ANCONA – Un momento di apprensione in Consiglio Regionale quando un componente ha dovuto contattare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Marche in merito alla vicenda coronavirus per verificare il suo stato di salute.

Febbricitante, nella serata precedente il consigliere, del quale per ora non riveliamo il nome (verrà sottoposto a tampone nel pomeriggio ma occorrerà del tempo per valutare la sua positività, anche se lui stesso si dice sicuro che si tratti solo di un normale raffreddore) si era curato con una semplice tachipirina, ma prima dell’inizio del consiglio odierno, 3 marzo, ha fatto presente la situazione a Fabrizio Volpini, medico oltre che presidente della Commissione Sanità, il quale l’ha consigliato di contattare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Marche sul coronavirus.

“Sto ancora aspettando, non ho ancora fatto il tampone – dice a Piceno Oggi un po’ prima delle 15 – Ma io sto bene, ho misurato adesso la febbre, ho 36,6°. Siccome ho detto che ieri avevo qualche linea di febbre, Volpini mi ha indicato di chiamare. Come tutti i politici frequento tanta gente e stringo tante mani, anche se so che poi in Regione hanno aperto tutte le porte e hanno mandato via la mia segretaria, non mi sembra questo il modo di affrontare un’emergenza“.

“La seduta non era ancora iniziata, siccome sentivo ancora un po’ di pesantezza del raffreddore per mio scrupolo personale ho spiegato che ieri avevo un po’ di febbre, oggi scomparsa. Quindi ho chiamato il numero verde, mi hanno fatto delle domande e mi hanno chiesto se ero stata in contatto con persone della Lombardia e del Veneto: ho risposto di sì, ad esempio nel mese di febbraio ho partecipato ad una riunione con tutti i consiglieri regionali d’Italia del partito, quindi anche lombardi e veneti” continua.

“Sembra una cosa incredibile, di colpo ho visto che tutti quanti cambiavano. Ho avuto difficoltà a prendere l’auto, un autista non l’ho trovato, un altro autista mi ha fatto sedere dietro. Alla mia segretaria hanno detto di andare via. Mi hanno detto di correre subito a casa perché avrebbero mandato qualcuno a fare il tampone. Io aspetto a casa, adesso, io capisco che c’è l’emergenza ma non va gestita così specialmente da parte di persone che rappresentano le istituzioni non dovrebbero gridare agli untori” continua.

 

 


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