ASCOLI PICENO – Cantieri bloccati, ricostruzione lenta per la troppa burocrazia. “Le nostre piccole imprese di costruzioni sempre più in affanno e il territorio montano a rischio di desertificazione perché più tempo si passa lontano e più si perdono i legami con i luoghi e, cosa ancor più grave, la voglia di tornare e ricostruire case, famiglie e lavoro”. Così Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli sintetizza le ultime analisi numeriche e statistiche che l’Associazione ha elaborato riguardo i cantieri e la relativa ricostruzione post sisma. Al 30 aprile 2019 – rileva la Cna Picena – sono 945 le domande presentate da privati per avviare la rimessa in agibilità di immobili ad uso abitativo classificati con “danni lievi”. Sono invece 276 le domande per immobili con “danni gravi”, ovvero con necessità di riedificazione completa o quasi.

“Ebbene, a questa data – rileva sempre la Cna Picena – in tutta la provincia è stato dato il via all’iter per i lavori a 435 progetti a danno lieve e a 36 progetti a danno grave. Questo vuol dire che sono ancora ferme 510 pratiche “lievi” e 260 “gravi”. Ragionando in percentuale: luce verde solo per il 46 per cento della ricostruzione/riparazione meno impegnativa e luce verde per appena il 13 per cento di quella più impegnativa e radicale”.

“A questo si aggiunge – precisa Luigi Passaretti, presidente territoriale della Cna di Ascoli – che risultano ancora attive ben 171 pratiche di delocalizzazione. Numero importane e preoccupante perché fa venire il dubbio se questi nuclei familiari, dopo ormai anni di nuova realtà di abitazione e di vita, vorranno o potranno mai tornare nei luoghi montani di origine. Questo, nei numeri, è a nostro avviso il tanto paventato rischio della desertificazione di quei luoghi colpiti dalla calamità”.

E non è solo l’eccezionalità del sisma e preoccupare la Cna e le piccole imprese. “Delusione anche per l’evoluzione del decreto sblocca-cantieri – prosegue il direttore Balloni – nelle cui norme ci aspettavamo maggiore attenzione alle piccole imprese costrette ad accedere poco e con grande difficoltà al mercato degli appalti pubblici. Nulla di tutto questo e ciò vale sia per l’emergenza terremoto che per tutto il comparto costruzioni in generale che nel Piceno conta quasi soprattutto medie e piccole imprese”.

“Nel Codice degli appalti – spiega la Cna – sono state addirittura introdotte modifiche peggiorative rispetto a quelle inserite nell’ultima Legge di bilancio. L’affidamento diretto viene ridotto da 150mila a 40mila euro. E la quota di subappalto incrementata dal 30 al 50 per cento. Non è stato previsto niente per la suddivisione in lotti dei maxi-appalti e per valorizzare le imprese del territorio. Servono al più presto correttivi, strumenti e soluzioni che evitino alle piccole imprese l’estromissione definitiva dal mercato degli appalti pubblici”.


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