ARQUATA DEL TRONTO – Le Associazioni Arquata Potest e Arquata Futura salutano il nuovo anno con il ritorno “a casa” del Crocifisso ligneo del XIII secolo, il più antico delle Marche, dedicato al SS. Salvatore patrono di Arquata. E’ il primo risultato del progetto condiviso delle due associazioni, che ha l’obiettivo di far tornare nel territorio arquatano il patrimonio artistico – culturale attualmente dislocato, a causa del sisma del 24 agosto 2016, al di fuori del Comune. Questo ritorno, realizzato grazie all’importante supporto della Parrocchia di Arquata e della Diocesi di Ascoli, si è voluto festeggiare oggi, 1° gennaio, all’alba del nuovo anno. Una data e un’opera non casuali, con un messaggio ben chiaro, d’intenti e insieme di speranza: questo è solo l’inizio.

Il 2020 comincia col ritorno ad Arquata, presso la Chiesa dell’area SAE di Borgo1, di un’opera che per la comunità rappresenta un elemento di identità, un simbolo dall’eccezionale valore storico-culturale, affettivo oltre che religioso.

Il prezioso crocifisso ligneo, il più antico delle Marche, ha infatti accompagnato per oltre 600 anni la storia del paese, condividendone la sorte dei suoi abitanti, fino all’abbandono forzato, a causa del sisma, della terra d’appartenenza e della propria dimora, la chiesa della SS. Annunziata ad Arquata Capoluogo. Il Crocifisso è stato ospitato fino a ieri nella Cattedrale di Ascoli, dove rimane tutt’ora in attesa, invece, la Sindone, proveniente anch’essa dalla Chiesa di S. Francesco di Borgo di Arquata.

E’ il risultato della sinergia tra le Associazioni, nata dalla proposta di Arquata Potest ed immediatamente raccolta da Arquata Futura, la quale ha finanziato quasi l’80% delle spese per gli impianti di sicurezza della Chiesa, necessarie per il rientro di un’opera di tale valore.

Sinergia che ha trovato ulteriormente forza nel fondamentale supporto della Parrocchia di Arquata, del parroco Don Nazzareno Gaspari, della Diocesi di Ascoli Piceno e del Vescovo Mons. Giovanni D’Ercole, che hanno seguito tutto l’iter procedurale formale, oltre che finanziare l’allarme nelle stanze private delle Suore, adiacenti alla Chiesa.

“Siamo da sempre convinti che l’unione e la cooperazione siano un moltiplicatore imprescindibile dei singoli sforzi; il terremoto ci ha insegnato come la condivisione sia una necessità primaria per affrontare difficoltà di tale portata. Allo stesso modo abbiamo sempre creduto che il patrimonio artistico culturale, materiale e immateriale, debba rivestire un ruolo centrale per lo sviluppo del nostro territorio; ancor di più oggi ogni sforzo deve essere fatto. Vogliamo continuare a portare avanti con ancora più convinzione il nostro progetto e contiamo di poterlo fare con un sostegno sempre più vasto delle istituzioni, delle altre associazioni, della comunità” affermano ad Arquata Potest.

 


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