ANCONA – “Il 6% dei marchigiani fatica a raggiungere servizi essenziali. Tra questi anche gli asili nido, presenti in meno della metà dei Comuni marchigiani e frequentati da meno del 16% dei bambini da 0 a 3 anni, dato peggiorato di oltre un punto percentuale rispetto a 10 anni fa”.

Lo rivela Coldiretti Marche incrociando dati Bes 2018 delle Marche (Benessere equo sostenibile) e Istat rispetto all’offerta comunale di servizi per l’infanzia. Sono circa 5.500 i bambini iscritti al nido nella nostra regione che hanno a disposizione circa 2800 strutture tra pubbliche e private. Anche in questo settore l’agricoltura può diventare protagonista di un nuovo modello di welfare con progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona soprattutto nelle aree rurali.

Come anche ribadito ai candidati sindaco dell’ultima tornata elettorale nell’Agenda Programmatica 2019, le aziende agricole possono fornire servizi utili alla collettività come agrinido, centri estivi ospitati nelle fattorie didattiche o agriasilo da affiancare alle quasi 600 scuole dell’infanzia della nostra regione. Servizi che si possono ampliare anche ad altri ambiti del sociale.

“L’agricoltura sociale – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – è l’espressione massima della multifunzionalità ed amplifica la reputazione e il valore delle aziende agricole rendendole sempre di più un punto di riferimento per cittadini, istituzioni, territori. Nelle Marche il quadro legislativo che regolamenta il settore ha saputo, anticipatamente rispetto ad altre regioni, sottolineare e mantenere l’essenzialità e la primarietà dell’attività agricola dichiarando l’attività sociale una pratica connessa, così come indicato dal Dl 228/01. Continueremo a lavorare affinché l’indirizzo sociale delle nostre aziende agricole possa essere sempre più tutelato e calato in un territorio pronto a recepire questo servizio”.

Nelle campagne c’è chi si occupa di persone con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) oppure chi si dedica a ortoterapia, ippoterapia e altre attività con disabili fisici e psichici di diversa gravità o realtà che seguono il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, eccetera).


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