ASCOLI PICENO – Di seguito una nota stampa firmata da Legambiente Ascoli Piceno, Comitato Tutela del Bretta, Comitato Ci Rifiutiamo, Comitato Ascolto e Partecipazione. 

Dall’analisi del Documento programmatico Ciip Spa 2020, dall’analisi delle precisazioni Ciip Spa del  27 novembre 2020 in risposta alla precedente nota della Provincia, e dalla lettura di recenti notizie apparse  sulla stampa locale, emergono diversi dubbi e preoccupazioni in riferimento agli scenari configurati dal  gestore del Servizio Idrico Integrato

La complessa situazione territoriale di carenza di flussi idrici di sorgente dovuta agli eventi sismici del 2016 e al cambiamento climatico in atto non può che far riflettere e ci spinge ad approfondire il tema  dell’utilizzo più razionale e al contempo il tema del riutilizzo della risorsa idrica. Leggendo i  documenti prodotti dalla Ciip non abbiamo trovato nulla in merito al riutilizzo delle acque reflue depurate per uso non potabile e alla realizzazione di reti duali, una strategia che – se adottata con  convinzione – comporterebbe un risparmio notevole della preziosa risorsa idrica destinata all’uso potabile. 

Riteniamo che la Ciip Spa, quale eccellenza del territorio della parte Sud delle Marche e in qualità di ente gestore di carattere pubblico, debba fare tutto il possibile per mitigare la crisi idrica tenendo conto della massimizzazione del recupero della risorsa tanto quanto della ottimizzazione della depurazione.

La logica del conferimento dei fanghi in discarica, ben evidenziata anche nella risposta alla nota della  Provincia, non solo è ormai ampiamente superata, ma è anche in contrasto con le norme europee.  L’Unione Europea vieta infatti il conferimento degli scarti organici in discarica, e di questi scarti fanno  parte anche i reflui civili, che in un prossimo futuro non potranno in alcun modo essere conferiti in  discarica.

Pertanto la ricerca di un sito di smaltimento, per di più di lunga durata, appare in contrasto con l’orientamento espresso nel Documento Programmatico dalla stessa Ciip Spa, che da un lato ritiene  di perseguire la strada della digestione anaerobica, dall’altro programma un investimento per l’acquisto di una vasca in una discarica. A questo proposito, chiediamo di poter visionare lo studio di fattibilità dell’investimento proposto per l’acquisizione di una vasca di discarica nell’Alta Valle del Bretta, nel  Comune di Ascoli Piceno e dell’operazione di costituzione della Rete con il Gestore Asite di Fermo, accordo che prevede tra l’altro la realizzazione di una filiera di produzione di gessi di defecazione presso il Depuratore Civile Brodolini di San Benedetto del Tronto.

A causa delle criticità dovute all’accumulo al suolo di inquinanti pericolosi, non è possibile – a nostro modesto parere – annoverare  tra le buone pratiche la produzione di gessi di defecazione. Infatti la produzione di gessi da fanghi di  defecazione non è compatibile con la vocazione agricola di carattere tradizionale, con la filiera di  produzione biologica che caratterizza il nostro territorio, che va con ogni sforzo mantenuta e  preservata, in quanto rappresenta uno dei pochi settori economici che non ha ancora espresso tutte le  sue potenzialità.

Non sarebbe più ragionevole allora realizzare un impianto di digestione anaerobica in proprio, eliminando alla radice il problema dello smaltimento dei fanghi e utilizzandoli al meglio per  la produzione di biogas e di digestato, senza produrre percolato che dovrà poi essere smaltito in  appositi impianti con ulteriore aggravio dei costi? 

Ricordiamo che la Provincia di Ascoli Piceno è ancora in attesa di un Piano d’Ambito che individui  l’impiantistica necessaria al completamento del ciclo dei rifiuti, quantificando il fabbisogno e  individuando eventuali siti di smaltimento.

Riteniamo che una gestione dei rifiuti che possa definirsi  sostenibile debba essere effettuata in prossimità del luogo di produzione degli stessi, al fine di abbattere l’inquinamento derivante dalla movimentazione di camion e al fine di abbattere i costi di trasporto da  una Provincia all’altra. Riteniamo che i Piani d’Ambito debbano giungere quanto prima all’auto-sufficienza impiantistica territoriale e che lo stesso discorso debba valere anche nell’ambito della  gestione dei rifiuti liquidi urbani. 

 


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