ANCONA – Un percorso convenzionato per poter garantire alle pazienti marchigiane il miglior livello di terapia chirurgica e medica per prestazioni ginecologiche di alta complessità restando nelle Marche. E’ l’obiettivo dell’accordo tra Asur Marche e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli sottoscritto questa mattina, 20 giugno, a Palazzo Raffello dal direttore generale dell’Asur Alessandro Marini e dal professor Giovanni Scambia Ordinario di Ginecologia e Ostetricia e direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma in videoconferenza. La collaborazione in particolare si svolgerà a Macerata nell’U.O.C. Ostetricia e ginecologia diretta dal primario Mauro Pelagalli.

“Il rapporto con un’eccellenza nazionale nel campo dell’oncologia ginecologica come il Gemelli – ha commentato il presidente Ceriscioli – fornisce l’opportunità di approcciare nuove tecniche, dà la possibilità di essere sempre aggiornati e permette inoltre alle nostre strutture di crescere, per quanto nella nostra regione abbiamo centri qualificati di eccellenza che già oggi sul piano nazionale hanno dei risultati e performance di assoluto rispetto. Viene garantito inoltre un miglior funzionamento, perché attraverso questo scambio è possibile anche che una paziente che oggi magari si reca al Gemelli possa scoprire di poter essere trattata nella stessa misura e con la stessa qualità anche nelle Marche e di andare verso un centro altamente qualificato solo quando necessario. Al centro di questo percorso c’è la donna, in questo caso paziente, che avrà la possibilità di rivolgersi ad una struttura che ha tutto quello che serve per la propria cura sul territorio, il che è un grande vantaggio anche per la famiglia e per tutto ciò che riguarda la gestione della patologia. Una crescita reciproca, fatta all’insegna della competenza e dell’umiltà. La competenza di fare le cose fatte bene e l’umiltà di indirizzare la persona verso il punto migliore per essere trattata. La firma di oggi è di conseguenza molto importante anche sotto il profilo culturale perché racconta un modo di lavorare che deve essere paradigma per l’intero sistema”.


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