ASCOLI PICENO – Il Covid-19 ha fermato il mondo e ha fermato lo sport. Il mondo del calcio ha dovuto stoppare le sue attività e sta facendo i conti tra mancati guadagni e perdite milionarie.

Il calcio dilettantistico però che non vive di diritti tv e sponsor importanti ma è alla base del movimento rischia di perdere tantissime società. Sono stasi sospesi tutti i campionati giovanili FIGC e anche la Primavera femminile.

Il calcio è un fenomeno sociale e da sempre per chi lo ama è qualcosa che va oltre il semplice gioco. Ci accompagna per tutta la vita dai primi calci dati sotto casa ad un pallone o in piazzetta con gli amici fino alle partite ufficiali, da giocatori, allenatori, dirigenti ma anche da semplici tifosi.   Da calciatrice ho voluto raccontare lo sport che più mi appassiona. Il calcio non è solo un gioco è fenomeno sociale e psicologico e scandisce l’esistenza di  un numero immenso di persone in tutto il mondo. Il calcio ha un suo linguaggio, e fa parte della cultura popolare, è un momento per crescere e mettersi in gioco, aiuta a relazionarsi e socializzare, a vivere in gruppo e condividere, ad aiutare i compagni e spingersi oltre i propri limiti. Ecco perché in questa pausa forzata dagli sport, lo sportivo e il calciatore di qualsiasi livello si sente espropriato di qualcosa che va oltre il semplice gioco.

La Lega Nazionale Dilettanti gestisce tutti i campionati partendo dalla serie D, il settore  Femminile, il Beach soccer, i campionati regionali e le attività di rappresentativa. E così proprio perché il calcio è universale e non ha confini, per parlare di cosa rappresenta per chi  lo vive, ecco il parere della psicologa dello sport Barbara Rossi, di Fulvio Fiorin ex allenatore dell’Ascoli Calcio, di mister Oliviero Di Lorenzo allenatore della Sambenedettese Beach Soccer, di Dudu Lini, giocatore e allenatore di calcio a 5 e di Angela Iannotta ex calciatrice anche campione del mondo e allenatrice di calcio femminile, il calcio in tutte le sue forme.

Barbara Rossi, Psicologa dello sport, fondatrice del Centro Regionale di Psicologia dello Sport, con sede a Macerata, lavora da sempre anche nel calcio e collabora con il Settore Tecnico FIGC di Coverciano.  La dottoressa Rossi ci racconta come il benessere psicofisico sia a rischio in questo momento di quarantena forzata:

Pallone da calcio (foto Chiara Poli)

Il movimento è prescritto da tutti medici di qualunque genere,  è fondamentale, ma stare chiusi in casa ora è indispensabile per l’emergenza. Ci sono però delle situazioni e casi di persone che hanno un necessario bisogno di movimento tanto che in questo periodo sono aumentati i casi di chiamate ai TSO come nella zona di Torino. Chi fa sport capisce che la salute delle persone dipende dal fattore del movimento. Stesso discorso per i ragazzi che fanno sport e calcio. Lo sport è importante per mantenere un equilibrio psico fisico e laddove lo sport è indispensabile per la salute la chiusura a casa ha creato difficoltà. La speranza è che questa pausa abbia fatto trovare gli stimoli agli istruttori e allenatori per migliorare e dare ai giovani un livello più altro di insegnamento, istruttori competenti.
Stanno crescendo molto i casi di depressione,
la gestione emotiva nei ragazzi e bambini, con patologie come l’autismo o legate al sistema nervoso dovuto a stili di vita sedentari e abuso di tecnologia, sono aumentati. I problemi che c’erano prima e che si stanno evidenziando e solo lo sport può aiutare. La mia speranza è che sia l’occasione per  creare alleanze educative tra gli istruttori, insegnanti e genitori. Chi sta nel settore lo sa che le criticità sono in aumento, il covid-19 ha creato stress maggiori ma può diventare un momento di riflessione su come cambiare il sistema per ripartire.  Come psicologi abbiamo lanciato l’appello per utilizzare questo periodo come momento per fare un salto di qualità, l’invito è arrivato e spero che venga raccolto. Come dico sempre, i bambini non hanno problemi, i bambini hanno bisogni. Fermarci ci serve per riflettere.”

 

Sulla stessa linea l’ex allenatore dell’Ascoli Calcio nel campionato di serie B nella stagione 2017/18, Fulvio Fiorin, che ha vissuto il Covid-19 da vicino con la perdita del padre e ci spiega l’importanza del calcio per i giovani.  Nella sua lunga carriera ha allenato il settore giovanile del Monza e del Milan attualmente è allenatore del Milano City FC, club militante in Serie D:

 

Mi sembra opportuno, per la situazione che stiamo vivendo, aver sospeso definitivamente i campionati giovanili. La salute viene prima di ogni altra priorità. Chiaramente i giovani sono quelli che rischiano meno in questa epidemia, ma intorno a loro si muovono tanti adulti che metterebbero a rischio la salute e la ripresa potrebbe incentivare il contagio. Non succede nulla se non si concludono i campionati per determinare i “vincenti”, poiché in un calcio formativo l’obiettivo non è la vittoria. Infatti, il risultato sportivo è solo la conseguenza eventuale del processo di crescita e miglioramento del giovane atleta.
Lo sport in generale se inteso in questo senso, forma competenze generale e trasversali nei ragazzi, che servono nella vita di ogni giorno per dimostrare di essere persone migliori. Anche questa sospensione deve essere un’opportunità per crescere e dimostrare il vero senso dell’attività sportiva. In particolare, il calcio che è lo sport nazionale e muove socialmente la maggior parte dei giovani, deve dare l’esempio. Il calcio dei giovani non può e non deve essere quello dei grandi, ma anzi, deve far si che il calcio ad altissimo livello potrà essere nel futuro, sempre migliore, grazie proprio alle nuove generazioni di calciatori. Il calcio a livello sociale, nella relazione, nella formazione di un’intelligenza emotiva equilibrata, se proposto con le giuste metodologie, è molto efficace. Tralasciando le competenze specifiche che il calcio sviluppa, è importante indicare invece quelle competenze generali e trasversali dell’area sociale, che nel praticare questo sport i ragazzi migliorano in modo progressivo: dal rispetto delle regole a quello delle persone, dall’amicizia all’integrazione, dalla comprensione alla tolleranza, dalla collaborazione alla solidarietà, dalla comunicazione alla relazione, da essere follower a passare leader a e viceversa. Si potrebbe continuare nelle aree di competenze individuali e specifiche, come la fiducia in sé stessi, la resilienza, la capacità di scelta, la lettura della situazione e via di seguito. Le competenze che si formano attraverso la proposta di un calcio formativo che riguardano il “saper fare” agiscono sull’ “essere” e sul “valore” del giovane atleta. Speriamo di riprendere velocemente gli allenamenti e che, in questo periodo di riflessione forzata, gli allenatori/formatori dei settori giovanili si aggiornino e migliorino metodologie e strategie d’intervento, riconoscendo la grande responsabilità che hanno nel “fare” e nel “far fare” calcio.”

 

Oliviero Di Lorenzo, allenatore della Sambenedettese Beach Soccer, avrebbe dovuto guidare la formazione maschile e femminile, in estate sia nelle tappe del campionato sia nella Euro Winner’s Cup, la Champions’League del Beach soccer:

“Penso che, essendo il calcio lo sport più diffuso la sua sospensione ( ma penso per il calcio dilettantistico) la fine della stagione  ci sia una perdita di riferimenti. Per gli atleti sempre impegnati sia negli allenamenti che nelle gare agonistiche ma anche solo nella socializzazione che il gruppo da a livello emotivo, c’è una tristezza e un grande vuoto dentro. Correre dietro un pallone è’ bello ma il legame dei giocatori, il vivere insieme, lottare per raggiungere un risultato gratifica il nostro essere e la nostra vita. Il Beach soccer purtroppo pagherà questa situazione, sarà improbabile che si terranno le manifestazioni in programma sia nazionale ma soprattutto quelle internazionali come la Euro Winners Cup e anche qui a pagarne le spese a livello emotivo saranno non solo gli atleti i dirigenti lo staff  ma anche e soprattutto i tifosi che seguono  con amore e passione le varie squadre. Di solito sono un’ottimista eterno sognatore ma in questa situazione penso che sarà una bella partita da giocare ma passerà un po’ di tempo per ottenere la vittoria.”

Il nostro territorio ospita anche campioni internazionali del calcio a 5 e del calcio femminile, e proprio a loro abbiamo chiesto un parere da allenatori ed giocatori, sulla sfera sociale del calcio in Italia e nel resto del mondo.

 

L’allenatore e noto giocatore di Calcio a 5il brasiliano Eduardo David Lini Neto, conosciuto come Dudu,  è anche allenatore nel settore giovanile futsal del Grottammare e ci racconta come sta vivendo il momento sia da giocatore che da allenatore:

La situazione che stiamo vivendo è molto difficile da gestire, per noi allenatori/giocatori e dirigenti, e credo che le federazioni dovranno dare una grossa mano a tutte le società e di conseguenza a noi e giovani/bambini. Sappiamo che il futsal non viene valorizzato come doveva essere, in nessuna parte del mondo, anche il calcio 11 a livelli più bassi. Purtroppo avremo problemi nel futuro e per i bambini sarà molto difficile recuperare tutto il tempo in cui sono dovuti stare fermi, e quando tutto tornerà alla normalità dovremmo essere bravi a trovare una soluzione o una metodologia durante la stagione senza saltare le tappe di formazione. Il nostro lavoro è molto importante nella loro crescita. il nostro compito è farli crescere in tanti aspetti, tutti importanti e legati tra di loro (psicologici, fisici/motori, tecnico e tattico) e nel 100% del tempo facendo divertire. Per quanto riguarda come fattore sociale, il calcio, o qualsiasi sport deve deve stare presente nella crescita dei bambini, più sport fanno più esperienze motorie/cognitive avranno, non esisterà mai una zona di conforto e la crescita sarà garantita. Il peso che il calcio ha come fattore sociale è enorme, sia in Italia che in Brasile, dobbiamo sfruttare il meglio questo sport, partendo da chi sarà protagonista nel futuro, i bambini, diventando o no un professionista.”

 

Chiudiamo con il calcio femminile con le dichiarazioni di Angela Iannotta, vincitrice del  Mondiale Usa ’95 con la sua Australia, dopo aver giocato anche in Giappone ha chiuso la sua carriera ad Ascoli Piceno giocando e allenando la Picenum Calcio femminile in serie A e in serie B:

Un giornalista chiede alla teologa tedesca Dorothee Solle “ come spiegherebbe a un bambino la felicità? .Non glielo spiegherei rispose, gli darei un pallone per farlo felice “. Da questo pensiero parte la mia visione del calcio , è felicità nel volto di chi lo ama e bisogna dire che nel mondo lo amiamo in tanti. Si socializza velocemente basta andare in qualsiasi parco. Diciamo che in Australia dove sono cresciuta ci sono tanti parchi da un pallone e da un bimbo si diventa velocemente tre quattro cinque etc e vai che si comincia una bella partita fatta con porte improvvisate urla e sogni di bambini. Realtà sicuramente più presente nella cultura europea e italiana che australiana. Il mio è un amore inspiegabile una passione eterna un sogno da raggiungere che mi ha portato lontano lontano da casa ma li è nato in Australia dove il calcio femminile è amato e oggi è in grande sviluppo con 150.000 tesserate (26.000 circa in Italia), ho viaggiato in tutto il mondo con la nazionale Australiana e ho constatato che il calcio condiziona diversi aspetti della nostra società. Il calcio è un fenomeno che coinvolge comunità intere, una valvola di sfogo e di evasione dalla vita quotidiana, una distrazione da problemi quotidiani collettivi e individuali. In questo periodo di assoluta incertezza dove la maggior parte della popolazione mondiale è  in lockdown il calcio probabilmente sarebbe stato utile come valvola di sfogo ma a mancare e soprattutto il calcio vero quello dei ragazzi delle giovanile e quello delle ragazze che vivono per l’allenamento per le partite e vedere di non poter neanche allenarti se non in piccoli spazi credo che possa portare a momenti di depressione momentanea. In Italia ora è tutto rinviato alla prossima stagione, .in Australia probabilmente ricomincerà con la prossima stagione ovviamente ciò crea tristezza ma bisogna pensare che si ritornerà con ancora più voglia perché chi ha il calcio nel DNA non perde la passione….Stay strong!

E come scrisse Jorge Luis Borges:

Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio.

 


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