ASCOLI PICENO – La Confagricoltura ha lavorato in questi ultimi tempi tantissimo per la valorizzazione dei prodotti piceni grazie al sostegno finanziario della Camera di Commercio della Regione Marche, a partire dal Tuber malanosporum raggiungendo con l’Associazione Tartuficoltori di Roccafluvione la Certificazione del marchio collettivo europeo del “Tartufo nero pregiato di Roccafluvione”. Da un anno la Confagricoltura Ascoli-Fermo sta lavorando per promuovere lo sviluppo della castanicoltura e della conservazione del castagneto nella provincia di Ascoli Piceno e Fermo. Con questo obiettivo sono stati realizzati in bosco con tutte le difficoltà del momento dei convegni direttamente in castagneto finalizzati a promuovere ed a evidenziare le problematiche del settore, sia tecniche che socio-economiche.

Nell’occasione è stato stampato il libro “Gestione della castanicoltura nello sviluppo del territorio montano piceno”. Si tratta del primo e più importante studio degli ultimi anni finanziato dalla Camera di Commercio delle Marche in collaborazione con la Confagricoltura Marche e Confagricoltura Servizi Picena. La presentazione del 18 dicembre prevista in bosco è stata rimandata per ovvi motivi di sicurezza e problematiche legate all’incertezza delle condizioni meteoriche del periodo. Il responsabile dell’ambizioso progetto, il Dottore forestale Emiliano Pompei Presidente della Confagricoltura Servizi Ascoli Piceno-Fermo si ripromette nella primavera 2021 di riproporre un convegno in presenza e con tutte le personalità del settore.

Lo studio è stato realizzato dal Dottore forestale Emiliano Pompei e dal Dottore agronomo Tommaso Ciriaci responsabile dell’Area Tecnica Confagricoltura Ascoli Piceno-Fermo. Sono stati Partner e stakeholder dei diversi appuntamenti i Comuni dove si sono svolti i convegni all’aperto e l’Istituto d’Istruzione Superiore Celso Ulpiani di Ascoli Piceno (Istituto Agrario) che collabora attivamente in molti progetti con la Confagricoltura Ascoli-Fermo.

I territori dell’alto ascolano nei Comuni di Montegallo, Arquata del Tronto, Acquasanta Terme, Roccafluvione sono caratterizzati dalla plurisecolare presenza del castagneto da frutto, sia esso marrone che castagna dolce. “Oggi la castanicoltura – fanno sapere gli organizzatori – può tornare a rivestire un ruolo importante per lo sviluppo della montagna. E’ necessario, però, accompagnarne lo sviluppo lungo nuove strade, in grado di condurre all’accesso ai mercati e conquistare un consumatore attento, che sappia esaltare la qualità di questo frutto, la ricchezza paesaggistica ed ambientale che testimonia, i valori dell’antica tradizione di questi luoghi di cui si fa simbolo”.

I castagneti da frutto, infatti, sono considerati elementi fondamentali del paesaggio ad elevata biodiversità agraria e naturalistica, componente essenziale del patrimonio culturale e storico; tali aree castanicole hanno, oggi, anche una funzione turistico-ricettiva. In particolare i castagneti nella Regione Marche vengono distinti di tre tipologie: castagneti da frutto in attualità di coltura, sottoposto alle ordinarie cure colturali e a pratiche agronomiche continuative e ricorrenti aventi cadenza almeno annuale; castagneti da frutto coltivati, ma non in attualità di coltura, per l’assenza di una o più delle caratteristiche sopra riportate; castagneti da frutto abbandonati: castagneti da frutto che non sono sottoposti a cure colturali, spesso invasi da altre specie arboree ed arbustive, in cui al limite, viene effettuata solo la raccolta delle castagne.

“La componente abbandonata – proseguono gli organizzatori – purtroppo prevale sulle altre a seguito delle problematiche croniche delle aree interne montane quali: spopolamento, parcellizzazione della proprietà privata, mancanza di infrastrutture, territori gravati da numerosi vincoli ambientali”. La Confagricoltura Marche intende dunque valorizzare un patrimonio regionale castanicolo, esclusivo della Provincia di Ascoli e Fermo favorendo il recupero, associando le forze di chi vive e coltiva nei territori vocati e chi li coltiva solamente, creando un indotto fino alla promozione della filiera corta del castagno.

La castanicoltura era un tempo fulcro delle attività economiche locali, oggi, invece, si trova in una situazione di marginalità, che non offre elementi utili per l’avvio di un vero e proprio sistema produttivo specifico. Da fulcro della vita quotidiana per ampie fasce di popolazione la castagna è stata progressivamente relegata a forme evocative nel contesto di sagre popolari, e tentativi ammirevoli di mantenere in vita un territorio che ancora devono riprendersi dal sisma 2016.


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