ASCOLI PICENO – I sindaci del cratere sisma della provincia di Ascoli Piceno, in questi giorni impegnati nell’affrontare questa ultima emergenza covid-19, non hanno dimenticato i problemi ancora irrisolti legati alla ricostruzione post sisma centro Italia.

Con una lettera, condivisa da tutti i sindaci del cratere Piceno, essi hanno chiesto a tutti i parlamentari eletti nel territorio regionale e al Ministro alla Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone di trovare nel parlamento una soluzione per la stabilizzazione dei dipendenti, altrimenti a dicembre c’è il rischio di ritrovarsi senza dipendenti per istruire le pratiche di ricostruzione.

Ricostruzione per la quale, ad oggi è stata stimato un tempo di circa vent’anni, senza nuovi interventi di semplificazione e che senza dipendenti potrebbe durarne altri e tanti.

Di seguito la lettera dei sindaci.

“Gentile Ministro, 

Egregi Senatori e Deputati, 

Egregio Coordinatore nazionale Anci terremotate, 

Noi Sindaci del Cratere Piceno, vorremmo sottoporre alla Vostra attenzione un’importante problematica che riguarda il personale assunto nei comuni terremotati, ai sensi dell’articolo 50 bis del Decrelo Legge 189/2016, per far fronte all’emergenza e alla ricostruzione. 

Sono trascorsi più di tre anni dall’assunzione dei primi 350 dipendenti a tempo determinato, cui si sono aggiunti -circa 6 mesi dopo- altri 350 dipendenti, sempre assunti a tempo determinato. L’Ordinanza del Commissario Straordinario per la ricostruzione numero 96 del 1 aprile sblocca l’assunzione di altre 200 unità di personale: ciò a testimonianza dell’indubbia necessità di personale che lavori alla ricostruzione. 

Purtroppo tutte le persone che sinora hanno lavorato a tale scopo nei Comuni e nelle Province sono state assunte a tempo determinato e in molti hanno raggiunto e superato il tetto massimo dei 36 mesi di contratto. Al momento è possibile solo sfruttare una deroga per ulteriori 12 mesi, dopodiché, viste le ridotte – o nulle – capacità assunzionali degli Enti Locali, i rapporti di lavoro dovranno essere interrotti con conseguenze disastrose per la ricostruzione, specialmente nei Comuni più piccoli. 

Si tratta di personale selezionato, nella maggior parte dei casi, mediante apposito concorso pubblico, già formato, ormai esperto, che ha consentito agli Enti di far fronte alle difficoltà connesse all’iniziale emergenza e che, ad oggi, è indispensabile per la continuità del servizio e per seguire la ricostruzione la cui durata è stimata in oltre venti anni. 

Ad oggi, i Comuni possono stabilizzare i dipendenti a tempo determinato solo con risorse finanziarie proprie. Va da sé che, specialmente per i piccoli comuni, si tratta di uno sforzo insostenibile. 

Il rischio è che i dipendenti in scadenza si vedano costretti, loro malgrado, a partecipare a nuovi concorsi e a ricominciare da capo il percorso formativo, in un nuovo posto di lavoro, con un nuovo ambiente lavorativo e un nuovo territorio da conoscere, sempre senza alcuna certezza sul proprio futuro. I Comuni subirebbero danni enormi da questo inutile processo migratorio tra Enti, con interruzione del servizio, perdita del know how e necessità di formare ex novo il personale. 

Con il Decreto Milleproroghe è stato prorogato il termine per le stabilizzazioni ai sensi del Decreto Madia, ma tale meccanismo si scontra con le conclamate difficoltà finanziarie dei piccoli Comuni. 

La necessità di stabilizzare a tempo indeterminato il personale che da oltre tre anni lavora negli uffici sisma dei Comuni terremotati è nota al Commissario Legnini, il quale ci ha recentemente confermato la propria attenzione sul tema e ci ha spiegato che è necessaria una copertura legislativa di competenza del Parlamento. 

Spetta dunque al Parlamento il compito di individuare soluzioni straordinarie, in quanto le soluzioni ordinarie (assunzioni a valere sulle capacità assunzionali degli enti) non sono percorribili: sarebbe auspicabile che vengano individuati al più presto criteri e modalità per stabilizzare il personale già formato, anche attraverso Ministeri e Regioni, prima delle imminenti scadenze contrattuali. 

Alla luce di tutto ciò, chiediamo a Voi, Gentile Ministro e Onorevoli Rappresentanti delle Marche, di trovare una soluzione che possa dare una prospettiva certa a tutti i precari che abbiano maturato 36 mesi di servizio e una prospettiva di un servizio continuo ed efficiente a tutti i Comuni e le Province del Cratere”.


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