ASCOLI PICENO – Non si placa anzi sale di tono lo scambio di accuse tra Confindustria e sindacati, in particolare la Cgil sul versante piceno, in merito alle regole per la riapertura delle aziende dopo il lockdown a causa del coronavirus.

Di seguito una nuova risposta di Simone Mariani, presidente Confindustria Centro Adriatico Ascoli-Fermo. Qui il link alla precedente comunicazione di Cgil.

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La prima regola delle relazioni sindacali è che non si sceglie l’interlocutore dall’altra parte del tavolo, ed è per rispetto di questa regola che mi accingo a rispondere ai signori Paolo Virgili e Antonio Mircoli “coordinatori provinciali della Cgil”, di cui la mia associazione e le aziende che rappresento non hanno memoria.

Il tema del rapporto tra responsabilità delle imprese e contagio non è certo una mia invenzione, essendo una criticità da tempo rappresentata da Confindustria nazionale al Governo.

Spero che aver tacciato il mio intervento come un “voler mettere le mani avanti” sia frutto dell’opinione di persone ignoranti le nostre realtà industriali, piuttosto che di una malcelata posizione dell’organizzazione sindacale a cui fanno capo.

L’applicazione delle misure del protocollo costituisce certo un costo per le aziende, che si aggiunge alle problematiche non solo produttive ma anche economico-finanziarie, con cui il sistema industriale sta facendo i conti: crollo dei consumi, perdita dei mercati, crisi di liquidità, ripresa inesistente e bassi livelli di produttività, ma è pura illazione e propaganda denigratoria sostenere che le aziende vogliano “socializzare” il rischio da contagio.

Come è del tutto fuori luogo tirare in ballo i dati su infortuni e morti sul lavoro, che nulla hanno a che vedere con la situazione di emergenza contingente, a meno che il richiamo non faccia ancora parte di un gratuito intento denigratorio.

Nessuno più delle aziende tiene alla salute dei propri lavoratori, è una vergogna quello che è stato scritto.

Questi signori non hanno capito che i problemi che il nostro Paese ha di fronte hanno bisogno di un approfondimento serio che non può essere fatto con le ideologie ed i proclami; non si tratta di salvare gli imprenditori, ma di garantire la sopravvivenza delle imprese per garantire la sopravvivenza del nostro sistema economico.

Ed è vergognoso che certe considerazioni provengano da rappresentanti di una organizzazione sindacale, che dovrebbe avere a cuore il destino di lavoratori ed imprese.

Quindi il mio invito, stavolta non solo agli occasionali interlocutori, ma anche e soprattutto all’organizzazione di cui fanno parte, è di recedere da esternazioni e comportamenti ideologici, che francamente rispetto alla tragicità dell’emergenza trovo gravi ed irresponsabili.

Trovo scandaloso che ancora oggi qualcuno all’interno di una organizzazione sindacale possa avere posizioni come quelle che sono state pubblicamente rappresentate.


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