ANCONA – Le Marche quattordicesima regione in Italia per illegalità ambientale con 740 infrazioni accertate, 823 denunce e 166 sequestri.  Macerata prima provincia nelle Marche per illegalità nel ciclo dei rifiuti e del cemento.  Legambiente: “Vietato abbassare la guardia: è necessario continuare a contrastare con forza l’economia ecocriminale”.

A quattro anni dall’approvazione della legge sugli ecoreati, nelle Marche continua l’attacco di ecocriminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente. A parlar chiaro sono anche quest’anno i dati di Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia raccolti da Legambiente nel suo report annuale dedicato alle illegalità ambientali.

Nel 2018, infatti, le infrazioni accertate sono state 740. Le Marche, con il 2,8% delle infrazioni sul totale nazionale, si posizionano al quattordicesimo posto nella classifica delle illegalità ambientali con 823 denunce e 166 sequestri registrati nel 2018, scendendo di una posizione rispetto allo scorso anno.

Scendendo nel dettaglio, Il Rapporto Ecomafia mette in evidenza i seguenti temi:

CICLO DEI RIFIUTI 
Sul fronte del ciclo illegale dei rifiuti, sono 212 le infrazioni accertate, 341 le denunce e 72 i sequestri, che valgono alla nostra regione il 14° posto nella classifica. In particolare, la provincia di Macerata domina la classifica regionale posizionandosi per prima con 62 infrazioni, 58 denunce e 21 sequestri, seguita da Ancona con 55 infrazioni, 135 denunce e 27 sequestri, Ascoli Piceno con 24 infrazioni, 33 denunce e 1 sequestri, Pesaro e Urbino con 22 infrazioni, 25 denunce e 8 sequestri.

CICLO DEL CEMENTO 
Per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento, la nostra regione si posiziona al 13° posto della classifica nazionale con 163 infrazioni accertate, 191 denunce e 28 sequestri. In particolare, la provincia di Macerata domina la classifica regionale posizionandosi per prima con 55 infrazioni e 68 denunce, seguita da Ancona con 46 infrazioni, 55 denunce e 24 sequestri, Ascoli Piceno con 37 infrazioni, 39 denunce e 6 sequestri, Pesaro e Urbino con 19 infrazioni e 22 denunce e Fermo con 6 infrazioni, 23 denunce e 1 sequestro.

INCENDI DOLOSI – COLPOSI – GENERICI 
A ciò va aggiunto il fenomeno degli incendi dolosi o colposi, che nel 2018 nelle Marche sono stati 20, il più delle volte divampati proprio presso impianti di gestione e trattamento dei rifiuti, con 6 denunce e 5 sequestri.

“Nonostante la situazione delle Marche emersa dal Rapporto Ecomafia non sia tra le più allarmanti, il nostro territorio è sottoposto ad alto rischio di abusivismo edilizio, un fenomeno grave che rischia di devastare i luoghi più belli della nostra regione e quelli già profondamente feriti dal sisma. Inoltre sono ancora troppi gli illeciti legati al ciclo illegale dei rifiuti – dichiara Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – Per fortuna si conferma la validità della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale e ha permesso di far calare il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente. Per contrastare l’economia ecocriminale e promuovere un’economia sostenibile e innovativa fondata sul pieno rispetto della legalità è necessario però, ora più che mai, recuperare le risorse derivanti dagli illeciti e investire e puntare sulla formazione e informazione tra cittadini, Istituzioni, imprese e scuole”.

PROPOSTE

 Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente è fondamentale mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2015. Tra le altre principali proposte avanzate oggi, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini. Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici serve approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale. Sul fronte agroalimentare, l’associazione chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato. Inoltre chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito e davvero accessibile.

Il rapporto Ecomafia è stato realizzato da Legambiente, come ogni anno, grazie alla collaborazione di molti soggetti, dalle Forze dell’ordine alle Capitanerie di porto, dalla Corte di Cassazione al Ministero della giustizia, da Ispra e Sistema nazionale protezione ambiente al Cresme, dalla Commissione Ecomafie all’Agenzia delle Dogane, solo per citarne alcuni. Il volume, edito da Edizioni Ambiente e realizzato con il sostegno di Cobat e Novamont, è stato presentato oggi a Roma alla presenza della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, del ministro dell’ambiente Sergio Costa, del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e di diversi esponenti del mondo istituzionale e politico.


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