PESCARA – “Nonostante i continui rinvii in questa fase ancora confusa, non può non farci piacere che il Ministero della Giustizia sia stato ammesso come parte civile: noi lo avevamo chiesto, perchè volevamo che nel processo ci finisse lo ‘Stato Buono’ contro lo ‘Stato Cattivo‘. E lo Stato deve fare giustizia”.

Queste le parole, riportate da una nota dell’Ansa, di Gianluca Tanda, parente di una delle vittime della valanga del resort Rigopiano che il 18 gennaio 2017 ha ucciso 29 persone e componente del Comitato Parenti delle vittime.

“Siamo ovviamente molto soddisfatti della decisione del giudice che ha accolto la nostra richiesta di costituzione del ministero della Giustizia come parte civile nel procedimento per il depistaggio sulla tragedia di Rigopiano: non c’è mai stato nessun ritardo da parte dell’Avvocatura dello Stato nel procedimento, ma solo tempi di acquisizione di documenti senza i quali la nostra azione non sarebbe stata possibile”. E’ quanto ha detto l’Avvocato dello Stato Filippo Patella dopo la decisione del Gup Sarandrea che ha ammesso il ministero ed escluso, invece, le altre parti civili dal filone bis dell’inchiesta.

“Essendo stato riconosciuto il danno alla giustizia qualora gli indagati dovessero essere penalmente riconosciuti colpevoli – ha proseguito Patella – teoricamente si aprirebbe un’azione civile da parte del Ministero per il riconoscimento economico ai sensi dell’articolo 1226 del Codice Civile ai danni dei condannati, danno che dovrebbe essere quantificato in fase successiva o dal giudice civile o dalla Corte dei Conti”.


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