
E’ un discorso che faccio un po’ fatica ad accettare, parliamo di elezioni comunali e non mi piace trasferire il livello comunale a quello regionale o nazionale o europeo perché altrimenti perdiamo di vista il tema principale della campagna elettorale. Credo che chiunque governi incontri delle critiche e delle approvazioni, è nelle cose che ci sia chi è contento e chi non lo è, ricordiamo solo, facendo un esempio, che con l’area di crisi complessa approvata dalla Regione abbiamo, come centrosinistra e Pd in particolare, garantito 450 cassaintegrazioni straordinarie per i lavoratori del nostro territorio.

Qual è la vostra posizione sull’Ospedale di Vallata?
La posizione della coalizione di centrosinistra è questa, che corrisponde alla proposta reale: ben venga un ospedale nuovo e centrale in cui riunire tutti i servizi che servono per affrontare i problemi acuti dei pazienti evitando che ci sia un servizio ad Ascoli e quello che dovrebbe essere complementare a San Benedetto ma concentrandoli in unico plesso. Fermo restando che rimarrebbero gli altri due ospedali in cui verrebbero svolte, tra l’altro, tutte quelle attività di supporto al nuovo nosocomio. Per fare un esempio: se devo fare una radiografia perché sono caduto giocando a pallone non vado nel nuovo ospedale centrale ma vado comunque a Monticelli, il pronto soccorso rimarrebbe sia nel Mazzoni che in quello di San Benedetto. Lo dobbiamo concepire come un doppio livello dove quello di base rimangono i due esistenti e quello di eccellenza sarà concentrato in un ospedale nuovo e baricentrico, dove ci si arriva in 5/7 minuti di auto sia da Ascoli che da San Benedetto.

C’è chi si preoccupa che nessuno risulterà nato ad Ascoli Piceno, il reparto maternità rimarrà?
Quando parliamo di cittadinanza europea in prospettiva mi sembra un po’ banale, non credo che sia tanto importante nascere in un posto ma viverci, questo credo sia la cosa fondamentale. Se nasco ad Ascoli Piceno e poi vado a vivere la mia vita scolastica o professionale e umana da un’altra parte resto un nome ed un numero che per la città non significa nulla. Credo sia molto più importante avere la possibilità di vivere qui e di spenderci le nostre risorse intellettuali, economiche e familiari.

E’ probabile che per decidere il prossimo sindaco occorrerà il ballottaggio; se doveste andarci voi si sente di escludere l’appoggio di qualche lista o candidato? Oppure, se non doveste andarci, c’è qualcuno che non appoggereste sicuramente?
Siamo convinti che nello scenario politico che si sta disegnando il centrosinistra deve guardare con fiducia alla vittoria di queste elezioni; se poi parliamo di ballottaggio siamo convinti che ci andremo, non sarà un problema nostro questo. I cittadini sono liberi di pensare di votare quello che ritengono più opportuno, se vorranno confermare politicamente l’area che li ha governati fino ad oggi lo potranno fare indipendentemente dagli appelli al voto che si possono fare, se invece avranno analizzato quello che è successo in questi 20 anni e avranno tratto la conclusione che forse questo è il momento di dare una chance a qualcuno perché porti idee, energie e risorse diverse nel comune allora voteranno noi.

In un ipotetico ballottaggio tra Fioravanti e Celani chi scegliereste?
Questo non ci interessa.

Com’è il suo rapporto con Celani?
Ottimo, ci conosciamo da venticinque anni, l’ho incontrato e intervistato tantissime volte come giornalista, è una persona corretta, come corretto è Marco Fioravanti  e tutti gli altri. Vorrei però scindere questo aspetto, un conto è il rapporto personale un conto è il rapporto politico; sono convinto che le due cose possano viaggiare in parallelo, si possono non condividere le visioni politiche ma si può mantenere un rapporto civile e tranquillo senza che necessariamente le due strade diverse debbano diventare strade di guerra.

Ascoli è stata descritta, anche dalla stampa nazionale come nella trasmissione di un anno fa di Concita De Gregorio, come una città chiusa, dove i poteri bancari, la Curia e la massoneria condizionano la vita cittadina. Secondo lei è così? Esistono questi poteri?
Che la città sia tendenzialmente chiusa è vero; è chiusa anche perché vent’anni di politica monocorde e monocolore producono inevitabilmente questo tipo di effetto, per questo sono convinto che al di là degli schieramenti un’alternanza alla guida di una città o di un paese sia comunque salutare. Per quelli che indicava lei, i cosiddetti poteri forti, io onestamente non ci credo e non ci ho mai creduto; quello che mi fa paura, più dei poteri forti se mai esistessero, sono le conventicole, gli accordi sotto banco. Il modo surrettizio di far capire che intorno a Tizio e Caio c’è un gruppo che lo sostiene, che dietro ci sono strani amici; quello mi preoccupa perché mi dà l’impressione di un substrato melmoso e poco chiaro che non può che far male alla città. Che ci siano poteri o strutture importanti che svolgono un ruolo nella città fa parte della democrazia.

Come giudica, in generale, la campagna elettorale per il comune di Ascoli? C’è qualcosa che non le sta piacendo?
Sono molto preoccupato nel vedere i grandi investimenti nella campagna elettorale, indipendentemente da dove provengano; la campagna elettorale si deve fare e va fatta bene e con attenzione. Diceva un vecchio politico ascolano che chi molto o troppo investe nella campagna elettorale spera comunque di riaverne altrettanto. Tutto ciò che va al di là della necessaria ed indispensabile comunicazione che un candidato deve fare con la città e con i cittadini a me preoccupa, più di quei famosi poteri forti di cui parlavamo prima.


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