ASCOLI PICENO  – Storicamente le olive ascolane DOP, per come le conosciamo oggi, ripiene di carne, formaggio e spezie, nascono attorno alla metà dell’ottocento come rivisitazione di una ricetta più antica dei monaci olivetani che le riempirono originariamente di verdure ed erbe aromatiche.

Nel corso del ‘900 la ricetta divenne molto popolare presso le famiglie ascolane di ogni ceto sociale, tanto che ognuna custodisce ancora oggi gelosamente segreti e piccole varianti, affermandosi come un sontuoso secondo piatto per le occasioni speciali: matrimoni, compleanni, festività religiose.

Nell’agosto 1985 a Zé Migliori venne in mente di renderle ancora più accessibili, e organizzò durante il ponte di Quintana e festa patronale di Sant’Emidio (rispettivamente i giorni 4 e 5 del mese) una bancarella in stile medievale all’aperto, sotto le logge del comune di Ascoli Piceno, a Piazza Arringo.

Zé si rese subito conto dell’entusiasmo che generò poter mangiare le olive ascolane in semplicità, addirittura mentre si passeggiava per la piazza. “Gli ridevano gli occhi” è la sua osservazione preferita per descrivere lo stato d’animo degli avventori.

Nell’agosto 1985 la gastronomia Migliori era ancora in costruzione, verrà inaugurata solo nel fine ottobre successivo, ma questo fortunato esperimento si rivelò cruciale per il destino di tutta l’azienda che adesso vanta 12 collaboratori fra gastronomia e laboratorio fra cui Marinella Migliori, musa ispiratrice fin dall’episodio della bancarella del 1985, e il figlio Augusto, per una tradizione di azienda a conduzione familiare cominciata a metà dell’ottocento e che sembra destinata a far parlare ancora di se in futuro, fra cartocci di olive e valorizzazione della cultura e tradizione gastronomica locale.


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