ANCONA – Dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ancona arriva il resoconto dell’importante blitz compiuto dalle prime ore del 27 luglio.

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Marche, dodici arresti per riciclaggio: “Volevano aiuti per emergenza Covid”

Oltre 200 finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ancona, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, del Gruppo di Fermo e della Compagnia di Civitanova Marche hanno dato esecuzione a dodici ordinanze di applicazione della misura di custodia cautelare di cui nove in carcere emesse dal Gip presso il Tribunale di Ancona, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, e tre ai domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale di Ascoli Piceno su istanza della locale Procura della Repubblica.

Tali soggetti sono indagati, unitamente a ben altre 132 persone, per i reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio.

Di seguito il comunicato integrale diffuso dalle Fiamme Gialle di Ancona.

L’odierno provvedimento scaturisce da una ampia attività di indagine – denominata operazione “BACKGROUND” – partita nel 2017 – sotto il coordinamento della predetta D.D.A. di Ancona e sviluppata dalle Fiamme Gialle che sono riuscite a ricondurre a sistema numerosi elementi acquisiti partendo da una segnalazione di carattere finanziario della Direzione Nazionale Antimafia assieme a preziosi elementi acquisiti nel corso di verifiche e controlli fiscali.

L’operatività finanziaria segnalata era caratterizzata da un ingente flusso di denaro “travasato” da conti correnti bancari e/o postali riferibili a società di capitali su rapporti bancari e/o postali riconducibili a persone fisiche, titolari di ditte individuali, che provvedevano, contestualmente e per importi pari agli accrediti ricevuti, al prelievo in contanti.

Le complesse indagini sviluppate, tra l’altro, mediante l’esecuzione di attività tecnica e attraverso l’analisi di migliaia di flussi finanziari, hanno consentito di acquisire concreti elementi circa l’esistenza di una associazione per delinquere radicata, quantomeno dal 2014, in tutta la Regione Marche, che ha gestito, di fatto, 90 aziende, tra società di capitali e imprese individuali, attraverso le quali sono state emesse fatture per operazioni inesistenti, per un ammontare complessivo di circa 130 milioni di euro – oggetto di specifici approfondimenti finanziari – a favore di “clienti” operanti in numerose Regioni, tra le quali, Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Abruzzo oltre, naturalmente, le Marche.

Le evidenze acquisite emerse hanno, infatti, permesso di lumeggiare gli ambiti in cui, attraverso l’uso di un complesso e articolato coacervo di cointeressenze esistenti fra persone fisiche e giuridiche, con ramificazioni anche in stati esteri, risulta operare un’associazione per delinquere dedita alla commissione di svariati delitti.

E’ lo stesso dominus del sodalizio (un 46enne del Fermano) che afferma: “”””…omissis…NO MA TANTO LA FINANZA SU QUELLA MIA….CIOE’ CON ME NON CE LA FA PERCHE’ HO 50 AZIENDE ….TUTTE COLLEGATE…TUTTO UN MISCUGLIO CHE SEMBRA…CHE PER TROVARE UNA FESSURA CI VOGLIONO 20 ANNI…CI VOGLIONO 20 ANNI ALLA FINANZA PER TROVARE UNA FESSURA….CAPITO….omissis…”.

Tale network societario è stato pensato, allestito e organizzato in maniera da garantire al sodalizio, che lo ha di fatto gestito, plurime forme di guadagno attraverso la commissione di illeciti individuabili nelle fattispecie rappresentate dal riciclaggio, auto-riciclaggio, bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, truffa ai danni dello Stato e reati tributari.

Si tratta di una organizzazione per delinquere che annovera, tra i suoi principali promotori, organizzatori ed esecutori, soggetti connotati da plurimi precedenti penali specifici e persino un soggetto più volte “indiziato” di appartenere ad ambienti della malavita organizzata siciliana e campana.

L’illecito schema delittuoso ha previsto l’utilizzo strumentale di una pluralità di soggetti giuridici (società e ditte individuali), nel tempo sostituiti da nuovi, attraverso i quali emettere fatture per operazioni inesistenti a favore di soggetti terzi che, in questo modo, usufruiscono del duplice vantaggio costituito, prima facie, dalla possibilità di utilizzare costi fittizi per la determinazione del reddito d’impresa e del credito Iva, oltreché vedersi restituire il denaro pagato, a fronte delle fatture false ricevute, dopo che questo, attraverso un rodato sistema di transazioni bancarie, viene in ultimo prelevato in contanti dai titolari delle ditte individuali asserviti agli interessi dei membri dell’associazione.

L’organizzazione poteva, inoltre, contare di una consolidata base operativa anche all’estero dove venivano fatti confluire i “profitti” conseguiti dall’attuazione dell’illecito schema delittuoso. Tra i Paesi individuati, quasi tutti dell’Europa dell’Est ad eccezione del Delaware (U.S.A.), vi sono l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Romania, la Slovacchia, la Bulgaria, la Lituania e la Moldavia.

Sono di assoluto rilievo gli elementi acquisiti dalle Fiamme Gialle nel corso di alcune intercettazioni nelle quali il citato dominus dell’associazione a delinquere ha evidenziato chiaramente l’intento di utilizzare le sue numerose società di comodo per avanzare richieste per usufruire delle agevolazioni e delle misure a sostegno dell’economia stanziate a seguito emergenza Covid-19 per centinaia di migliaia di euro, sfruttando i falsi volumi d’affari generati in passato da tali imprese.

In particolare è illuminante il testo di alcune conversazioni intercorse tra gli indagati che, di seguito, si riportano in stralcio:

“”””””””
Soggetto A: “tu stai portando avanti anche i finanziamenti del decreto?

Dominus: “sì sì, stiamo lavorando mattina e sera su questo!”…. “poi dopo io volevo fare la pratica, perché lo sto facendo per tutte le aziende”… “””””””

Solo grazie all’intervento odierno dei finanzieri tale progetto criminale non ha avuto concreta realizzazione.

Uno dei filoni della complessa operazione di servizio, nell’ambito della quale sono state seguite le tracce di ben centotrenta milioni di euro, riguarda, in particolare, le condotte penalmente rilevanti di bancarotta fraudolenta derivanti dal fallimento di sette società, operanti nel settore commerciale delle pelli e delle materie plastiche con sede nelle Marche, in Emilia Romagna, nel Lazio e in Lombardia, utilizzate dal sodalizio.

I fondi incassati da queste ultime, a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti, sono stati progressivamente distratti a favore di altre ditte individuali, intestate a prestanome, lasciando le stesse prive delle risorse economiche necessarie per assolvere gli obblighi tributari e, quindi, “abbandonate” dopo essere state utilizzate per un ristretto arco temporale. Tali fatti sono oggetto specifico delle misure cautelari eseguite in data odierna. La somma distratta dalle società fallite ammonta a complessivi quindici milioni e mezzo di euro, mentre ammonta a complessivi ventisei milioni di euro l’ammontare di denaro riciclato.

Uno dei destinatari delle misure degli arresti domiciliari, disposti dal Gip di Ascoli Piceno, è un appartenente al Corpo, all’epoca dei fatti contestati in servizio a Fermo, che avrebbe rivelato a un indagato notizie sull’esistenza del procedimento penale in corso. “Da un anno il militare è stato trasferito ad altra sede” affermano dal Comando fermano.

L’intera operatività del sistema fraudolento si basava, come detto, sulla disponibilità di denaro contante utilizzato per favorire la restituzione delle somme di denaro agli utilizzatori delle fatture false, al netto di una “commissione” trattenuta per i servizi prestati.
Risorse finanziarie, accumulate nel tempo dal network criminale, che, avvalendosi anche di un commercialista radiato (nei cui confronti è stata disposta la misura cautelare personale del carcere), sono state impiegate oltre che per alimentare e reiterare le condotte delittuose riscontrate, anche per un reimpiego in attività lecite che, attraverso un percorso articolato, hanno garantito ai componenti del sodalizio introiti derivanti da settori commerciali ormai non più riconducibili alle attività illecite scoperte.

Contestualmente all’esecuzione delle predette misure cautelari personali, i finanzieri sono impiegati nell’esecuzione di circa 80 perquisizioni al fine di acquisire ulteriori fonti di prova utili alle indagini. L’operazione di servizio in argomento rappresenta un chiaro esempio dell’impegno profuso dalla Guardia di Finanza, sotto l’egida dell’Autorità Giudiziaria, al fine di contrastare le infiltrazioni della criminalità nel tessuto socio economico locale.


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