ASCOLI PICENO – Roberto Cataldi via dal Movimento 5 Stelle? Lui dice: “Sto riflettendo e ho chiesto un incontro con Luigi Di Maio ma c’è un forte elemento di frizione (non con Di Maio, ma con una componente parlamentare dei 5 Stelle) perché mi è stato precluso di fare politica sul territorio, specialmente per quanto riguarda sisma e ricostruzione”.

Il nome del giurista e deputato ascolano, fondatore della celebre rivista giuridica online studiocataldi.it, in questi giorni, è affiancato a quello di altri parlamentari del Movimento 5 Stelle (con lui anche l’altra deputata picena Rachele Silvestri) in odore di uscire dagli schieramenti pentastellati per fondare una nuova squadra parlamentare, filogovernativa, alla cui nascita starebbe pensando l’ex Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.

Noi di Picenooggi e RivieraOggi abbiamo ascoltato al telefono le parole del deputato che tradiscono una certa amarezza tutta, o quasi, concentrata sulla gestione della ricostruzione post-sisma. “In questo momento l’elemento di frizione è forte perché i parlamentari di maggioranza che hanno in mano il sisma mi stanno precludendo di fare politica sul territorio. Non ho pretese di leadership, voglio semplicemente dare un contributo di idee ma mi è stato impedito, mi hanno bocciato ben sei emendamenti nel recente decreto sisma”. E ancora: “Io non sono un politico, sono un tecnico: dò degli spunti ma se non vengo ascoltato mi chiedo che mi avete chiamato a fare?”

Due gli elementi che sembrano segnare la delusione del deputato, il primo punto riguarda anche l’apparato commissariale. “Sul sisma stiamo facendo degli errori imbarazzanti, la gestione può essere definita fallimentare. Se visita il sito del commissario straordinario vede pubblicata una manifestazione di interesse per indagini geologiche, questo vuol dire che stiamo a zero, che ancora oggi siamo senza piani di ricostruzione. In alcune zone” prosegue Cataldi “non c’è neppure un palo della luce nuovo”. Poi un retroscena: “Prima della nomina di Farabollini, a ottobre 2018, indicai i nomi di un architetto e un ingegnere del territorio perché ritengo necessario l’apporto di tecnici e di urbanisti in particolare, ma non fui ascoltato”.

C’è poi l’aspetto della semplificazione normativa, dell’azione in deroga che contenevano i suoi emendamenti, a quanto pare tutti bloccati. “In campagna elettorale avevo fatto semplicemente tre proposte: una è la riforma della giustizia civile per la quale ho presentato un progetto di legge. Poi per il mio territorio avevo proposto un intervento per le aree di crisi industriale complessa finalizzato a incentivare nuovi investimenti che creino occupazione e appunto una proposta di snellimento normativo e di rimozione degli assurdi passaggi burocratici che bloccano la ricostruzione. Ma mi hanno bocciato tutto” il commento amaro del deputato.

 

 

 


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