ASCOLI PICENO – Non possiamo, e anzi dobbiamo, continuare ad occuparci del Covid Fiera Hospital in fase di realizzazione a Civitanova. Non fosse altro che nonostante un invito ufficiale recapitato via mail e un successivo contatto con portavoce e portaborse, non abbiamo ricevuto neppure una risposta di diniego ufficiale alla nostra richiesta di videoconfronto.
Eppure avevamo lasciati liberi il presidente della Regione Luca Ceriscioli, la sua vice Anna Casini e l’assessore alla Protezione Civile Angelo Sciapichetti di scegliere ora e giorno, dalla mezzanotte alla mezzanotte. Niente, non c’è stato il tempo di rispondere alle nostre domande né a quelle del dottor Claudio Maria Maffei. Quando all’Ordine dei Cavalieri di Malta, loro parleranno a cose fatte, intanto però hanno messo su una struttura di comunicazione degna dei 12 milioni necessari per la realizzazione del Fiera Hospital.

Eppure i nostri articoli qualche dubbio, a donne e uomini di media intelligenza, farebbero venire. Tutto smentibile, certo: purché lo si faccia, si citino numeri, documenti, previsioni che nessuno, invece, mostra mai.

Di seguito un post di Claudio Maria Maffei.

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Fiera Hospital: la politica segua i consigli del grande Gianni Brera

Non oso pensare che chi legge non conosca Gianni Brera. Nella malaugurata ipotesi che non lo conosca e appartenga a “quelli che il calcio io non so nemmeno chi è Ronaldo”, Gianni Brera è stato una grande persona, un grande uomo di cultura e il più grande giornalista sportivo italiano di sempre. A lui si debbono moltissime espressioni entrate nel gergo non solo sportivo (l’abatino Gianni Rivera, questa non la spiego), tra cui una oggi ci viene bene: difendere la sconfitta. Sembra un gioco di parole (vabbè diciamolo, anche se così rivelerò la mia profonda vena di radical chic: un ossimoro), ma è un utilissimo consiglio. Se perdi cerca almeno di salvare la faccia. Sempre meglio perdere 2 a 0 che non 5 a 0 con gli spettatori che fischiano e lasciano lo stadio a metà del secondo tempo.

Ecco, col Fiera Hospital la politica (ma, forse, non solo lei) sta perdendo malamente. Una struttura che doveva salvare vite (il famoso picco epidemico di metà aprile) rischia adesso addirittura di metterle a repentaglio (col trasferimento in Fiera di pazienti trasferiti da rianimazioni vere).

E allora con sano pragmatismo (di cui di solito anche la politica è capace) Ceriscioli e chi a vario titolo lo sostiene (tecnici a supporto inclusi) cambino ancora una volta, ma stavolta in modo esplicito e definitivo, “racconto” e facciano diventare questo FH una risorsa di sistema per eventuali imprevedibili, ma comunque possibili, (ri)emergenze epidemiche. Quindi il racconto iniziale (arriva l’ondata e ci serve una struttura temporanea in più che ci aiuti a reggerla) diventato un’altra cosa (dobbiamo svuotare le rianimazioni degli ospedali per rifarli funzionare) diventi finalmente l’ultimo racconto dal titolo “Anche vuoto ci servirà”. Ci sforzeremo di considerarlo un percorso “quasi” normale.

Si tratta ora di adattare a questo ruolo la struttura, ma servono altre cose per rendere la sconfitta almeno dignitosa.

La prima è prendere la distanze da Bertolaso che solo ieri ha detto che la struttura sarà completata entro il 10 maggio. Il che vorrà dire che al momento in cui la struttura sarà operativa verosimilmente le Terapie Intensive degli Ospedali “veri” non ne avranno più bisogno, ammesso che ne abbiano mai avuto di una struttura così. Ieri i ricoveri in terapia intensiva di pazienti infetti erano 52 e due settimane fa (il 16) erano 102. Questa è meno che matematica, siamo alle astine e tondini.

La seconda è preparare un progetto serio per il potenziamento delle terapie intensive degli ospedali pubblici che il livello centrale impone e finanzia (circa il 50% di posti letto in più) tenendo presente che è un atto programmatorio importantissimo perché sancisce in modo quasi definitivo il ruolo dei diversi ospedali.

La terza è fare una riflessione interna su come tutto ciò sia stato possibile. Una vicenda come questa rivela forti criticità in una serie di nodi di sistema: il Presidente, la Giunta, la IV Commissione, il Coordinamento degli Enti (il coordinamento tra le direzioni regionali e aziendali) e il Gores. La tentazione di far finta che tutto quello che è successo sia normale sarà forte. Ma non analizzare quelle criticità vuol dire che a perdere 5 a 0 non sarà solo la politica, ma tutto il sistema complessivo di governo della sanità marchigiana. Anche se nel dopo partita dirà “quel rigore però non c’era e il risultato ci penalizza”.


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